Siamo giunti al termine della nostra affabulazione. Tre persone si sono incontrate, hanno parlato, si sono scambiate idee ed opinioni, hanno riflettuto insieme ed ora ripartono, dopo appunto una ri-creazione, per un po' compagni di strada. già... com-pagni in un tratto del viaggio della vita.
COMMIATO
La ricreazione è terminata. I tre si
sono incontrati, si sono conosciuti, si sono parlati, si sono appunto
ri-creati. Ora è tempo di proseguire il cammino. E ben venga se
almeno per un po' cammineranno assieme.
Lasciano il trebbio... E qui
interviene il poeta:
Rinnovato hanno
verga d'avellano.
E vanno pel
tratturo antico al piano,
quasi per un
erbal fiume silente,
su le
vestigia degli antichi padri.
Vanno cantando antichi canti, che li
rendono più leggeri.
Serietà, senno e benefizio hanno
dato origine, sobbollendo nel ragù primordiale dell'humus
dell'homo vagans, al giubilo, jùbilum = il gridare per
gioia. Gioia ineffabile che non si può esprimere a parole, ma di
tale intensità che non permette di tacere.
Alceo, Callisto e Mentore vanno,
cantando, esprimendo così la propria letizia. A un certo punto chi
li guarda da lontano li vede quasi confondersi e diventare uno solo.
Alceo, Callisto e Mentore...
Apprendista, Compagno e Maestro... sono diventati il
Libero Muratore.
POSTFAZIONE
E i cappelletti indicati nel titolo?
Potrei sulfureamente suggerire che
spetta al lettore comprenderne il ruolo in un inno alla tagliatella
al ragù.
Oppure enigmaticamente accennare alla
fecondità del contrasto tra tagliatelle al ragù e cappelletti in
brodo.
Ma sinceramente la risposta è molto
più terra terra.
Ch’ing-yuan si riferisce a monti e
acque. Due elementi correlati. Non mi piaceva la correlazione
tagliatelle e acque. Non è più spontaneo correlare tagliatelle e
cappelletti? Si rimane nello stesso ambito culinario, geografico e
temporale. Ecco l'aver messo insieme tagliatelle e cappelletti ha
appunto il significato di non aver nessun significato.
ALTRA POSTFAZIONE
Liberamente
ispirato da Lo
Zen della tagliatella romagnola
di Marco Galizzi (Soc. Editrice “Il Ponte Vecchio”, 2011,
Cesena). In particolare la traduzione in vernacolo romagnolo
dell'aforisma Zen è nel capitolo: La
visione cosmica della tagliatella.
Vi ho apportato l'unica modifica dei cappelletti invece delle acque.
Di Marco (a p. 34) è anche la ricetta del ragù per le tagliatelle
romagnole che ho messo in bocca a Callisto.
Viene citata da Alceo, sia pure in
latino, la ricetta cosiddetta "attualizzata" del Ragù alla
Bolognese, depositata dall'Accademia Italiana della Cucina presso la
Camera di Commercio di Bologna. Ricetta che mi intriga poco per la
presenza invasiva di maiale, vino e latte, per non parlar della panna
liquida.
Non parlo invece dell'altra grande
categoria di ragù, quelli fatti con un unico pezzo di carne non
macinata che sarà il secondo piatto dopo la pastasciutta. Sono
tipici del meridione d'Italia. Un magistrale esempio colto in Sabato,
domenica e lunedì di Eduardo De Filippo.
(fine)
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