La citazione di Emerson, riportata ieri, è stata posta da Isaac Asimov all'inizio del racconto breve Notturno, scritto nel 1951 e considerato uno dei più bei racconti di fantascienza.
La
storia si svolge su un lontano pianeta illuminato da sei soli, che
gode quindi di un eterno giorno e continuo clima mite. Gli abitanti
di quel pianeta non hanno mai visto il cielo buio e hanno sviluppato congeniti e insopportabili timore, panico e fobia del buio stesso.
Una setta religiosa sostiene che, se dovesse arrivare il buio, la civiltà terminerebbe; ed effettivamente nella storia archeologica si trovano a intervalli di circa duemila anni tracce di incendi catastrofici che sicuramente hanno distrutto le civiltà del tempo.
Alcuni scienziati sono giunti alla conclusione, sulla base della legge di gravitazione universale, da poco scoperta, che ogni duemila anni, mentre cinque soli sono sotto l’orizzonte e non sono quindi visibili, una luna, non individuabile nella luce del continuo giorno, causa un’eclisse totale su tutto il pianeta dell’unico sole in cielo, permettendo l’apparizione delle stelle.
L’evento (il buio e le stelle) provoca il crollo della civiltà: una autodistruzione originata dalla follia dell’uomo di quel pianeta che, incapace di reggere la visione del notturno cielo stellato, impazzisce.
Una setta religiosa sostiene che, se dovesse arrivare il buio, la civiltà terminerebbe; ed effettivamente nella storia archeologica si trovano a intervalli di circa duemila anni tracce di incendi catastrofici che sicuramente hanno distrutto le civiltà del tempo.
Alcuni scienziati sono giunti alla conclusione, sulla base della legge di gravitazione universale, da poco scoperta, che ogni duemila anni, mentre cinque soli sono sotto l’orizzonte e non sono quindi visibili, una luna, non individuabile nella luce del continuo giorno, causa un’eclisse totale su tutto il pianeta dell’unico sole in cielo, permettendo l’apparizione delle stelle.
L’evento (il buio e le stelle) provoca il crollo della civiltà: una autodistruzione originata dalla follia dell’uomo di quel pianeta che, incapace di reggere la visione del notturno cielo stellato, impazzisce.
PS - Consiglio la lettura preventiva
della novella di Asimov facilmente reperibile con una breve ricerca in rete.
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Pensieri iniziali
Rituale
GOI
M. Ven.
Fratello 1° Sorvegliante, che cosa chiedete per il Candidato?
1°
Sorv. La Luce, Maestro Venerabile.
M. Ven.
Che la Luce sia al terzo colpo del mio Maglietto (Colpi lenti ●●●).
Rituale
Emulation
M. Ven.
Avendovi tenuto per
parecchio tempo nell’oscurità, qual è, al momento, il desiderio
predominante del vostro cuore?
Candidato
(il
2° Diacono suggerisce)
La Luce.
M. Ven.
Fratello 2° Diacono,
restituite al Candidato questa benedizione.
Rituale
Duncan
M. Ven.
Fratelli, allargate le mani e assistetemi a portare il nuovo fratello
alla luce.
I
fratelli circondano l'altare e fanno il segno “duegard” di
Apprendista.
M. Ven.
Nel principio Dio creò i cieli e la terra. La terra era informe e
vuota, le tenebre coprivano la faccia dell'abisso e lo Spirito di Dio
aleggiava sulla superficie delle acque. Dio disse: «Sia luce!» E
luce fu.
All'ultima
parola “luce” il 1° Diacono fa cadere la benda dagli occhi del
candidato e gli toglie il cappio dal collo....
Il buio.
Cosa è il buio?
L’intellettuale lo definisce come
“assenza della luce”. Cioè non lo definisce affatto.
In genere infatti dire di qualcosa che
è la mancanza di qualcos’altro non è una definizione. La
definizione sana, onesta, vera, è quella che ti permette di capir
subito di cosa si parla. Così se io definisco un triangolo come un
poligono con tre lati, sapendo cosa è un poligono e cosa è un lato
so subito cosa è un triangolo.
Ma... “buio”?
Beh, parlandone come assenza di luce,
posso sapere cosa è il buio?
Certo - risponde qualcuno - Se è buio
tu non puoi vedere.
Ma io non vedo anche se sono in una
nebbia fittissima, eppure non è buio. Non vedo nemmeno se sono in
quelle camere delle stazioni termali sature di vapore. Eppure non
sono buie.
Ma se è buio – ribatte quel qualcuno
– è tutto nero e non vedi nulla, mentre in mezzo alla nebbia vedi
sempre qualcosa.
E se invece di nero è marrone molto
scuro? O blu molto scuro? Anche in questo caso non vedi, ma è buio?
E se sono abbagliato da una forte luce non vedo, ma è buio?
E... se fossi cieco? Non potrei vedere
anche se non c'è il buio.
Capirete che su questa strada si potrà
andare avanti per molto senza però raggiungere risultati
apprezzabili.
Noi, quasi geneticamente, crediamo che
la luce sia la condizione “normale” del nostro mondo e che
l’anomalia sia il buio.
Ma non sappiamo comprendere né capire,
né con la ragione né con l'intuizione: né con la Forza né con la
Bellezza.
La Forza ci dice che la luce è una
radiazione elettromagnetica con lunghezza d’onda compresa fra 350 e
750 nanometri (un nanometro è un milionesimo di millimetro, quello
che fino a pochi anni fa veniva chiamato micron). Le radiazioni con
lunghezza d’onda inferiore a 350 o superiori a 750 non sono luce.
Sono allora buio?
La Bellezza ci dice che le radiazioni
al di fuori dell’intervallo suddetto non sono buio, perché sono
esattamente la stessa cosa delle radiazioni all’interno
dell’intervallo e tra queste e quelle l’unica differenza è la
lunghezza d’onda1.
Quindi è insoddisfacente parlare di
luce e di buio: la fisica ci insegna che luce e buio sono la stessa
cosa, con una sola piccola differenza nella lunghezza d’onda.
Deve intervenire la Sapienza per
risolvere una dualità che pare pure artificiosa; la Sapienza, che
per sua natura è salita e sale continuamente sulla scala curva.
La natura ha dotato gli animali, e
quindi pure l’uomo, di un organo capace di cogliere proprio quelle
particolari onde che noi chiamiamo luce, e di non cogliere le altre
(il buio). E quindi sul pianeta terra luce è ciò che ci fa vedere e
buio è ciò che non ci fa vedere, con confini tra il vedere e il non
vedere estremamente individuali.
Ma se passiamo dalla fisica ad altro,
il discorso è diverso, molto diverso. Infatti se fisicamente luce e
buio sono la stessa cosa, simbolicamente la situazione è diversa.
Molto più complessa.
La luce è collegata al vedere e il
buio al non vedere.
Simbolicamente la contrapposizione
resta: vedere e non vedere, luce e buio, luce e tenebre.
Simbolicamente l’uomo ha collegato il
vedere fisico anche al vedere psicologico, animico, spirituale, e
così via: vedere è conoscere, sapere; non vedere è non conoscere,
non sapere. Il vedere spirituale viene fortemente legato al bene e il
non vedere spirituale al male.
Ecco quindi che il contrasto luce e
buio si trasforma nel contrasto gnoseologico conoscenza e ignoranza,
e nel contrasto etico (drammatico) bene e male.
Ma se il contrasto fisico non esiste,
allora che si può dire degli altri contrasti? Potremmo forse dire
che conoscenza e ignoranza sono la stessa cosa? E che bene e male
sono la stessa cosa?
La domanda è forte. Io credo che nel
cammino si dovrà giungere ad una tappa (che probabilmente sarà un
percorso piuttosto che un punto ben precisato e certamente non sarà
nemmeno in questo piano) dove il caminante2
comprenderà la limitatezza dei contrasti e la necessità di
superarli. Invece in questo piano, dove attualmente siamo, è molto
pericoloso affermare tout court la necessità di superare il
contrasto bene-male, perché temo inevitabilmente diventi una
non-scelta che al contrario fa scegliere l’alternativa peggiore.
NOTE
NOTE
1 Esistono
animali che “vedono” al di fuori dell’intervallo indicato: per
esempio le api vedono l’ultravioletto (lunghezza d’onda maggiore
di 750) e altri l’infrarosso (lunghezza d’onda minore di 350).
Del resto, anche noi percepiamo l’ “assenza di luce”: ci
scaldiamo e cuociamo cibi all’infrarosso e ci bruciamo
all’ultravioletto (le scottature per esposizioni eccessive al
sole).
2 Uso
il termine spagnolo caminante (invece di camminatore,
viaggiatore, viandante) perché emotivamente mi colpisce molto più
degli altri e mi ricorda quel profondo senso di libertà e di
ricerca interiore che emerge dal Caminante no hai camino di
Machado.
(continua)
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