venerdì 29 marzo 2019

Lettera a Ulisse

L' Epica è narrazione della vita di eroi e delle loro gesta: avventure caratterizzanti i personaggi, atti fondativi.

Ai miei tempi l’epica era materia scolastica: alla scuola media si leggeva in seconda l’Iliade e in terza l’Odissea, e in prima liceo l’Eneide, che poi sarebbe stata ripresa in quinta leggendone diversi canti in latino.

Ulisse ed Enea venivano quindi quasi presentati come paradigmi per l’uomo moderno perché avevano ancora molto da dire.

A me invece Enea non dice molto, l’ho sempre sentito freddo, tutto concentrato sulla sua missione fondatrice della civiltà romana (Virgilio è il cantore della Roma augustea all’apogeo dello splendore) che non mi ha mai colpito nel profondo. Fin dai tempi della scuola e pure in una lettura attenta di alcuni anni fa non sono rimasto colpito più di tanto. Enea non mi parla nemmeno oggi, mentre continua a parlarmi Ulisse.

Ulisse è invece stato compagno della mia vita, certo colpito dai versi danteschi che sento irrimediabilmente scolpiti in me.

Sento Ulisse come l'eroe moderno, non legato dalle ideologie contingenti. Ulisse fu cantato da Omero e fu ripreso da Dante; Ulisse fu cantato da Tennison e Pascoli e rimane grande eroe moderno del quotidiano in Joyce. 

Non mi stupirei che Ulisse bussasse alla porta del Tempio e sarei prointo ad aprirgli.

Ma prima ci sono alcune cose da puntualizzare. E ad Ulisse voglio appunto scrivere.

* * *
 
Caro Ulisse,
hai bussato bussato alla porta del Tempio chiedendoci di aprirti.

Lessi da qualche parte che c’è un Ulisse in tutti noi, ed è vero.

Tu sei il ricercatore instancabile, colui che vuole conoscere il mondo per soddisfare la propria ansia di sapere. Ti sento vicino perché la tua ansia di sapere è la mia stessa ansia.

Sono con te legato all’albero della nave ad ascoltare in sicurezza le sirene: non avrei mai potuto restare tra il tuo equipaggio con le orecchie tappate.

Ti immagino uomo in cammino e ti vedo vicino ad ogni caminante.

Ti immagino a bordo dell’arca di Noè nel viaggio primordiale dell’umanità.
So che fosti con Cristoforo Colombo e con Marco Polo; eri imbarcato sul sommergibile Nautilus del comandante Nemo. Ti ho visto a fianco di Neil Armstrong sulla Luna.Stai allenandoti per partecipare alla spedizione su Marte come più di un secolo fa eri sulle slitte che cercavano il Polo Sud.

Ma attento, Ulisse!

Eri anche con Cortez e Pizarro, distruttori di civiltà; eri con i crociati alla devastazione di Costantinopoli e di Gerusalemme; eri con Gengis Kan alla conquista di Samarcanda.

Io ti vedo bene anche in Loggia, caro Ulisse, tra i fratelli massoni: noi cerchiamo, come tu cerchi. E son certo che il tuo posto è qui, tra le colonne.

Molti fratelli di Loggia concordano con me: siamo pronti ad abbracciarti e a lavorare assieme.
 
Ma dobbiamo fissare alcuni paletti, lanmark della nostra umanità.

Noi cerchiamo, ma non siamo disposti a cercare sempre e ovunque, a qualsiasi costo.

Noi non eravamo a fianco del dottor Mengele che faceva esperimenti bestiali su poveretti inermi; chi di noi era ad Auschwitz era tra i derelitti massacrati non tra gli aguzzini.

Noi non eravamo nella carlinga di morte  con le ali maligne... dentro il carro di fuoco, alle forche, alle ruote di tortura. Non ci interessa sapere quelle tecniche e quelle conoscenze di uccisioni e stermini.

No, non siamo disposti a pagare qualsiasi prezzo per sapere e conoscere: qualcuno forse sì, noi certamente no.

Noi crediamo che ci siano cammini che non debbono essere percorsi e limiti che non debbano essere scavalcati
 
Perché? – ci puoi chiedere.
Perché no – rispondiamo.

Non siamo disposti a procedere sempre e comunque.

Siamo convinti, caro Ulisse, che l’uomo in cammino debba avere alcuni paletti oltre i quali non sia possibile andare; siamo convinti che siano questi paletti a rendere uomo l’uomo, sappiamo che Auschwitz è oltre i paletti e madre Teresa di Calcutta no.

Siamo convinti che la Forza della conoscenza debba essere adornata dalla Bellezza del nostro senso etico.

Ulisse noi Massoni ti accogliamo e ti riceviamo in Loggia, ma tu devi prestare il nostro giuramento di avere sacri la vita e l’onore di tutti.

Se sarà così insieme cammineremo.

Altrimenti, caro Ulisse, avrai come compagno non il buon dottor Jekill ma l’oscuro mister Hyde.

E non avrai compagni i Massoni di questa Loggia

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