(continua dal post precedente)
Nel Gabinetto di Riflessione si compie il viaggio di Ulisse, primo passo per affiliarsi ad una Loggia.
La salda rete della razionalità logica ha avuto un allentamento permettendo di dare uno sguardo "oltre".
Ulisse si rende conto conto che quella strana esperienza è l'inizio di un percorso interiore che sarà difficile interrompere.
Ma questa è la Massoneria...
Il Sogno sognato
Improvvisamente si fece sentire
Ulisse-2: “Tu non sei come credi di essere, ma sei come sei”.
Lapidario come sempre, il buon
Ulisse-2. E non ne sbagliava mai una.
Immerso nel silenzio Ulisse comprese
finalmente di essere diverso da come credeva di essere, e quello che
credeva di essere era forse la maschera che copriva il suo vero
essere. Capì che il lavoro da compiere per frantumare la maschera
del “credere di essere” sarebbe stato lungo e doloroso.
Gli pareva quasi di trovarsi
all’interno di un sogno, come se sognasse di sé che stava
sognando. Ma... sognare cosa?
Ma è semplice: sognare la propria via
e soprattutto l’impegno di camminare.
Insomma, con una parola: sognarsi.
Insomma, con una parola: sognarsi.
Ma allora non era un sogno? O sì?
Sì, era un sogno, ma non un sogno
normale, quelli che ti vengono mentre dormi. Lui non dormiva affatto.
Stava lì, seduto, concentrato su ciò che gli stava capitando; era
un sogno strano, una specie di sogno – non sogno.
Sembrava quasi un colloquio con se stesso, quelli che intavolava con Ulisse-2.
Sembrava quasi un colloquio con se stesso, quelli che intavolava con Ulisse-2.
Una parte del sogno era sicuramente
basato sui propositi e si apriva verso il futuro. Ma un’altra parte
era rivolta verso il passato, sebbene con una caratteristica molto
spiccata che cozzava contro la logica del mondo quotidiano. La mente,
nel sogno, andava indietro. Ma i ricordi che emergevano non erano
ordinati secondo la cronologia degli eventi, bensì con altre chiavi
interpretative, come se il trascorrere temporale ricordato fosse ben
più significativo di una semplice cronologia: tutti (se fossero
interessati) possono sapere della cronologia dei suoi avvenimenti;
solo lui però può giungere al suo trascorso temporale. E
certi eventi che sapeva essere accaduti dopo altri, ora venivano
messi prima come se si fosse guardato più all’importanza fattuale
che ad altro. E così percepì, come dal fondo di un pozzo, alcune
“cose” confuse, perdute nella nebbia di un suo lontano passato,
ma che erano state importanti per la sua formazione.
Si sarebbe potuto dire che Ulisse
perdeva il filo di se stesso? Niente di più sbagliato: nella
confusione di quel simbolico pentolone della sua vita, che aveva
cominciato a rimescolare, dapprima di malavoglia, poi sempre più con
partecipazione appassionata, aveva perso il filo convenzionale di sé,
ma cominciava a sorgere in lui una maniera nuova di comprendere e
quindi di afferrare quello che non era mai riuscito finora a
cogliere: il suo filo, quello che è significativo al massimo,
ma che sfugge agli schemi logici e temporali.
Si sentiva come il chirurgo alla
ricerca di un organo che non è dove dovrebbe essere. Nella ricerca
venivano messe a nudo, in un grande pot-pourri tra organi
fisici e facoltà mentali, le radici dell’orgoglio, delle sue
convinzioni e pregiudizi, dei suoi valori. Gli pareva quasi che tutto
diventasse fluido e rimodellabile e che lui stesso fosse il nuovo
modellatore che modellava se stesso.
Lo farò – si disse Ulisse. E gli
pareva di ritrovarsi bambino davanti al padre a promettere di essere
buono. Ma questa volta era l’impegno di un adulto, impegno preso in
tutta consapevolezza, anche quella di capire che si trattava di un
lavoro che non avrebbe mai avuto fine.
Partenza
Silenziosamente la porta si riaprì e
ricomparve l’uomo mascherato.
Questa volta parlò con voce normale,
più da compagno e guida che da giudice: “Ora sarete sottoposto
ad alcune prove. Ci aspettiamo da voi coraggio e fiducia, condizioni
essenziali per essere ammesso tra noi. Lasciate che vi prepari”.
Ulisse seguì la sua guida, uscendo da
quello stanzino non più inquietante. Il buio era ancora profondo, ma
sapeva di avere un compagno di strada.
Camminare in compagnia è più rassicurante che essere soli. La mente gli fece uno strano scherzo: Compagnia,... Compagno... Chissà da dove derivano queste parole. Ma non poté pensarci più di tanto. L’uomo mascherato lo fermò e gli strinse una benda sugli occhi. Nella sua mente ora turbinavano pensieri confusi. Chiaro su tutti il proposito di ritornare in quello che aveva supposto una prigione, ma si era poi rivelato un vero e proprio laboratorio.
Camminare in compagnia è più rassicurante che essere soli. La mente gli fece uno strano scherzo: Compagnia,... Compagno... Chissà da dove derivano queste parole. Ma non poté pensarci più di tanto. L’uomo mascherato lo fermò e gli strinse una benda sugli occhi. Nella sua mente ora turbinavano pensieri confusi. Chiaro su tutti il proposito di ritornare in quello che aveva supposto una prigione, ma si era poi rivelato un vero e proprio laboratorio.
(fine)
Nessun commento:
Posta un commento