venerdì 24 agosto 2018

Pellegrinaggio in Oriente 1

Capitolo I

Il Pellegrinaggio in Oriente pare più che un racconto il resoconto di una esperienza di vita. Il narratore appartenne alla Lega e vuole raccontare di un certo viaggio inaudito: un viaggio quale non era stato mai tentato da uomini dopo i tempi di Huon di Bordeaux e del folle Orlando... (9)

Non è il diario di un lontano avvenimento, ma un intreccio di esperienze, aspirazioni, considerazioni che balzano continuamente tra reale ed onirico, tra quotidiano e spirituale, tra il mondo di qua e quella grande nebulosa dell’altrove.

Il narratore si considera a distanza di tanti anni ancora legato dal voto pronunciato a suo tempo alla Lega: potrà parlare delle proprie esperienze personali, ma gli è vietata qualsiasi rivelazione intorno al suo segreto (10). Il suo resoconto non potrà quindi scendere nei dettagli.

Molti hanno raccontato di loro viaggi, ma quelli non furono prodigiosi. Invece noi penetrammo veramente in una zona eroica e magica (11) anche se non si può rendere accessibile al lettore il piano sul quale si svolsero le nostre gesta, lo strato di esperienze spirituali a cui esse appartengono (11-12).

Molte cose rimarranno inafferrabili. Tuttavia bisogna pur sempre osare il paradossale, intraprendere sempre da capo l'impossibile (12). E Siddharta insegnò: Le parole non fanno bene al senso segreto, ogni cosa diventa subito un po' diversa, un po' falsata, un po' strampalata anzi, e pur questo è bene anche con questo sono d'accordo, ciò che per un uomo è tesoro e saggezza, per l'altro ha sempre un tono di stoltezza (12).

Alla prima lettura nel 1977 mi venne spontaneo vedere adombrata nella Lega la Massoneria, e lo stesso capitò con tutti i massoni con i quali ne parlai. Oggi invece non ne sono così sicuro: mi pare interpretazione troppo limitativa (e più avanti ne vedremo il perché).

Si parla di un viaggio ormai dimenticato. Non cancella forse ogni generazione con divieti, col silenzio o con lo scherno, proprio ciò che pareva massimamente importante alla generazione precedente? (13).

Sosteneva Cicerone: Historia magistra vitae2. Ma la storia stessa si è premurata di smentirlo. Nessuna generazione fa tesoro delle esperienze delle generazioni passate e in questo senso Historia magistra vitae non est. Il passato viene ormai dimenticato come “arnese” non più utile.

Il fenomeno è oggi più che mai accentuato vivendo tutti nel presente, abituati ad essere al centro di ogni avvenimento emotivo “in tempo reale”, si è perso il senso del tempo, del passato e del futuro, e pure il senso dei sentimenti e delle emozioni in un appiattimento spazio-temporale che ci fa essere contemporaneamente miopi e presbiti pur illudendoci di avere una vista acuta.

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