giovedì 20 ottobre 2016

Un vecchio apprendista

Oggi scrivo cose non mie.
Mio padre ha sempre avuto l'abitudine di annotare ciò che gli capitava. Ho trovato tra i suoi appunti una paginetta che scrisse rientrato a casa la sera in cui entrò in Massoneria.
Ricordo quella sera di tanti anni fa. In quel periodo lavoravo lontano da casa e rientravo solo il venerdì sera. E appunto quella sera, il 13 ottobre del 1972, rientrato ad ora tarda, ci incontrammo in cucina. Lo vidi effettivamente ancora un po' alterato, "su di giri". Sapevo benissimo cosa era successo: io stesso avevo già fatto domanda di affiliazione e sarei entrato due mesi dopo. Ero un po' curioso. Mi disse solo: Vedrai...
Oggi ho trovato in un cassetto ciò che scrisse quella sera (datato: 14 ottobre, ore una - scrisse) subito dopo esserci salutati: il resoconto sommario, forse un po' pedante, del suo rito di iniziazione. Pagine che hanno ancora la freschezza del neofita che ha appena vissuto un'esperienza strana e particolare....

Stasera, dopo cena, c’è stata la mia iniziazione alla Loggia.

Riccardo T. mi aveva dato appuntamento al caffè Flamigni (subito dopo cena, alle 20,45). Preso il caffè, abbiamo cominciato a passeggiare. Un lungo giro, per diverse strade del centro. Dopo una buona mezz’ora abbiamo imboccato via Bufalini; improvvisamente mi sono ricordato che lì c’è la casa dove abitava C. (l’avvocato C., notorio massone, col quale c’erano stati rapporti di lavoro). Forse è la sede della Loggia, ho pensato. Ed infatti siamo entrati in quella che era casa C. Riccardo mi ha fatto entrare nella sala d’aspetto dell’ufficio dell’avvocato D., e di lì in uno stanzino nero.

C’era un armadietto con pratiche: si scorgevano al di là delle ante vetrate, malgrado la luce fioca.

C'era un teschio, una penna, un calamaio su di un tavolino. Scritte minacciose alle pareti, almeno all’apparenza. Probabilmente il significato è un’ altro. Il disegno di un gallo. Un bicchiere d’acqua. Un tozzo di pane.

Sul tavolino anche un foglio di carta: il “testamento” da riempire rispondendo a tre domande (1 – Quali sono i doveri dell’uomo verso se stesso? 2 – Quali sono i doveri dell’uomo verso la Patria? 3 – Quali sono i doveri dell’uomo verso l’Umanità?). Il simbolo (dell’inizio) di un cambiamento di vita.
 
Ho scritto le mie risposte con la grafia più chiara possibile. Così si era raccomandato Riccardo.

Perfezionamento individuale. Trasformare le proprie passioni in sentimenti positivi. Ricerca della Verità;

Difesa della libertà della Patria, elemento essenziale per lo sviluppo del1’educazione. Educare i figli ad essere cittadini attivi. Operare contro l’egoismo, le menzogne ed il trasformismo politico che possono far scadere 1’idea di Patria. Amare attraverso la propria Patria tutte le Patrie;

Contribuire allo sviluppo ed al progresso dell’Umanità col perfezionamento proprio, col perfezionamento della propria famiglia e della propria Patria. Contribuire a diffondere la fratellanza fra tutte le genti.

Poi è entrata una persona con una lunga cappa nera e cappuccio (che gli copriva il viso). Mi sembrava altissimo. Ho poi saputo (dopo 1’Iniziazione) che era Enzo G. (il Fratello Esperto).

Ha preso il mio Testamento ed è scomparso. Di là dal muro sentivo voci confuse. E’ ritornato il lungo nero. Mi ha fatto togliere la giacca, slacciare la cravatta, mi ha alzato una manica della camicia ed anche una gamba dei pantaloni. Mi ha bendato e mi ha condotto fuori (dallo stanzino). Abbiamo attraversato delle stanze e l’Esperto mi ha fatto bussare ad una porta.

E’ iniziato un dialogo (sulla mia identità, qualità ed intenzioni) fra lui ed un’altra persona, dialogo (ad alta voce) poi ripetuto, tre volte mi sembra, da altri nel locale in cui la Loggia era riunita.

Non mi è sembrato questo ripetere frasi, che tutti possono udire ben distintamente la prima volta, una cosa inutile. Probabilmente è un rafforzare un qualche cosa che ancora non conosco.

Si è verificato in quel momento un fenomeno, constatato anche altre volte: mentre una parte di me si è lasciata coinvolgere in quello che accadeva, l’altra parte si è posta come fuori di me stesso, in condizione di osservazione, anche critica.

Mi hanno fatto entrare. Sempre bendato, con gli abiti scomposti, ed al collo un grosso cappio. E’ iniziata la cerimonia con viaggi (simbolici) uniti ad insegnamenti.

Ma, benché siano passate soltanto poche ore, non riesco a ricordare distintamente cosa sia successo.

Anche perché (ad un certo momento) la parte di me, che era rimasta fuori, alla fine è stata coinvolta anch’essa. Ed effettivamente la cerimonia mi ha coinvolto molto più di quanto non abbia percepito sul momento.

Ricordo solo che, quando mi è stata tolta la benda dagli occhi, ho visto davanti a me Riccardo che dirigeva la cerimonia. Infatti è il Maestro Venerabile (della Loggia). Tutti gli altri indossavano un cappuccio nero (che copriva loro il volto) e tenevano una spada rivolta verso di me.

Verso di me e non contro di me. Infatti non ho avuto l’impressione che le punte mi fossero contro. Ed il Maestro Venerabile me l’ha anche detto, ma io non ricordo di aver sentito le sue parole, ricordo solo l’impressione di quell’atteggiamento come non ostile.

Quando poi tutti si sono tolti il cappuccio ed il tempio si è illuminato, io ho continuato a non vedere altro che il volto di Riccardo. Non ho visto la faccia dei molti che erano presenti. Malgrado ne conoscessi molti.

Il mio lungo accompagnatore, l’Esperto, mi ha portato fuori del Tempio per rassettarmi gli abiti e per l’istruzione. Allora sono venuti a salutarmi molti presenti che conoscevo.

Ho ancora una gran confusione in me. Mi è stato dato un rituale. Con un po’ di calma comincerò a leggerlo.

Se la cerimonia di questa sera ha avuto la potenza di sconvolgermi, malgrado una parte di me si fosse messa (almeno all’inizio) in posizione esterna, ci deve essere in massoneria una forza enorme che può proiettarci verso l’alto. O forse verso il nostro interiore più profondo.






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