Il viaggio in Oriente non era più
ricordato e la Lega dimenticata o irrisa come “arnese” ormai
superato dai tempi (anche se il narratore sperava in una sua
riscoperta) malgrado i suoi scopi fossero molto elevati (ma il
segreto impedisce di rivelarli – anche se non è difficile supporli
in ciò che di più alto è nelle aspirazioni dell’uomo).
Possono invece esser detti, a
differenza degli scopi dell’organizzazione, quelli individuali e
privati degli aderenti. Infatti nessuno era accettato nella Lega se
non spinto anche da aspirazioni personali (13), quelli che il
narratore chiamava il proprio folle sogno puerile (14). E’
certo un’espressione che il linguaggio comune etichetta come
dissennata chimera, ma a ben vedere esprime compitamente le
aspirazioni che si possono avere: folle è il senso di volere uscire
dalla quotidianità che limita (l’aspirazione è appunto folle per
gli altri, i “normali”); sogno è l’irrealtà (il minus
habens non sa comprendere che il sogno di oggi sarà magari la
realtà di domani).
Il narratore si confessava: lo scopo
mio personale, che mi fu chiesto dall'Eccelso Seggio prima
dell'ammissione alla Lega, era molto semplice, mentre alcuni altri
confratelli si erano proposti mete che io potevo bensì stimare, ma
non comprendere fino in fondo. Uno per esempio era un cercatore di
tesori e aveva in mente soltanto la conquista di un grande tesoro che
egli chiamava « Tao », un altro invece si era ficcato in
testa di catturare un certo serpente al quale attribuiva forze
magiche e cui dava il nome di Kundalini. Per contro la meta del mio
viaggio e della mia vita che fin dalla tarda fanciullezza mi si era
presentata in sogno consisteva nel vedere la bella principessa Fatma
e nel conquistarne possibilmente l'amore.
(14)
A molti (temporalmente siamo alla fine
della Grande Guerra) la Lega appariva fenomeno conseguente alla
proliferazione, di moda in quegli anni, di redentori, profeti e
discepoli, pieno di presagi della fine dei mondo o di speranze
nell'avvento di un Terzo Regno (14). Si trattava insomma di
svariate chimere, ma anche ad autentiche elevazioni dell’anima.
(14-15)
Non appariva sorprendente che nel
pensiero della gente comune la Lega venisse confusa con tutti i
gruppi e gruppuscoli che proliferavano.
Uno dei grandi pericoli dell’età
contemporanea è appunto il livellamento, non quello controllato dai
muratori con l’uso magistrale della Livella, ma quello volgare:
porre sullo stesso piano ogni “chiunque” che apre bocca
indipendentemente da quel che dice. E’ lo stesso dell’affermare
che tutte le opinioni sono ugualmente valide, come tanti anni fa
ascoltai un massone disquisire su ciò che si dice in Loggia. E’ lo
stesso che affermare che non c’è differenza tra temperanza e
dissolutezza (intendendo la prima come imposta quasi solo da problemi
di salute che l’intemperante per sua fortuna non ha),
No, non è vero: son cose diverse,
molto diverse. Le opinioni non sono tutte ugualmente valide e la
libertà non significa libertà di esprimere qualunque opinione,
anche le più turpi. E certune non hanno nemmeno diritto di
cittadinanza in Loggia, checché ne pensi quel massone un po’
presuntuoso.
E quindi non è possibile considerare
alla stessa stregua la Lega e qualunque altro gruppo costituitosi
attorno attorno ad un’idea o una persona. Non è questione di
dimensione od organizzazione: la Lega ha un compito elevato. Ma gli
altri? Sì, dicono di averlo, ma in realtà non è certo. Vanno
esaminati caso per caso. Vanno identificati i gruppi vacui, non
adeguati. Vanno esclusi quelli che non lasciano libertà agli
aderenti, soprattutto non lasciano la libertà di ritirarsi.
Pretendere in ogni aderente allo stesso
tempo obiettivi della Istituzione e suoi personali mi pare un punto
di forza della Lega. Il narratore confessa di avere come scopo
personale la ricerca della principessa Fatma, il personaggio delle
Mille e Un Notte.
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