Terza lettura
Appunti
presi nella terza lettura di Demian – 13 giugno 2004
Perché
oggi si ammazza la gente tanto facilmente?
Si
ammazza facilmente perché non si sa cosa sia un uomo realmente
vivo.
L’ignoranza dell’uomo uomo realmente
vivo
è sempre stata limitata, in tutti i tempi, a limitati gruppi di
persone, ricercatori al di là e al di sopra del senso comune. L’uomo
comune in genere non ha mai cercato di sapere che cosa sia un uomo
realmente
vivo,
un vero uomo.
Ai
potenti sono utili solo gli uomini comuni e specialmente i fedeli, i
servi, uomini non vivi perché privi di spirito. I potenti non sono
uomini vivi
in quanto sono soggetti alle passioni, sopra tutto egoismo,
egocentrismo e desiderio di potenza. Negli uomini vivi
essi vedono solo dei pericolosi antagonisti da combattere, sopraffare
ed eliminare.
Oggi,
come ieri, e anche come l’altro ieri, la vita degli uomini non ha
alcun valore.
Eppure
ogni uomo è
un esperimento unico e prezioso della natura. …. Ogni uomo vivo non
è soltanto lui stesso; è anche il punto unico particolarissimo, in
ogni caso importante e degno di nota, il punto dove i fenomeni del
mondo s’incrociano una volta sola e mai più. ….In ognuno lo
spirito è divenuto forma, in ognuno soffre il Creato, in ognuno si
crocifigge il Redentore.
I
pochi che sanno cosa sia veramente l’uomo, quando è il momento
muoiono più
facilmente, senza traumi e paure.
All’uomo realmente
vivo
la morte non fa paura.
Colui che cerca, comincia in genere dai libri e
dalle stelle. Sa però di essere nella giusta direzione solo quando
ode gli
insegnamenti che
il proprio sangue mormora
in
lui.
La
vita di ogni uomo è un tentativo di trovare sé stesso, di diventare
sé stesso. Anche se nessuno è capace di diventarlo interamente
benché lo tenti, ognuno con metodi diversi, chi
sordamente, chi luminosamente.
Alcuni
non diventeranno mai uomini, rimarranno in forma di uomini in uno
stadio qualsiasi del regno animale. Ma comunque ognuno
è un tentativo della natura verso
la condizione umana. Magia bianca è imparare a dominare le proprie
passioni.
Origini
comuni, veniamo tutti dallo
stesso abisso, ma ognuno, diviluppandosi dalle profondità, si
affanna verso la propria meta. Possiamo capirci l’un l’altro, ma
ognuno può capire veramente solo sé stesso.
Se ci arriva.
Il
percorso è personale e lo si può anche esprimere con la massima:
“Conosci te stesso e conoscerai anche il tutto”.
La
coscienza del proprio degrado morale è già un promessa di riscatto.
La tensione interiore deve essee molto forte per cercare nella
propria interiorità il vero sé stesso, quello che
sa tutto.
Allontanarsi
da sé stesso è un errore.
La
morte è una nascita, è un rinnovamento che reca angoscia, paura,
paura del nuovo. La morte è soltanto un temporaneo cambiamento di
piano, che i buddisti tibetani definiscono come uno “stati odi
esistenza intermedia”.
Per
Hesse Caino e i suoi discendenti sono coloro che non s’imbrancano,
ma, solitari, seguono il personale cammino di ricerca. Riconoscono i
loro pari, volentieri li contattano e possono avere relazioni con
loro, ma nel lavoro sono soli, nel cammino sono soli.
Questi
uomini, così diversi dalle masse anonime, hanno nell’aspetto e nel
comportamento un qualche cosa che li distingue dagli altri: il
cosiddetto “marchio” di Caino. Il segno di Caino insospettisce
gli altri, perché la gente coraggiosa e innovatrice, che rifiuta la
massificazione, è molto inquietante per la gente comune; è un
pericolo per la tranquillità della loro coscienza ancora
rudimentale. Proprio per questo al segno fu collegata una favola
squalificante, favola che rappresenta la vendetta di tutti coloro che
erano “allineati” ed ebbero paura.
Caino
non fu un fratricida. Lui ed i suoi discendenti avevano un marchio
sulla fronte perché erano diversi dagli altri: Forse Caino può
anche aver ucciso un uomo, a torto o a ragione. Gli altri, i
conformisti, ebbero paura e per paura non reagirono. Ma non vollero
ammettere la loro paura e inventarono la storia biblica per
squalificare chi incuteva loro tale paura.
Storicisticamente
Caino è l’Umanità che si evolve mentre Abele rappresenta un
precedente stadio dell’Umanità, ormai superato.
…Si
può bere vino da un calice accompagnandolo con pensieri solenni
e pensando
il mistero del sacrificio.
Il compiere una determinata azione concentrandosi sulla sua natura e
sui significati interiori, dà all’azione e dà al pensiero maggior
forza.
Forza
del pensiero, forza della volontà, potenza del pensiero e dello
sguardo uniti, sono le armi degli uomini realmente
vivi,
coloro che si cono risvegliati. Ma è necessaria anche la presenza
del dubbio, arma utile a verificare il cammino ed a stimolare il
continuo superamento dei livelli raggiunti.
La
ricerca interiore non finisce mai nella nostra dimensione.
Nel
romanzo Hesse considera il desiderio positivamente; in un certo senso
ricorda “l’uomo di desiderio” del martinismo.
Critiche
al “ladrone” che sul Golgota si pente poco prima di morire, e
rispetto invece per l’altro “ladrone” che non dimostra alcun
pentimento.
I
manoscritti di Qumran e di Nag Hammadi furono ritrovati solo verso la
metà del secolo scorso, ed in parte pubblicizzati molti anni dopo:
Hesse non poteva quindi sapere nulla degli esseni e dei zeloti, i
ribelli al potere romano. I romani li chiamavano spregevolmente
“ladroni”, termine usato nei Vangeli sinottici, scritti da non
ebrei che ignoravano usi, leggi costumi e vicende del popolo
d’Israele. Quando i romani catturavano gli zeloti, li facevano
morire lentamente crocifissi o impalati, pena riservata agli schiavi
ed ai servi ribelli.
Il
Dio dell’Antico e del Nuovo Testamento è una figura eccellente
ma non è la Divinità in tutta la sua complessità. Il mondo
certamente è fatto di ciò che si riferisce alla figura eccellente:
alto, bello, spirito, bene, nobiltà, padre; ma è anche fatto di ciò
che è attribuito alla materia e quindi è non alto, non bello, non
spirito.
La
Divinità è tutto, tanto quello che si riferisce allo spirito quanto
quello che si riferisce alla materia. Pertanto è anche tutto ciò
che a livello della gente comune viene riferito all’entità
ritenuta maligna e chiamata genericamente “diavolo” dalla cultura
ebraico-cristiana, ma che invece è soltanto vita.
Al
di fuori dello spazio e del tempo la Divinità è un’entità
assoluta. Quando Essa si manifesta per creare, forma un campo
energetico con due polarità, contrarie ma complementari: il piano
della Manifestazione, il nostro piano. Per creare, la Divinità ha
usato Sé stessa, unica sostanza esistente al momento. La
Manifestazione è viva e vitale perché è stata creata con la
sostanza divina e la Divinità stessa vive ed è presente nella
Manifestazione.
Questo
ci fa capire come sul piano bipolare del binario la Divinità abbia
un “aspetto” bipolare e possa essere contemporaneamente luce e
ombra, spirito e materia, alto e basso, sopra e sotto, destra e
sinistra. La Divinità, manifestatasi con la Creazione, non è dunque
soltanto la metà luminosa che ci rappresenta la Bibbia, ma è mondo
luminoso e mondo scuro.
Il
simbolismo della nascita dell’uccello araldico rappresenta il
trauma di una prima presa di coscienza del risvegliato.
L’uccello si sforza di uscire dall’uovo. L’uovo è il mondo.
Chi vuol nascere deve distruggere un mondo. L’uccello vola a Dio.
Il Dio si chiama Abraxas.
…. nome
di una divinità cui spettava il compito simbolico di unire insieme
il divino e il diabolico,
cioè i due poli della Manifestazione.
Dia-bolon
= ciò che divide; Sim-bolon = ciò che unisce
Valore
numerico di Abraxas = άβράξάς = 1 + 2 +100 + 1 + 60 + 1 + 200
= 365 = i giorni dell’anno solare
Nello
gnosticismo Abraxas rappresenta il mondo intermedio.
Non
c’è al mondo nulla di così duro e difficile per l’uomo come
percorrere la strada che lo conduce a sé stesso.
La faticosa uscita dall’uovo dello sparviero araldico richiama i
faticosi inizi del tormentato percorso iniziatico. Quando l’uomo si
rende conto che in lui c’è il soffio divino e ne prende coscienza,
la coerenza gl’impone un radicale cambiamento di vita. Davanti a
lui è un strada, la via iniziatica, che si può percorrere solo
abbandonando gli aspetti profani e liberandosi progressivamente della
materialità delle passioni, condizione essenziale per proseguire
sulla via e realizzare la propria iniziazione.
Se
la Divinità venerata dalle religioni rappresenta soltanto
un’arbitraria metà del mondo, la parte cioè luminosa, chi ricerca
trova che la Divinità assoluta o Principio Creatore è rappresentato
nella sua totalità di luce e di ombra dalla Manifestazione, cioè
Abraxas, il simbolo della Divinità che abbraccia tutti gli aspetti
divini possibili e concepibili per l’uomo, quelli chiari. semplici,
luminosi e quelli oscuri, complicati e incomprensibili alla limitata
mente umana.
(continua)
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