La sua sola presenza può essere tale da scoraggiare eventuali intemperanze oppure, al contrario, il suo fare dimesso, quasi contrito, senza atorevolezza, può incoraggiare anomalie "border line" nel comportamento di qualcuno.
Anche questo - se vogliamo - fa parte dei poteri (o dei non-poteri) del Maestro Venerabile.
Il potere è la capacità di fare certe cose o non farne altre. Da questa capacità nasce l'autorità (meglio: autorevolezza) del Maestro Venerabile, qualcosa che si costruisce un po' alla volta, giorno dopo giorno, facendo appunto certe cose e non facendone altre.
Anche il non fare certe cose in realtà è fare qualcosa: potrebbe quella mancanza lasciare tutti allo sbaraglio e far emergere il peggio di tutti. Io non faccio ciò che devo fare (per non saperlo, per mancanza di volontà, per mancanza di capacità), quindi permetto che accada ciò che non deve accadere.
* * *
Esaminiamo il comportamento di certi Venerabili.
Pensare al ruolo di MV come di un esercitante poteri è ridicolo. Ma qualche minus habens si attacca ad ogni parvenza di potere.
L'MV non ha poteri profani, quelli che muovono interessi materiali. Nel suo piccolo può muovere piccole cose (ma un suo atteggiamento corretto e coerente è al contrario un grande insegnamento): gli vengono delegate incombenze di piccole cose (che magari nessuno vuol fare) quindi in un certo senso ha una specie di "potere" (termine rigorosamente tra virgolette), nel senso di "vicinanza" ai Fratelli, di "autorevolezza" verso gli altri, e così via.
Per esempio il Venerabile che avvicina chi ha problemi (materiali o peggio esistenziali) e fargli capire la vicinanza degli altri è un grande modo di costruire la sua autorevolezza e lavorare sulla coesione della Loggia.
Invece andare oltre le righe dell'equilibrio comporta mostrare l'incapacità di svolgre il ruolo cui il Venerabile è stato chiamato e appiattirsi su un autoritarismo invadente e sterile.
Peggio ancora se il Venerabile è indirizzato da qualcun altro (magari l'ex MV, che era troppo attaccato al potere che non aveva ma era convinto di avere e che vuole prolungare nel tempo): lui, il MV, dimostra di non essere MV, e l'altro, l'ex MV, si dimostra attaccato a qualcosa che non c'era e non c'è e che è solo nelle sue illusioni.
Perché qualcuno si attaca al potere? Perché è il modo (un modo) di autoaffermazione: "possum ergo sum", "ho il potere quindi esisto" .
O anche: non sono capace di essere e allora sto con chi può, chi mi può riverberare.
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