domenica 23 agosto 2015

Il Massone che ride 5

(continua dal post precedente)

Però non è condanna del ridere, ma del ridere inopportuno.

E qui il massone potrebbe ribattere: Appunto, è inopportuno ridere in Loggia.

Questo massone è contro il ridere, non solo contro il ridere inopportuno.

Mentre la tradizione ebraica, per bocca del Rabbi di Lublino insegna che si può, si deve ridere, specie mentre si piange, perché il solo pianto porta alla disperazione e il solo riso rende sciocchi e fa perdere il timor di Dio.

Dunque: ridiamo. Meglio: sorridiamo.

Ma perché il cristianesimo, cioè i fondamentalisti cristiani dei primi secoli erano contro il riso?

Credo che una buona risposta si possa trovare in Umberto Eco, Il nome della rosa. E’ un romanzo un po’ freddino, dalla lettura piacevole, non so di quanto valore letterario, ma certo feconda miniera di informazioni.

Chi ride non crede in ciò di cui si ride, ma neppure lo odia. E dunque ridere del male significa non disporsi a combatterlo e ridere del bene significa disconoscere la forza per cui il bene è diffusivo di sé. Per questo la Regola dice: “decimus humilitatis gradus est si non sit facilis ac promptus in risu, quia scriptum est: stultus in risu exaltat vocem suam”.1

E ancora.

Jorge temeva il secondo libro di Aristotele2 perché esso forse insegnava davvero a deformare il volto di ogni verità, affinché non diventassimo schiavi dei nostri fantasmi. Forse il compito di chi ama gli uomini è di far ridere della verità, fare ridere la verità, perché l'unica verità è imparare a liberarci dalla passione insana per la verità.3

Insomma, in sintesi.

Il riso squassa il corpo, deforma i lineamenti del viso, rende l'uomo simile alla scimmia.4

Ecco qui forse sta il succo del problema.

Per una concezione integrale e fondamentale della vita e della religione (per non dire integralista e fondamentalista), in cui l’uomo era visto come creato ad immagine e somiglianza di Dio, qualunque atto che modificasse, sia pure per un momento, il bel sembiante era visto come contrario a Dio e originato dal demonio.

Se, di più, pensiamo alla risata a crepapelle, la cosiddetta risata di pancia, quella che senti nascere dalle viscere e che ti fa poi scuotere tutto il corpo, quella irresistibile scoppio di energia liberatoria che ti pulisce la mente dalle impurità fosche del tuo mare interiore; se pensiamo a quel tipo di ridere, allora possiamo ben capire come si sia potuto fantasticarne demoniaca l’origine. Le viscere sono la parte più bassa della pancia e stanno - ahi! Ahi! – vicino agli organi sessuali, proprio gli organi, per i nostri fondamentalisti, origine del male nel mondo. E così – per loro – la creatura del bel sembiante viene quasi trasmutato in un piccolo Satana, che non solo non va retro, ma al contrario avanza.

Ferrea convinzione, la loro, ben tetragona ai colpi di ventura, che pare proprio quel masso che dal vertice di erpa ripa montana... batte sul fondo e sta. Ferrea convinzione, che lì sta, che fu solo scalfita dalla letizia di Francesco di Assisi e che ancora oggi dipana in molti le sue influenze, anche se non più per quei lontani motivi.

La risata, il ridere provoca una contrazione dei muscoli e quindi la deformazione del bel sembiante. A quegli occhi parziali, che non erano in grado di “vedere” il mondo e lo filtravano attraverso una lente ideologica strana, come gli occhiali polaroid che “filtrano” la luce e quindi mostrano non tutta la visione, ma solo una sua parte, a quegli occhi limitativi pareva proprio la deformazione del volto di Dio.

Così è il fondamentalista, qualunque fondamentalista. Così è l’integralista, qualunque integralista. Hanno occhiali colorati e non riescono a vedere tutte le sfumature: si accontentano di ciò che vedono e che pensano sia la verità.

Non si pongono il problema se ciò che vedono sia completo, sia corretto, sia deformato. Vedono solo così, e così è. Non si accorgono di perdere tanto...

La loro Massoneria è seria, severa, puritana, formale; insomma: tetra. Non sanno distinguere tra lo spirito dell’esser Massoni e i particolari dell’esser Massoni; non sanno distinguere tra lo spirito generale della Massoneria (aspetto dello spirito universale dell’Umanità) e i particolari (appunto: particolari contingenti) attraverso i quali lo spirito si realizza in quel particolare momento.

Sono come quel tizio che dovendo scegliere tra due bottiglie di vino si fa prendere dall’etichetta o dalla forma della bottiglia e non dal contenuto.

Oppure come quell’altro che riempì il suo mobile libreria in base al colore delle copertine e, tanto per dire, mise Guerra e pace vicino al Manuale delle Giovani Marmotte perché l’accostamento dei colori delle copertine era piacevole. E non si sognò mai di leggerli, quei libri.

NOTE
 
1  Umberto Eco, Il nome della rosa, Milano, 1980, p. 105.

2  E' appunto l’opera di Aristotele che tratta del ridere. L’autore immagina che l’ultima copia esistente sia stata volutamente distrutta nel rogo della biblioteca del convento.

3 Ivi, p. 374.

4 Ivi, p. 105.

(continua)

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