martedì 6 ottobre 2015

Gabinetto di Riflessione 3

(continua dal post precedente)

Prima del Rito di Passaggio a Compagno Ulisse si ritrova nel Gabinetto di Riflessione appunto a riflettere. Il Vecchio Copritore lo invita a concentrarsi su quanto lo aspetta.

Ricordati che da qualche parte – continua ancora il Vecchio Copritore – esiste un tuo Fratello, legato a te da vincoli più forti dei legami di sangue. E’ il tuo uguale e contrario. Sali e risali sulla Scala Curva e cerca di capire».

Ulisse sobbalza a queste parole. Che il Vecchio Copritore si riferisca a...? No, impossibile. Non ne aveva mai parlato con nessuno. Ulisse temeva infatti che solo ipotizzare la presenza invadente e invasiva di quel qualcuno dentro di lui, che aveva chiamato Ulisse-2, la sua petulanza nel fargli osservazioni sgradevoli quanto inopportune, avrebbe instillato nelle menti degli interlocutori il sospetto di una specie di “anormalità” psichica da curare al più presto. Infatti – concludeva sconsolato – è accettabile che ad “udire” le “voci” sia una Giovanna d’Arco e magari è pure ammirevole; ma se le voci le ode un Ulisse qualunque, ahimè viene considerato un caso patologico da curare.

Che il Vecchio Copritore sospetti qualcosa? Che ne abbia parlato con qualcuno? Oppure che qualche Fratello di Loggia, più perspicace, abbia detto qualcosa al Vecchio Copritore sapendolo capace di parlare con Ulisse? E perché qualcuno dovrebbe “impicciarsi degli affari suoi”?

Il Vecchio Copritore conclude: «Ora Ulisse ti lascio. Resta qui, concentrati, rifletti».

Quindi esce, lasciandolo ancora una volta chiuso in quell’angusto stanzino.
«E non pensi invece – eccolo lì l’Ulisse-2, puntuale come l’influenza d’inverno! – che magari quel Fratello (se poi è proprio andata come pensi tu) presunto impiccione, semplicemente abbia desiderato aiutarti ed esserti vicino?».

«Rifletti, Ulisse. – continua imperterrito – Per entrar qui dentro hai dovuto varcare una porta. Ma è solo una porta simbolica. Se vuoi che questa esperienza diventi significativa devi oltrepassare anche la vera tua porta interna».

«Ma qui dentro ci son già stato – ribatte Ulisse – E ritornarci non è prescritto. Può essere solo utile».

Ulisse-2 ha la risposta pronta: «Solo utile? Certo. Ma appunto perché utile devi passare questa porta. L’altra volta ti aiutò la tua emotività, acuita dal contesto (la “sceneggiata dell’uomo mascherato” direbbe un minus habens). Ora ne sai un po’ di più e sai che non devi affidarti all’emotività (o almeno non solo all’emotività), ma devi ampliare la tua visuale, essere più freddo ma contemporaneamente più sereno.

Qualcuno dice che c’è una Massoneria calda ed una fredda, ed io accetto questi termini. Li accetto ma ne stravolgo il senso, in origine un po’ troppo denigratorio. Per me la Massoneria “calda” è quella dell’Apprendista e la Massoneria “fredda” è quella del Compagno».

«E quella del Maestro, cos’è? Massoneria tiepida?» ribatte piccato Ulisse, che stava stufandosi di tutti quei discorsi (Nemmeno qui dentro si può stare un po’ in pace, da soli – pensa, calcando su quel da soli illudendosi di non venir ascoltato dal suo interlocutore).

«Quella del Maestro? Ma è semplicemente Massoneria» conclude Ulisse-2.

(continua)

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