domenica 4 dicembre 2016

Demian di Hermann Hesse 2

(segue dal post precedente)

Terza lettura

Appunti presi nella terza lettura di Demian – 13 giugno 2004

Perché oggi si ammazza la gente tanto facilmente?

Si ammazza facilmente perché non si sa cosa sia un uomo realmente vivo. L’ignoranza dell’uomo uomo realmente vivo è sempre stata limitata, in tutti i tempi, a limitati gruppi di persone, ricercatori al di là e al di sopra del senso comune. L’uomo comune in genere non ha mai cercato di sapere che cosa sia un uomo realmente vivo, un vero uomo.

Ai potenti sono utili solo gli uomini comuni e specialmente i fedeli, i servi, uomini non vivi perché privi di spirito. I potenti non sono uomini vivi in quanto sono soggetti alle passioni, sopra tutto egoismo, egocentrismo e desiderio di potenza. Negli uomini vivi essi vedono solo dei pericolosi antagonisti da combattere, sopraffare ed eliminare.

Oggi, come ieri, e anche come l’altro ieri, la vita degli uomini non ha alcun valore.

Eppure ogni uomo è un esperimento unico e prezioso della natura. …. Ogni uomo vivo non è soltanto lui stesso; è anche il punto unico particolarissimo, in ogni caso importante e degno di nota, il punto dove i fenomeni del mondo s’incrociano una volta sola e mai più. ….In ognuno lo spirito è divenuto forma, in ognuno soffre il Creato, in ognuno si crocifigge il Redentore.

I pochi che sanno cosa sia veramente l’uomo, quando è il momento muoiono più facilmente, senza traumi e paure. All’uomo realmente vivo la morte non fa paura.

Colui che cerca, comincia in genere dai libri e dalle stelle. Sa però di essere nella giusta direzione solo quando ode gli insegnamenti che il proprio sangue mormora in lui.

La vita di ogni uomo è un tentativo di trovare sé stesso, di diventare sé stesso. Anche se nessuno è capace di diventarlo interamente benché lo tenti, ognuno con metodi diversi, chi sordamente, chi luminosamente
 
Alcuni non diventeranno mai uomini, rimarranno in forma di uomini in uno stadio qualsiasi del regno animale. Ma comunque ognuno è un tentativo della natura verso la condizione umana. Magia bianca è imparare a dominare le proprie passioni.

Origini comuni, veniamo tutti dallo stesso abisso, ma ognuno, diviluppandosi dalle profondità, si affanna verso la propria meta. Possiamo capirci l’un l’altro, ma ognuno può capire veramente solo sé stesso. Se ci arriva.

Il percorso è personale e lo si può anche esprimere con la massima: “Conosci te stesso e conoscerai anche il tutto”.

La coscienza del proprio degrado morale è già un promessa di riscatto. La tensione interiore deve essee molto forte per cercare nella propria interiorità il vero sé stesso, quello che sa tutto.

Allontanarsi da sé stesso è un errore.

La morte è una nascita, è un rinnovamento che reca angoscia, paura, paura del nuovo. La morte è soltanto un temporaneo cambiamento di piano, che i buddisti tibetani definiscono come uno “stati odi esistenza intermedia”.

Per Hesse Caino e i suoi discendenti sono coloro che non s’imbrancano, ma, solitari, seguono il personale cammino di ricerca. Riconoscono i loro pari, volentieri li contattano e possono avere relazioni con loro, ma nel lavoro sono soli, nel cammino sono soli.
Questi uomini, così diversi dalle masse anonime, hanno nell’aspetto e nel comportamento un qualche cosa che li distingue dagli altri: il cosiddetto “marchio” di Caino. Il segno di Caino insospettisce gli altri, perché la gente coraggiosa e innovatrice, che rifiuta la massificazione, è molto inquietante per la gente comune; è un pericolo per la tranquillità della loro coscienza ancora rudimentale. Proprio per questo al segno fu collegata una favola squalificante, favola che rappresenta la vendetta di tutti coloro che erano “allineati” ed ebbero paura.

Caino non fu un fratricida. Lui ed i suoi discendenti avevano un marchio sulla fronte perché erano diversi dagli altri: Forse Caino può anche aver ucciso un uomo, a torto o a ragione. Gli altri, i conformisti, ebbero paura e per paura non reagirono. Ma non vollero ammettere la loro paura e inventarono la storia biblica per squalificare chi incuteva loro tale paura.

Storicisticamente Caino è l’Umanità che si evolve mentre Abele rappresenta un precedente stadio dell’Umanità, ormai superato.

Si può bere vino da un calice accompagnandolo con pensieri solenni e pensando il mistero del sacrificio. Il compiere una determinata azione concentrandosi sulla sua natura e sui significati interiori, dà all’azione e dà al pensiero maggior forza.

Forza del pensiero, forza della volontà, potenza del pensiero e dello sguardo uniti, sono le armi degli uomini realmente vivi, coloro che si cono risvegliati. Ma è necessaria anche la presenza del dubbio, arma utile a verificare il cammino ed a stimolare il continuo superamento dei livelli raggiunti.

La ricerca interiore non finisce mai nella nostra dimensione.

Nel romanzo Hesse considera il desiderio positivamente; in un certo senso ricorda “l’uomo di desiderio” del martinismo.

Critiche al “ladrone” che sul Golgota si pente poco prima di morire, e rispetto invece per l’altro “ladrone” che non dimostra alcun pentimento.

I manoscritti di Qumran e di Nag Hammadi furono ritrovati solo verso la metà del secolo scorso, ed in parte pubblicizzati molti anni dopo: Hesse non poteva quindi sapere nulla degli esseni e dei zeloti, i ribelli al potere romano. I romani li chiamavano spregevolmente “ladroni”, termine usato nei Vangeli sinottici, scritti da non ebrei che ignoravano usi, leggi costumi e vicende del popolo d’Israele. Quando i romani catturavano gli zeloti, li facevano morire lentamente crocifissi o impalati, pena riservata agli schiavi ed ai servi ribelli.

Il Dio dell’Antico e del Nuovo Testamento è una figura eccellente ma non è la Divinità in tutta la sua complessità. Il mondo certamente è fatto di ciò che si riferisce alla figura eccellente: alto, bello, spirito, bene, nobiltà, padre; ma è anche fatto di ciò che è attribuito alla materia e quindi è non alto, non bello, non spirito.

La Divinità è tutto, tanto quello che si riferisce allo spirito quanto quello che si riferisce alla materia. Pertanto è anche tutto ciò che a livello della gente comune viene riferito all’entità ritenuta maligna e chiamata genericamente “diavolo” dalla cultura ebraico-cristiana, ma che invece è soltanto vita.

Al di fuori dello spazio e del tempo la Divinità è un’entità assoluta. Quando Essa si manifesta per creare, forma un campo energetico con due polarità, contrarie ma complementari: il piano della Manifestazione, il nostro piano. Per creare, la Divinità ha usato Sé stessa, unica sostanza esistente al momento. La Manifestazione è viva e vitale perché è stata creata con la sostanza divina e la Divinità stessa vive ed è presente nella Manifestazione.

Questo ci fa capire come sul piano bipolare del binario la Divinità abbia un “aspetto” bipolare e possa essere contemporaneamente luce e ombra, spirito e materia, alto e basso, sopra e sotto, destra e sinistra. La Divinità, manifestatasi con la Creazione, non è dunque soltanto la metà luminosa che ci rappresenta la Bibbia, ma è mondo luminoso e mondo scuro.

Il simbolismo della nascita dell’uccello araldico rappresenta il trauma di una prima presa di coscienza del risvegliato. L’uccello si sforza di uscire dall’uovo. L’uovo è il mondo. Chi vuol nascere deve distruggere un mondo. L’uccello vola a Dio. Il Dio si chiama Abraxas. …. nome di una divinità cui spettava il compito simbolico di unire insieme il divino e il diabolico, cioè i due poli della Manifestazione.

Dia-bolon = ciò che divide; Sim-bolon = ciò che unisce

Valore numerico di Abraxas = άβράξάς = 1 + 2 +100 + 1 + 60 + 1 + 200 = 365 = i giorni dell’anno solare

Nello gnosticismo Abraxas rappresenta il mondo intermedio.

Non c’è al mondo nulla di così duro e difficile per l’uomo come percorrere la strada che lo conduce a sé stesso. La faticosa uscita dall’uovo dello sparviero araldico richiama i faticosi inizi del tormentato percorso iniziatico. Quando l’uomo si rende conto che in lui c’è il soffio divino e ne prende coscienza, la coerenza gl’impone un radicale cambiamento di vita. Davanti a lui è un strada, la via iniziatica, che si può percorrere solo abbandonando gli aspetti profani e liberandosi progressivamente della materialità delle passioni, condizione essenziale per proseguire sulla via e realizzare la propria iniziazione.

Se la Divinità venerata dalle religioni rappresenta soltanto un’arbitraria metà del mondo, la parte cioè luminosa, chi ricerca trova che la Divinità assoluta o Principio Creatore è rappresentato nella sua totalità di luce e di ombra dalla Manifestazione, cioè Abraxas, il simbolo della Divinità che abbraccia tutti gli aspetti divini possibili e concepibili per l’uomo, quelli chiari. semplici, luminosi e quelli oscuri, complicati e incomprensibili alla limitata mente umana.

(continua)

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