Ti ringrazio poi per l’ottimo
opuscolo che ricorda il ventennale della Loggia “Orizzonte”.
Oltre le notizie storiche porta anche tavole ricche di concetti
preziosi...
Un ringraziamento particolare te lo
devo fare per la copia anastatica del “Giordano Bruno” di Erminio
Troilo. L’eretico nolano è da molto tempo uno dei miei punti di
riferimento.
Non è facile affrontarlo. Per evitare eventuali
sovrapposizioni di giudizi altrui ho voluto in principio affrontarlo
da solo, quasi direttamente, in certi testi meno difficili. Volevo
farmene un’idea personale da confrontare poi con i migliori esegeti
del suo pensiero: la Yates, Firpo e qualche altro.
Ritengo che Bruno
sia stato e sia tuttora una guida per l’umanità; bruciandolo il
cristianesimo nella versione cattolica si è castrato con le proprie
mani ed ha perso una possibilità di rinnovarsi tenendo il passo con
l’evoluzione dell’Umanità. Ed è un peccato perché il
cristianesimo ha saputo guidare l’umanità nel confuso periodo del
trapasso dalla civiltà greco-romana al lungo periodo successivo che
possiamo tranquillamente definire della civiltà cristiana.
Certo la lettura di Bruno non è sempre
di facile comprensione. Ci vuole un grande impegno sia per leggerlo
che per digerirlo. Ma se lo si arriva a capire si può anche
comprendere quanto possa essere utile per l’evoluzione interiore e
per la realizzazione della propria iniziazione.
Il lavoro di Troilo è anche importante
perché fece parte di una collana dell’eclettico editore Angelo
Fortunato Formiggini, modenese di nascita, di temperamento burlesco e
faceto, dotato di uno spirito allegro, talvolta anche caustico. Era
ebreo ma non aveva mai dato alcuna importanza alle differenze
razziali, e non era certo un praticante della religione ebrea. Era un
uomo fra uomini e basta.
Al momento delle leggi razziali, deluso,
sconfortato e nell’impossibilità di continuare a lavorare, sia in
proprio che da dipendente, tornò a Modena e volle protestare contro
tale obbrobrio gettandosi dalla Ghirlandina. Di questo suicidio però
il regime proibì allora qualsiasi cenno. Solo nel dopo guerra ci
furono alcune notizie. Ne fui incuriosito ma non ne sentii più
parlare; anche i regimi democratici possono usare il silenzio per far
dimenticare personaggi scomodi. Solo alcuni anni fa... una
conferenza di Antonio Castronuovo, altro conoscitore del pensiero di
Bruno, ci fece conoscere in modo più approfondito la figura
dell’editore modenese. Lo stesso Castronuovo nel 2005 ha pubblicato
presso Stampa Alternativa un tascabile “Libri da ridere” con il
sottotitolo “La vita, i libri e il suicidio di Angelo Fortunato
Formiggini”.
Tornando a Bruno ti faccio presente che
alla base del mio modo di vedere, naturalmente sempre relativo ed
incompleto perché frutto del lavoro interiore di un uomo che,
proprio perché tale, è relativo ed incompleto, c’è un’attenzione
di carattere storicista che deriva dal pensiero dell’abate
Gioacchino da Fiore, altro mio punto di riferimento incontrato
attraverso Mazzini.
È probabile che ti abbia già accennato che
Giuseppe Mazzini è stato, ed è tuttora, per me la prima Stella
Polare da quando nel 1938, un carissimo amico, che è stato quasi un
fratello maggiore per me, mi mise in mano alcuni suoi scritti. Avevo
16 anni.
Stella Polare. Ritornano alla mente
immagini notturne in navigazione in Egeo e nel Mediterraneo orientale quando la
vista della Stella suggeriva alla mente concetti astratti su cui
meditare mentre il cervello stimolava i sensi materiali
all’attenzione al fine di percepire ciò che poteva accadere. La
Stella era allora, come ora del resto, una vista familiare, un punto
di riferimento per ritornare alla realtà nei viaggi del pensiero.
Ora, se di notte mi capita di vederla, posso anche permettermi il
lusso di astrarmi completamente dalle condizioni materiali e seguire
le speculazioni che la Stella mi suggerisce. Allora invece una parte
di me doveva sempre rimanere vigile, pronta agli eventuali allarmi
che il marinaio di vedetta doveva dare.
Mi è molto piaciuto, riferendoti al
nome della tua Loggia, ciò che mi hai scritto sul concetto di
orizzonte. Sono osservazioni che portano noi, ricercatori delle
verità nascoste dai simboli (questuanti del sapere mi piace
dire) a lavorare in un certo modo. E talvolta succede anche che nella
nostra interiorità si risvegliano cose che erano già presenti ma di
cui non ci eravamo ancora resi conto.
Presenti ma inespresse, come
inattesa di una sollecitazione, di un lampo di luce. Ecco perché
tutto ciò che troviamo nella nostra questua dobbiamo portarlo dentro
di noi per sperimentarlo, per viverlo e farlo nostro. Farlo anzi
diventare parte di noi stessi.
Alle volte sono solo delle piccole
scoperte, tuttavia per quanto siano piccole, sono sempre dei piccoli
scalini dell’immensa ed interminabile scala che può ampliare il
nostro orizzonte. Poi, questi scalini, una volta usati, possono anche
non servire più, non esserci più; ma in quel momento ci sono
serviti e sono stati una cosa molto importante per noi. È un
concetto che ho ritrovato anche in Bruno.
Ritengo però che dobbiamo sempre
tenere presente che l’eventuale raggiungimento di maggiori livelli
di conoscenza comporta anche maggiori doveri.
Termino osservando che nella quarta
pagina di copertina l’opuscolo per il ventennale della Loggia
“Orizzonte” riporta l’immortale “Se...” (If....) del fr
Rudyard Kipling. È una poesia che ci ricorda come ciascuno di noi
debba sempre essere solo sé stesso.
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