Capitolo I
Il
Pellegrinaggio in Oriente pare più che un racconto il
resoconto di una esperienza di vita. Il narratore appartenne alla
Lega e vuole raccontare di un certo viaggio inaudito: un viaggio
quale non era stato mai tentato da uomini dopo i tempi di Huon di
Bordeaux
e del folle Orlando... (9)
Non è il
diario di un lontano avvenimento, ma un intreccio di esperienze,
aspirazioni, considerazioni che balzano continuamente tra reale ed
onirico, tra quotidiano e spirituale, tra il mondo di qua e quella
grande nebulosa dell’altrove.
Il narratore
si considera a distanza di tanti anni ancora legato dal voto
pronunciato a suo tempo alla Lega: potrà parlare delle proprie
esperienze personali, ma gli è vietata qualsiasi rivelazione
intorno al suo segreto (10). Il suo resoconto non potrà quindi
scendere nei dettagli.
Molti hanno
raccontato di loro viaggi, ma quelli non furono prodigiosi. Invece
noi penetrammo veramente in una zona eroica e magica (11)
anche se non si può rendere accessibile al lettore il piano sul
quale si svolsero le nostre gesta, lo strato di esperienze spirituali
a cui esse appartengono (11-12).
Molte cose
rimarranno inafferrabili. Tuttavia bisogna pur sempre osare il
paradossale, intraprendere sempre da capo l'impossibile (12). E
Siddharta insegnò: Le parole non fanno bene al senso segreto,
ogni cosa diventa subito un po' diversa, un po' falsata, un po'
strampalata anzi, e pur questo è bene anche con questo sono
d'accordo, ciò che per un uomo è tesoro e saggezza, per l'altro ha
sempre un tono di stoltezza (12).
Alla prima
lettura nel 1977 mi venne spontaneo vedere adombrata nella Lega la
Massoneria, e lo stesso capitò con tutti i massoni con i quali ne
parlai. Oggi invece non ne sono così sicuro: mi pare interpretazione
troppo limitativa (e più avanti ne vedremo il perché).
Si parla di un
viaggio ormai dimenticato. Non cancella forse ogni generazione con
divieti, col silenzio o con lo scherno, proprio ciò che pareva
massimamente importante alla generazione precedente? (13).
Sosteneva
Cicerone: Historia magistra vitae2.
Ma la storia stessa si è premurata di smentirlo. Nessuna generazione
fa tesoro delle esperienze delle generazioni passate e in questo
senso Historia magistra vitae non est.
Il passato viene ormai dimenticato come “arnese” non più utile.
Il
fenomeno è oggi più che mai accentuato vivendo tutti nel
presente, abituati ad essere al centro di ogni avvenimento emotivo
“in tempo reale”, si è perso il senso del tempo, del passato e
del futuro, e pure il senso dei sentimenti e delle emozioni in un
appiattimento spazio-temporale che ci fa essere contemporaneamente
miopi e presbiti pur illudendoci di avere una vista acuta.
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