Mio padre ha sempre avuto l'abitudine di annotare ciò che gli capitava. Ho trovato tra i suoi appunti una paginetta che scrisse rientrato a casa la sera in cui entrò in Massoneria.
Ricordo quella sera di tanti anni fa. In quel periodo lavoravo lontano da casa e rientravo solo il venerdì sera. E appunto quella sera, il 13 ottobre del 1972, rientrato ad ora tarda, ci incontrammo in cucina. Lo vidi effettivamente ancora un po' alterato, "su di giri". Sapevo benissimo cosa era successo: io stesso avevo già fatto domanda di affiliazione e sarei entrato due mesi dopo. Ero un po' curioso. Mi disse solo: Vedrai...
Oggi ho trovato in un cassetto ciò che scrisse quella sera (datato: 14 ottobre, ore una - scrisse) subito dopo esserci salutati: il resoconto sommario, forse un po' pedante, del suo rito di iniziazione. Pagine che hanno ancora la freschezza del neofita che ha appena vissuto un'esperienza strana e particolare....
Stasera, dopo cena,
c’è stata la mia iniziazione alla Loggia.
Riccardo T.
mi aveva dato appuntamento al caffè Flamigni (subito dopo cena, alle
20,45). Preso il caffè, abbiamo cominciato a passeggiare. Un lungo
giro, per diverse strade del centro. Dopo una buona mezz’ora
abbiamo imboccato via Bufalini; improvvisamente mi sono ricordato che
lì c’è la casa dove abitava C. (l’avvocato C., notorio
massone, col quale c’erano stati rapporti di lavoro). Forse è la
sede della Loggia, ho pensato. Ed infatti siamo entrati in quella che
era casa C. Riccardo mi ha fatto entrare nella sala d’aspetto
dell’ufficio dell’avvocato D., e di lì in uno stanzino
nero.
C’era un
armadietto con pratiche: si scorgevano al di là delle ante vetrate,
malgrado la luce fioca.
C'era un teschio, una penna, un calamaio su di un
tavolino. Scritte minacciose alle pareti, almeno all’apparenza.
Probabilmente il significato è un’ altro. Il disegno di un gallo.
Un bicchiere d’acqua. Un tozzo di pane.
Sul tavolino anche un
foglio di carta: il “testamento” da riempire rispondendo a tre
domande (1 – Quali sono i doveri dell’uomo verso se stesso?
2 – Quali sono i doveri dell’uomo verso la Patria? 3 –
Quali sono i doveri dell’uomo verso l’Umanità?). Il
simbolo (dell’inizio) di un cambiamento di vita.
Ho scritto le mie
risposte con la grafia più chiara possibile. Così si era
raccomandato Riccardo.
1° Perfezionamento individuale.
Trasformare le proprie passioni in sentimenti positivi. Ricerca della
Verità;
2° Difesa della libertà della Patria, elemento
essenziale per lo sviluppo del1’educazione. Educare i figli ad
essere cittadini attivi. Operare contro l’egoismo, le menzogne ed
il trasformismo politico che possono far scadere 1’idea di Patria.
Amare attraverso la propria Patria tutte le Patrie;
3°
Contribuire allo sviluppo ed al progresso dell’Umanità col
perfezionamento proprio, col perfezionamento della propria famiglia e
della propria Patria. Contribuire a diffondere la fratellanza fra
tutte le genti.
Poi è entrata una
persona con una lunga cappa nera e cappuccio (che gli copriva il
viso). Mi sembrava altissimo. Ho poi saputo (dopo 1’Iniziazione)
che era Enzo G. (il Fratello Esperto).
Ha preso il mio
Testamento ed è scomparso. Di là dal muro sentivo voci confuse. E’
ritornato il lungo nero. Mi ha fatto togliere la giacca, slacciare la
cravatta, mi ha alzato una manica della camicia ed anche una gamba
dei pantaloni. Mi ha bendato e mi ha condotto fuori (dallo stanzino).
Abbiamo attraversato delle stanze e l’Esperto mi ha fatto bussare
ad una porta.
E’ iniziato un
dialogo (sulla mia identità, qualità ed intenzioni) fra lui ed
un’altra persona, dialogo (ad alta voce) poi ripetuto, tre volte mi
sembra, da altri nel locale in cui la Loggia era riunita.
Non mi è
sembrato questo ripetere frasi, che tutti possono udire ben
distintamente la prima volta, una cosa inutile. Probabilmente è un
rafforzare un qualche cosa che ancora non conosco.
Si è verificato in
quel momento un fenomeno, constatato anche altre volte: mentre una
parte di me si è lasciata coinvolgere in quello che accadeva,
l’altra parte si è posta come fuori di me stesso, in condizione di
osservazione, anche critica.
Mi hanno fatto
entrare. Sempre bendato, con gli abiti scomposti, ed al collo un
grosso cappio. E’ iniziata la cerimonia con viaggi (simbolici)
uniti ad insegnamenti.
Ma, benché siano passate soltanto poche ore,
non riesco a ricordare distintamente cosa sia successo.
Anche perché
(ad un certo momento) la parte di me, che era rimasta fuori, alla
fine è stata coinvolta anch’essa. Ed effettivamente la cerimonia
mi ha coinvolto molto più di quanto non abbia percepito sul momento.
Ricordo solo che, quando mi è stata tolta la benda dagli occhi, ho
visto davanti a me Riccardo che dirigeva la cerimonia. Infatti è il
Maestro Venerabile (della Loggia). Tutti gli altri indossavano un
cappuccio nero (che copriva loro il volto) e tenevano una spada
rivolta verso di me.
Verso di me e non contro di me. Infatti non ho
avuto l’impressione che le punte mi fossero contro. Ed il Maestro Venerabile me
l’ha anche detto, ma io non ricordo di aver sentito le sue parole,
ricordo solo l’impressione di quell’atteggiamento come non
ostile.
Quando poi tutti si
sono tolti il cappuccio ed il tempio si è illuminato, io ho
continuato a non vedere altro che il volto di Riccardo. Non ho visto
la faccia dei molti che erano presenti. Malgrado ne conoscessi molti.
Il mio lungo
accompagnatore, l’Esperto, mi ha portato fuori del Tempio per
rassettarmi gli abiti e per l’istruzione. Allora sono venuti a
salutarmi molti presenti che conoscevo.
Ho ancora una gran
confusione in me. Mi è stato dato un rituale. Con un po’ di calma
comincerò a leggerlo.
Se la cerimonia
di questa sera ha avuto la potenza di sconvolgermi, malgrado una
parte di me si fosse messa (almeno all’inizio) in posizione
esterna, ci deve essere in massoneria una forza enorme che può
proiettarci verso l’alto. O forse verso il nostro interiore più
profondo.
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