Secondo il Rituale la preghiera deve essere scelta fra le tre seguenti:
1.
Divino Padre, possa la Tua grazia scendere su me così come io mi inginocchio all’Altare. Possa una parte della Tua saggezza essere da me ricevuta affinché io tracci sul tavolo da disegno progetti accettabili alla Tua vista. Alimentami con cibo adatto affinché io rimuova la paura che, sazio, Ti rinneghi. Possa la mia pietra essere la Tua roccaforte. Per tutta questa opera indirizzami e guidami. Amen.
2.
Proverbi, 30 8-9: Tieni lontano da me falsità e menzogna e dammi quello che è necessario per vivere, senza farmi né ricco né povero. Se fossi ricco potrei rinnegarTi pensando di non aver bisogno di Te; se fossi povero potrei rubare disobbedendo alla Tua volontà.
3.
Salmi 31 1-4: In Te, Signore, ho trovato rifugio, fa che non resti mai deluso. Tu che sei giusto, mettimi al sicuro. Ascoltami, corri a liberarmi. Sii per me una fortezza invincibile, la roccaforte che mi salva. Sei Tu la mia roccia e la mia difesa. Fà onore al Tuo nome, conducimi e guidami.
Al termine Hiram Abif puntualizza ad Adoniram che riceverà la Parola di Maestro solo al completamento del Tempio. Il rituale è eloquente: Hiram risponde ri-velando l'essenza della Parola.
Mio carissimo amico Adoniram, non so quando la potrai ricevere poiché fu concordato tra Salomone Re d'Israele, Hiram Re di Tiro e me stesso, che la Parola di Maestro possa essere conosciuta soltanto quando il Tempio sarà ultimato ed, allora, solo alla presenza di tutti e tre.Ritorna il motivo del Tre, ma ritorna anche il motivo della perdita della Parola non perché l'unico possessore sia stato improvvisamente ucciso (come nella leggenda del Terzo Grado), ma perché la trasmissione può avvenire con la triplice presenza. E' una questione più sottile: non si perde (per scomparsa dell'unico detentore) la Parola, viene meno la possibilità della trasmissione della Parola, per cui si è obbligati al declassamento dalla trasmissione rituale alla trasmissione virtuale. In questo quadro si inseriscono le considerazioni che Hiram svolge ad Adoniram (che aveva chiesto la Parola di Maestro) durante le tre deambulazioni.
Sono considerazioni di una drammaticità attuale e, pronunciate all'interno del rito, producono effetti palpabili che fanno riflettere nel profondo di se stessi.
Immaginiamo la scena. Hiram ha pregato (per parte mia preferirei la seconda delle tre “preghiere” - altrove svolgerò le mie considerazioni sulla presenza della "preghiera in un lavoro rituale massonico) e si reca alla Tavola da Disegno. Lo avvicina Adoniram e gli chiede quando potrà ricevere la Parola di Maestro (naturalmente l'approccio è diverso dai tre compagni infedeli che pretendevano la Parola); Hiram risponde che potrà averla solo al compimento del Tempio con la presenza contemporanea dei tre Maestri. Ma Adoniram obietta, ragionevolmente ma colpendo nel profondo: che succederebbe se uno dei tre morisse prima? come potrebbe allora ricevere la Parola?
L'obiezione colpisce Hiram. Il problema esiste e sembra insormontabile: la Parola dovrà dunque perdersi? Prende Adoniram sotto braccio e “viaggia” con lui attorno all'Ara.
Ascoltiamo Hiram.
PRIMA DEAMBULAZIONE
Compagno Adoniram, quello della morte è un argomento che non può essere trattato superficialmente da coloro che sono soggetti al suo potere. Il giovane può morire, il vecchio deve morire, il più saggio non sa quando morrà. Ma non c'è nessuno che può sfuggire a questo inesorabile destino. Anche il più giovane che si trova sopra questo pavimento a scacchi è coperto dall'ombra della morte la cui mano invisibile si protende contemporaneamente su Re Salomone e sul suo trono d'avorio. Noi camminiamo sulle ceneri di tutte le generazioni, che hanno percorso questa strada prima di noi; ed a loro volta le nostre stesse ceneri si uniranno a quelle. Non è da me, Compagno Adoniram, sperare di essere sottratto dal comune destino dell'uomo. Io non potrò vivere tanto da vedere il Tempio ultimato. La Parola di Maestro andrà persa... E se morrò... (indica l'Ara e batte tre colpi per terra) la Parola Sacra sarà sotterrata qui!
SECONDA DEAMBULAZIONE
Compagno Adoniram, la morte conclude il lavoro di un uomo. Da quel momento in poi le generazioni successive potranno costruire o conquistare ogni cosa ma egli non ci sarà. Una mente fertile, una mano esperta, un braccio vigoroso, sono purtroppo inutili nella bara. Come ha detto il nostro Eccellente Re Salomone: «I morti perdono la loro saggezza, i loro affetti, le loro inimicizie e le loro gelosie poiché ormai sono cessate e non fanno più parte di alcuna cosa che avvenga alla luce del sole». Quale sprone è questo, per un uso proficuo del nostro tempo e delle nostre capacità, se non di spingerci a utilizzarlo proficuamente fin quando le nostre forze dureranno ed affinché il nostro lavoro sia completo prima del Sabato dell'Eternità. Il mio lavoro, Compagno Adoniram, non è completo; tuttavia ho lavorato a lungo e infaticabilmente per eseguirlo. Io non potrò vivere tanto da vedere il Tempio ultimato. La Parola di Maestro andrà persa... E se morrò... (indica l'Ara e batte tre colpi per terra) la Parola Sacra sarà sotterrata qui!
TERZA DEAMBULAZIONE
Compagno Adoniram, è attraverso il cancello della morte che noi troveremo l'ingresso al luogo della paga, della ricreazione e del riposo. Il Supremo Maestro dell'Universo, davanti al quale noi ci inchiniamo in adorazione ed il cui occhio onniveggente ha guidato i nostri lavori nella Loggia terrena, promette di diffondere su di noi, nella Loggia Celeste, tutte le gioie e le glorie del Sabato Eterno. Dopo che la forte mano della morte ha livellato tutti nella umiliazione della bara, l'Onnipotente Mano del Supremo Maestro prevarrà ed esalterà ciascun Fratello alla gloriosa compagnia di quella indissolvibile Loggia. Là, i disegni tracciati sulla Tavola da disegno saranno visti finiti. Là, l'adorazione della Dodicesima ora sarà ininterrottamente goduta. Là, la luce del giorno splenderà eternamente. Là, i veli del dubbio e della oscurità cadranno dai miei occhi e le sagge indicazioni del Divino Architetto appariranno in tutto il loro splendore. Con questa luce di fede che batte su di me, oh Morte! non temo il tuo colpo. La mia speranza, Compagno Adoniram, è nella Loggia Suprema verso la quale mi sto avviando. Io non potrò vivere tanto da vedere il Tempio ultimato. La Parola di Maestro andrà persa... E se morrò... (indica l'Ara e batte tre colpi per terra) la Parola Sacra sarà sotterrata qui!
Tralascio i riferimenti religiosi e il quadro indiscutibilmente cristiano (specie nella terza deambulazione): ormai il camminatore ha ben superato la religione e non se ne preoccupa.
Osservo invece che al Maestro Reale si insegna che la Parola andrà perduta, mentre come Maestro dell'Ordine l'aveva già ritrovata [ma secondo la ritualità anglosassone ne aveva ritrovata una sostitutiva] e come Maestro dell'Arco Reale aveva scoperto che la Parola perduta è il nome di Dio. Qui l'insegnamento è più profondo. “Storicamente” (la “storia” come affiora dalle leggende muratorie - mitologicamente "più vera" della storia reale) ci troviamo durante la costruzione del primo Tempio, poco prima dell'uccisione di Hiram da parte dei cattivi compagni e ovviamente prima della ricostruzione del secondo Tempio (contesto della leggenda dell'Arco Reale), quindi dovrebbe essere il necessario prodromo alla futura perdita e al posteriore ritrovamento (molti esegeti del grado infatti intendono così).
Credo invece che l'insegnamento sia più profondo. Il Massone Eletto non nasconde nell'eventualità di perdere, ma nasconde perché sa che la Parola verrà persa. E quelle che verranno poi ritrovate? Tutte le Parole ri-trovate in qualunque grado muratorio sono solo Parole Sostitutive, forse qualcuna meno approssimativa di altre, ma tutte sostitutive. La vera Parola sarà sotterrata all'Ara. Il simbolo del grado, un triangolo spezzato, individua proprio l'insegnamento del grado: la Parola verrà perduta. Non esiste una Parola che verrà ritrovata definitivamente: ognuno dovrà indirizzare il proprio cammino alla ricerca. La cazzuola e la spada vengono inseriti nel triangolo spezzato e indicano le due modalità di ricerca: la costruzione di qualcosa e la difesa di qualcosa.
La ricerca della Parola si intreccia inestricabilmente con la vita del ricercatore al quale Hiram indica tre prospettive o - meglio - una triplice prospettiva: ineluttabilità della morte, impegno nel lavoro prima della morte, livellamento della morte (tralascio ciò che sarà “dopo” la morte in quanto pertinente al religioso e/o al “post-massoneria”). La prospettiva comunque è la stessa: la morte. L'uomo deve morire. Possiamo eventualmente aggiungere: morire a questo piano fisico. La morte è il “compimento dell'opera”. L'uomo saggio non va contro un evento naturale che non può essere evitato, ma sa che esiste un tempo giusto per ogni cosa, glielo ha ribadito il 1° Sorvegliante a mezzanotte in punto: Maestro Venerabile, tutto è giusto e perfetto.
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