domenica 11 ottobre 2009

6.3 Maestro dell’Arco Reale

Al di là della già citata suddivisione nei quattro sistemi (americano o Arco Reale del Rito di York, inglese o Arco Reale di Gerusalemme, irlandese e scozzese) formalmente diversi, credo vada sottolineata una caratteristica fondamentale.
La pregnanza muratoria del lavoro dell’Arco consiste nella costruzione cosciente, applicando le leggi della geometria e della fisica (cioè dell’Architettura), ma la cerimonia si svolge non sul “costruire”, bensì sul “trovare” (anche se il “costruire” appare nello sfondo).

L’applicazione delle leggi è il lavoro manuale. Sottolineo manuale, perché costruire è soprattutto sacrificio e fatica individuale, non disquisizione intellettuale o peggio intellettualistica. La fatica fisica, simbolicamente intesa, insegna l’umiltà e ti cambia; la disquisizione intellettuale invece soddisfa il tuo ego e la tua pigrizia e autoesalta il tuo delirio di onnipotenza.

La giustificazione simbolica del sistema dell'Arco dovrebbe trarre legittimità dal terzo grado.

A mio parere il condizionale è d'obbligo.

La morte di Hiram fa venir meno la possibilità di comunicare la Parola. Nei rituali muratori del Terzo Grado viene inizialmente espresso lo sconforto per la perdita della Parola, perdita che si ritiene irrecuperabile. Successivamente nei rituali latini la Parola viene ritrovata; ma in quelli anglosassoni (cfr. per esempio l'Emulation e il Duncan) ci si accorda che per Parola si sarebbe presa la prima pronunciata alla scoperta del cadavere e per Segno il primo eseguito sempre alla scoperta del cadavere, che viene trovato per la presenza di un ramo di acacia spezzato, legando così la morte-rinascita del maestro al simbolismo vegetale.

Dunque la Parola ritrovata nel terzo grado risulta una parola sostitutiva. Del resto anche nel quarto grado del Rito Scozzese Antico ed Accettato, che senza soluzioni di continuità riprende il racconto hiramitico, viene esplicitamente dichiarato che la Parola non è stata ancora ritrovata.

Nell'Arco Reale viene definitivamente ritrovata in un contesto vetero-testamentario: ritorno dalla prigionia babilonese (sistema americano, inglese e scozzese) o riparazione e restaurazione del Tempio al tempo di re Giosìa (sistema irlandese). In entrambi i contesti si ritrova il Libro Sacro e quindi la Parola.

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