I tre, Alceo, Callisto e Mentore stanno parlando nel trivio. Una domanda sorge spontanea: che hanno a che fare tagliatelle e cappelletti con la Massoneria? Beh, noi siamo abituati a dividere e classificare tutto, per cui mettiamo le tagliatelle nel reparto Gastronomia e l'Apprendista nel reparto Massoneria. Ma forse il mondo è allo stesso tempo più semplice e più complesso di quanto immaginiamo.
Una regola è certo quella che fa della Massoneria un atteggiamento dell'uomo, per cui puoi far massoneria con tutto e su tutto, anche con una foglia caduta in autunno o un sasso del cortile...
E anche con un piatto di tagliatelle al ragù. Certo qualcuno può storcere il naso al pensiero di trattar di ragù in Loggia, ma vi assicuro che è successo, e non per discutere del menù di un'agape (cosa piuttosto frequente, purtroppo!) ma come spunto di ricerca di equilibrio e di bellezza. E se non è Libera Muratoria questa...
LA RICETTA
Alceo ha appena conosciuto una
ricetta nuova. Si trovava ospite in una casa e gli avevano offerto un
piatto di tagliatelle al ragù. Non ne aveva mai sentito parlare.
L'aveva assaggiato e ne era rimasto entusiasta, tanto da volerne
riprodurre la bontà.
Lì, fermi al trivio, seduti su
morbida erba profumata, Alceo cerca di descrivere agli altri le
sensazioni provate assaggiando quel piatto: morbide, eppur sode,
striscioline di pasta unite tra loro da un condimento particolare,
creato con mescolanza e amalgama di vari sapori di carne e dell'orto,
sobbollendo per lungo tempo.
Ecco
la lista, che Alceo ha debitamente redatto nella dotta lingua dei
dotti. Bubŭla
(cioè carne di bovino) et
spectĭle
(la nostra pancetta) nella rigorosa proporzione 1 a 0,5. E ancora:
carōta,
apĭum
(il sedano) et
cepa
(la cipolla); solanum
lycopersicum (il
pomodoro) passato, lac
(il
latte) et
vinum
album
(bianco). Infine paucum
ius
(che non è il diritto ma semplicemente il brodo), oleum
aut butyrum (olio o
burro). E ancora sal
et
piper quamlĭbet.
Da ultimo in
coqui libero arbitrio flos lactis
(cioè: facoltativamente panna).
*
Callisto ascolta attentamente Alceo.
Coglie subito la capacita dell'interlocutore di costruire un discorso
corretto. Certamente Alceo si è impadronito della tecnica di
parlare. Esprime chiaramente ciò che vuol dire e questo dimostra la
serietà del suo studio.
Già, la serietà... Non significa
evitare il ridere, ma impegno nel lavoro, comprensione della sua
importanza; serietà significa essere in grado di assolvere i propri
doveri. Ma serietà è anche conoscere i propri limiti e non
pretendere l'impossibile.
Tuttavia Callisto riconosce che il
lavoro di Alceo è ancora troppo rigido, accademico quasi, di quel
"sapore di accademia" che codifica il sapere e così lo
trasmette senza rendersi conto che il codificar troppo è quasi
sinonimo di sterilizzare, e trasmettere così una pappina uniforme,
tutta uguale, senza le sfumature di sapori di un buona e varia
bistecca, magari un po' duretta ma gustosa, o di un frutto saporito e
succoso anche se un po' beccato da uccelli golosi.
E' interessante la sua ricetta del
ragù, ma troppo scolastica. Bello l'uso del latino, ma forse non
appropriato per l'argomento. Sembra quasi di aver ascoltato una
ricetta di Apicio (il cuoco della Roma del primo secolo), però
congelata quasi dalla lontananza temporale e oggi impossibile da
replicare.
Invece per trattare un certo argomento bisogna prima
impadronirsene con il fisico e con l'animo, amarlo, immedesimarcisi,
altrimenti si resta all'esterno e si è come l'astemio che vuol
parlare di vini o il vegetariano che insegna a gustare lo stracotto
al vino rosso.
A Callisto pare che un piatto debba
essere strettamente legato al posto, al territorio, come dicono
alcuni snob. Per poterne comprendere lo spirito bisogna penetrare la
vivanda, comprendere come e perché vengono usati quegli ingredienti,
oppure perché ne vengono usati altri (per necessità o per gusto o
per comodità o per tradizione). Insomma: avere, per l'oggetto delle
nostre riflessioni, sentimento, pensiero, inclinazione, prudenza. Gli
risuonano ancora nelle orecchie gli ammonimenti del suo vecchio
maestro: Devi essere avveduto e prudente, esaminare con equilibrio
l'intima ragione delle cose.
Insomma - si diceva - bisogna aver
senno, saper discernere e giudicare.
Ma non un giudizio che faccia sorgere
il senso dell'errore e la preoccupazione di avere sbagliato, quanto
il suggerimento dell'esistenza di altre sfumature non colte: insomma
l'altra faccia della medaglia.
Avanza alcune osservazioni.
Per prima cosa non ci può essere
rigidità nella scelta degli ingredienti.
Si vuole il ragù classico? Allora ci
vuole una precisa proporzione tra bovino e suino e un sufficiente
tempo di cottura.
Si vuole un ragù veloce? Con gli
stessi ingredienti nelle stesse proporzioni si può cuocere il tutto
per un tempo inferiore ottenendo un piatto ancora gustoso, pur non
all’altezza del precedente.
Ci sono avanzi di carni? Variamo pure
ingredienti e proporzioni. Si otterrà non certo il ragù, ma
sicuramente un sugo altrettanto valido per condire.
Caro Amico - conclude Callisto
rivolto ad Alceo - non esiste una ricetta generale e teorica: questa
è solo metafisica. Tutte le ricette debbono essere calate nella
realtà fisica e la ricetta metafisica assume veste materiale. Ecco
che la metafisica diventa solo un'aspirazione dell'uomo, un puro
ideale, una pura forma,... una meta, e non un qualcosa di concreto.
Sono gli ingredienti e la mano del cuoco a "fare" un piatto
applicando quella ricetta.
Il cibo di un popolo dipende dal modo
di vivere del popolo, dalle risorse disponibili e anche dagli usi e
dalle costumanze.
Così l'uso di condire con grasso
animale (nel ragù il grasso di maiale) può semplicemente derivare
dall'abbondanza di tale ingrediente in quel territorio. Altrove, dove
il clima è più mite, si utilizzerà olio e in altri paesi, dediti
all'allevamento di animali, burro oppure, se dediti alla pesca, olio
di pesce.
Così non può essere categorico
l'uso della pancetta. In territori limitrofi si preferisce l'olio di
oliva dal sapore più delicato. E per sottolinearne la delicatezza
non è appunto opportuno ridurre la quantità del maiale?
Callisto descrive la "sua"
ricetta del ragù, quella che preferisce per condire le tagliatelle.
Una parte di carne macinata bovina e
mezza di suino (e non pancetta) e poi sedano, cipolla e carota.
Infine abbondante pomodoro passato, olio e sale quanto basta. E' più
semplice dell'altra, ma "meno pasticciata" e alla lunga più
delicata.
(continua)
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