venerdì 8 gennaio 2010

9.2.1 Rito di York

La camera ricorda il cavalierato di Malta e ne indica la storia. Non possiamo non notare riferimenti numerosi e precisi alla religione cristiana.

Il Priorato viene aperto in presenza di legittimi soldati della Croce che si sono assicurati la protezione dalle interruzione da parte di oppositori del Vangelo del Salvatore dell'Umanità. Sull'altare la Bibbia aperta sopra una spada; sulla Bibbia a destra squadra e compasso (aperti in grado di Maestro) e a sinistra una croce (anche nella successiva camera templare si troveranno gli stessi strumenti posti allo stesso modo).

Il significato è chiarissimo: il Libro non è più il Libro della Legge Sacra dell'Ordine, ma la Bibbia. Altrettanto chiaro il significato dell'affiancamento della croce alla squadra e compasso. Non è più il suggello massonico al Volume della Legge come nell'Ordine, ma risulta il suggello cristiano al simbolo muratorio.

La preghiera del Cappellano in apertura dei lavori risulta coerente con il disegno di una cavalleria cristiana al servizio della religione cristiana: Preghiamo, Grande Emmanuele, Dio di infinita bontà, volgi il Tuo sguardo verso questo Priorato con occhi di benevolenza e dirigi i nostri cuori verso la Tua Santa Volontà; in tutte le nostre azioni, possa Iddio intercedere per noi. Amen.

Il candidato a Malta dapprima riceve il Mediterranean Pass, (una specie di grado intermedio: Cavaliere di san Paolo o appunto del Mediterranean Pass) che ricorda la tappa maltese del viaggio di Paolo dalla Palestina a Roma, dove Paolo evita le conseguenze letali del morso di una vipera (cfr. Atti degli Apostoli 28 3-6).

Il candidato al Mediterranean Pass viene accolto e istruito sulla storia dell’ordine cavalleresco con letture esplicative.


PRIMA LETTURA

Atti 28 1-6: Dopo essere giunti in salvo a terra, seppero allora che quell'isola si chiamava Malta. Gli abitanti del luogo usarono verso di noi una gentilezza non comune, perché accesero un gran fuoco e accolsero tutti per la pioggia che cadeva e per il freddo. Ora mentre Paolo raccoglieva un gran fascio di rami secchi e li posava sul fuoco, a motivo del calore ne uscì una vipera e gli si attaccò alla mano. Quando gli abitanti del luogo videro la serpe che gli pendeva dalla mano, dissero l'un l'altro: «Quest'uomo è certamente un omicida perché, pur essendo scampato dal mare, la giustizia divina non gli permette di sopravvivere». Ma Paolo, scossa la serpe nel fuoco non ne risentì alcun male. Or essi si aspettavano di vederlo gonfiare o cadere morto all'istante; ma dopo aver lungamente aspettato e vedendo che non gli avveniva nulla di insolito, mutarono parere e cominciarono a dire che egli era un dio.

Durante la lettura tutti i cavalieri sono in piedi e a capo scoperto: non è quindi una lettura edificante di una leggenda sacra, ma la lettura di una scrittura sacra (concetto tipico dell'apparato religioso).


SECONDA LETTURA

Atti 27 22-25: Ma ora vi esorto a non perdervi d'animo, perché non vi sarà perdita della vita di alcuno di voi, ma solo della nave. Poiché mi è apparso questa notte un angelo di Dio, al quale appartengo e che io servo, dicendo: "Paolo, non temere, tu devi comparire davanti a Cesare; ed ecco. Dio ti ha dato tutti coloro che navigano con te".

Anche durante la seconda lettura viene ordinato ai cavalieri di alzarsi.


IL PASTO

Il Candidato consuma pane e acqua mediante la spada del Priore, che in precedenza aveva premesso: Caro Fratello, era costume dei cavalieri delle Crociate, prima di partire per la Terra Santa, di prepararsi con una confessione generale ricevendo la Santa Eucarestia, unitamente alla benedizione della Chiesa. Ricordiamo questa usanza, ma per evitare di sembrare irriverenti verso i Sacri Misteri noi sostituiamo l’acqua al vino e commemoriamo il ricordo dei grandi pericoli, delle sofferenze e delle privazioni incontrate dai Pellegrini nostri Fratelli nella loro strada verso la Terra Santa, in quanto dovevano procurarsi il minimo indispensabile per la loro sopravvivenza solo con la punta della spada.

Sono molte le osservazioni che si potrebbero avanzare. Intanto non posso non notare una specie di acquiescenza nei confronti di un atto religioso, che non viene “reimpostato” in un quadro più ampio non necessariamente vincolato ad una visione religiosa, ma ne rimane entro gli stretti limiti di una visione religiosa (risulta molto più “laico” il rito della Cena del Principe Rosa-Croce del Rito Scozzese). Un rito con pane e vino non è necessariamente blasfemo e può apparire irriverente solo a chi è limitato da una visione integralista di devotismo fedele (che non dovrebbe certo far parte di un Corpo Rituale massonico che si autoconsidera compimento della Massoneria). Vien quasi da domandarsi se gli estensori del rituale abbiano mai approfondito il simbolismo del pasto sacro e degli alimenti utilizzati.

Il Candidato viene nominato Cavaliere del Mediterranean Pass.


CONFERIMENTO DEL GRADO

Alla sinistra del Tempio, per chi proviene da Occidente, vi sono cinque stendardi che ricordano le tappe più importanti dell'Ordine storico. Il Candidato li oltrepassa con cinque Parole di Passo: Nascita, Vita, Morte, Resurrezione, Ascensione. Nel contesto del rito il riferimento è possibile solo con la religione cristiana (resurrezione e ascensione sono tipici termini cristiani), tanto più che il candidato accetta di combattere contro gli avversari dei Vangeli del nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo.

Il candidato diviene Cavaliere di Malta e termina il giuramento con una formula tipica del fedele (che Iddio mi assista e mi aiuti ad essere costante) alla quale fa eco il Priore (che questo ti insegni a sopportare pazientemente, in nome di Cristo) prima dell’esortazione prescritta: Sù, svegliati! Non addormentarti nel tuo dovere, ma sii desto nella fede in Gesù; non ribellarti ai più grandi sforzi che ti verranno chiesti per la Sua causa, avendo sempre la pace del Signore dentro di te.
Che questi colpi, l’unica cosa indegna che hai dovuto subire, ti ricordino che quando Egli fu oltraggiato, Egli non si offese e che quando era davanti a Caifa, il Gran Sacerdote, alcuni dei presenti gli sputarono in faccia, lo percossero sulla faccia con la palma delle mani ed anche con i bastoni
.

Dopo la proclamazione del nuovo cavaliere la cerimonia prosegue. Per parte mia stralcio alcuni passi che ritengo siano indicativi della impostazione del Cavalierato di Malta.

Brandisci la spada sempre in modo retto. Non temere - esorta il Priore - di affrontare rischi e pericoli in nome di Cristo… La sua [del Cavaliere Cristiano - aveva aggiunto poco prima] scelta, la sua vocazione, la sua soddisfazione sono di offrire la sua anima a Dio ed il Corpo ai rischi ed ai pericoli per il Suo servizio.

Il Priore chiede al neo cavaliere, indicandogli la croce sul mantello: fratello mio, credi in questo, che è il segno della Santa Croce, sulla quale Nostro Signore morì per la remissione dei nostri peccati?

Ancora: indossa questo mantello con la Croce, nel nome della Santa Religione e di San Giovanni Battista, per il miglioramento della tua fede, per la difesa della Cristianità e per servire i poveri.

Anche l’interpretazione delle otto punte della croce di Malta viene subito ricondotta entro l’alveo religioso, come il simbolo che deve ricordare le otto beatitudini menzionate nelle Sacre Scritture, che il Cappellano ricorda leggendo Matteo 5 3-11 (leggi qualche versetto dal Santo Vangelo, ordina il Priore): Beati i poveri in spirito, perché di loro è il regno dei cieli. Beati coloro che fanno cordoglio perché saranno consolati. Beati i mansueti, perché essi erediteranno la terra. Beati coloro che sono affamati e assetati di giustizia, perché essi saranno saziati. Beati i misericordiosi, perché essi otterranno misericordia. Beati i puri di cuore, perché essi vedranno Dio. Beati coloro che si adoperano per la pace, perché essi saranno chiamati figli di Dio. Beati coloro che sono perseguitati a causa della giustizia, perché di loro è il regno dei cieli. Beati sarete voi, quando vi insulteranno e vi perseguiteranno e, mentendo, diranno contro di voi ogni sorta di male per causa mia.

La cerimonia prosegue con la lettura di Giovanni 20 24-29: Or Tommaso, detto Didimo, uno dei dodici, non era con loro quando venne Gesù. Gli altri discepoli dunque gli dissero: «Abbiamo visto il Signore». Ma egli disse loro: «Se io non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi, e se non metto il mio dito nel segno dei chiodi e la mia mano nel suo costato, io non crederò». Otto giorni dopo, i discepoli erano di nuovo in casa, e Tommaso era con loro. Gesù venne a porte serrate, si presentò in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qua il dito e guarda le mie mani, stendi anche la mano e mettila nel mio costato; e non essere incredulo, ma credente». Allora Tommaso rispose e gli disse: «Signor mio e Dio mio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai visto Tommaso, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto».

La lettura di Giovanni è propedeutica al segno e al toccamento, spiegati dal Priore con queste parole: esso ci insegna che esiste una incredulità che trascende lo scetticismo razionale e che noi dobbiamo possedere un tale grado di fede, da ricevere le Verità Divine anche se non accompagnate dalla evidenza fisica. Solo così, potremo fregiarci della lode del nostro Divino Maestro: «Beati coloro che hanno creduto senza vedere».

Confesso che fatico ad accettare un insegnamento del genere in un lavoro rituale muratorio.

L’ultima lettura è ancora più precisa nel contestualizzare il Cavaliere di Malta: Pilato scrisse anche un cartello e lo pose sulla Croce: vi era scritto “Gesù Nazareno, Re dei Giudei” (Giovanni 19 19).

Segue la storia dell’Ordine di Malta, collegata alla quintuplice parola di passo, che termina con una espressione “forte”: Noi, come Massoni, perpetuiamo, coltiviamo e pratichiamo i principi cristiani e cavallereschi dell'antico Ordine...

Alla chiusura dei lavori viene ribadito che l’ultimo dovere di chiudere il Priorato in armonia con tutti i fratelli in armi ed in carità cristiana, con tutta l’umanità può essere svolto confidando ad amici e nemici la nostra fede nella nascita, nella vita, nella morte, resurrezione ed ascensione del nostro Redentore.

Dopo aver ripetuto massime tipiche della religione cristiana (il Salvatore è nato per redimere gli uomini caduti; Egli è la Via, la Verità, la Vita) la chiusura avviene con una esortazione del Priore cristianamente coerente con il discorso religioso.

Così, Fratelli tutti in armi, con la nascita, la vita, la morte e la resurrezione del nostro Redentore, noi riteniamo vivere e morire da cristiani, ricordiamo che in Lui, che ha goduto la gloriosa ascensione in Cielo, noi abbiamo un sicuro e valido mediatore col Padre, perché Egli ha detto: “Nella casa di mio Padre, ci sono molte stanze, io vado a preparare un posto per voi, perché dove sono io, ivi puoi esserci anche tu”.

Segue l’invocazione del Cappellano: Misericordioso Redentore dell’umanità in pericolo, Tu che hai promesso che sarai a fianco di coloro che si riuniscono nel Tuo Santo Nome, guarda a noi con tenera compassione e dirigici in modo che tutti i nostri lavori comincino, continuino e finiscano nell’amore per Te. Nell’affetto verso mostri Fratelli e nell’obbedienza ai principi del nostro Ordine. Amen.

Non vedo tentativi di andare oltre la religione cristiana, ma si ribadisce nettamente in chiusura dei lavori nel dialogo tra il Priore e il Luogotenente:
Pr. Cosa ci insegna la Sua [del Salvatore] vita?
Lc. Tutto quello che sta in noi seguire; Egli è la Via, la Verità, la Vita.
E' una camera cavalleresca cristiana, innestata su un tronco massonico: reinterpreta il Grande Architetto come il Dio cristiano. A suo vantaggio può solo dirsi che cerca di non calarsi in un singolo credo cristiano (cattolico, luterano, presbiteriano, ecc.) ma vuole andare oltre la divisione delle singole fedi cristiane per valorizzare un senso di cristianesimo che le comprenda tutte.

Mi domando: chi non è cristiano come può aderire al corpus cavalleresco di Malta e templare così religiosamente caratterizzato? Mi pare che effettivamente qui venga meno il senso dell'universalità della Massoneria in favore di una concezione particolaristica.

9.2 Cavaliere di Malta

Il grado nei vari sistemi si richiama all’Ordine dei Cavalieri di Malta.
Nel Rito di York il Priorato dei Cavalieri di Malta è la camera precedente l’Ordine del Tempio. Il Gran Priorato di Scozia invece propone la camera di Malta successiva alla templare.

giovedì 7 gennaio 2010

9.1.1 L’eterna discussione: la Verità

I dignitari del re discutono se sia preminente: la forza del vino, la potenza del Re o l’influenza della donna. Zorobabele vince la contesa sottolineando la supremazia della Verità.
[Ricordo che anche il Maestro Segreto del Rito Scozzese (IV grado) professa la verità. Fratelli miei - dice il Potentissimo Re Salomone - l'ideale dei Liberi Muratori è la verità. Ma saggiamente aggiunge: Ogni concezione dell'uomo è progressiva e di conseguenza relativa. La Libera Muratoria non ammette alcuna concezione come definitiva].

Si potrebbero cercare significati nascosti nella progressione delle “tre cose”. Il vino inebria: potrebbe indicare una specie di caos primigenio nell'uomo ebbro di vino. La potenza del Re richiama alla mente l'archetipo della Forza mentre l'influenza della Donna (che il rituale scrive maiuscolo: indicazione non tanto della donna quanto del concetto di femminilità) quello della Bellezza. Come completamento finale Zorobabele suggerisce la meravigliosa forza della Verità (scritta in maiuscolo, ad indicare forse la potenza semantica del termine).

Il riconoscimento della supremazia della Verità avviene in contemporanea con l’autorizzazione alla costruzione del secondo Tempio a Gerusalemme, che implicitamente viene così considerato il Tempio della Verità. Saggiamente il rituale non si dilunga sulla spiegazione di cosa sia la Verità (come potrebbe?) e lascia al singolo adepto la ricerca e la sua risposta (ma attenzione: il contesto religioso potrebbe essere fuorviante).

E’ significativo che la risoluzione della contesa sia preliminare agli ordini cavallereschi, dei quali nel sistema York è appunto il grado propedeutico. Nell’ottica nella quale mi pongo, non assoggettata a nessuna modalità di corpo rituale o di Comunione, il cavaliere della Croce Rossa di Babilonia è effettivamente propedeutico a qualunque attività cavalleresca in quanto riconosce uno degli obiettivi fondamentali di un tale lavoro: la supremazia della Verità, che in termini di muratoria cavalleresca potrebbe significare la ricerca non della divinità di una religione, ma della realizzazione di sé (simbolicamente indicata come ricerca del “proprio” Graal).

Al di là del senso che nel sistema americano pone il cavaliere della Croce Rossa di Babilonia propedeutico a qualunque esperienza di cavalierato, credo sia importante lo status con cui si cerca di vivere l’esperienza di Babilonia.

Sembra quasi un riaffermare i valori non solo propedeutici a qualunque esperienza religiosa, ma universali e preesistenti prima di qualunque fondamento di religione. Una preghiera zoroastriana insegna:
La Verità è buona,
essa è il bene supremo,
è la felicità, felicità in se stessa
secondo l’Ordine supremo.

[Cit. in Moramarco, Nuova Enciclopedia Massonica, v. 2, p. 127].
Sono parole che trovano spazio in tutte le tradizioni religiose, se mai le differenze nascono proprio in cosa si intende per “Verità”. Mentre altrove (per esempio il già citato quarto grado del Rito Scozzese) si specifica che ogni verità raggiunta non è che il preludio ad un'altra verità successiva, qui non viene specificato nulla. Le parole che ritualmente Zorobabele pronuncia per difendere la supremazia della Verità e la preghiera che in apertura dei lavori il Gran Sacerdote pronuncia possono però dare chiare (dal mio punto di vista limitative) indicazioni.

Dice Zorobabele: Tutte le altre cose sono mortali e passeggere, la Verità, unica, è immortale ed eterna, i benefici che noi riceviamo da essa non sono soggetti a variazioni o vicissitudini di tempo o di fortuna. Nei suoi giudizi, essa non è ingiusta: essa è la forza, la saggezza, il potere, la grandezza di tutte le età. Sia benedetto il Dio della Verità.

Il rituale non prescrive una particolare preghiera, ma ne propone un esempio. Onnipotente ed Eterno Geova, unico Dio vivente e vero, il trono è il Cielo. Tu che guardi a principi e popoli che abitano sulla terra, noi desideriamo ringraziarTi per le benedizioni con cui Tu ricompensi la nostra vita. Ti ringraziamo per i rapporti, fraterni e sociali, con tutti i nostri Compagni. Ti siano rese grazie in tutti i momenti! Dacci il Tuo aiuto per guidare noi tutti verso la Verità. Incoraggia e sostieni noi tutti nel nostro viaggio nella vita e tieni lontano da noi le insidie del Maligno. Piega il Tuo cuore verso di noi per proteggerti nella Tua sovrana equità, in modo che noi non veniamo mai distolti dal gran lavoro di erigere un edificio spirituale che duri per l'eternità. Perdona tutti i nostri peccati, ed alla fine della nostra esistenza, ammettici alla Tua presenza, Re dei Re, come membri della Tua corte eterna. Amen.

E' una preghiera sostanzialmente cristiana, anche se formalmente potrebbe non sembrarlo. Mi domando se il tono della preghiera di apertura (ritualmente lasciata libera, ma praticamente - almeno per tutte le tornate alle quali ho partecipato - letta nel testo riportato) non condizioni anche il tono dei lavori, per cui l'inno alla verità, quale vorrebbe essere il grado, non si riduca alla verità cristiana.

9.1 Cavaliere della Croce Rossa di Babilonia

Nel sistema templare americano è una Camera annessa ai gradi templari. Riceve massoni dell’Arco Reale.
Zorobabele, principe di Israele si reca da re Dario per ottenere l’autorizzazione a ricostruire il Tempio di Gerusalemme. Portato alla presenza del sovrano, rifiuta di svelare i segreti della Massoneria, non temendo esilio o morte. Liberato dal re, assiste alla cosiddetta “eterna discussione” e la dirime (definitivamente?).

martedì 5 gennaio 2010

9 Il Cavaliere

Una volta ogni cento anni Gesù di Nazareth incontra il Gesù dei Cristiani in un giardino tra le colline del Libano. E si parlano a lungo; e ogni volta Gesù di Nazareth si allontana dicendo all’altro Gesù: “Amico mio, temo che non andremo mai d’accordo noi, mai d’accordo”.
[Gibran,
Sabbia e spuma in Gibran Kalil Gibran, Tutte le poesie e i racconti, Roma, 1993, p. 114]


La religiosità è l’afflato che atavicamente spinge l’uomo verso l’alto. Credo sia scritta nel patrimonio genetico dell’uomo: il primo ominide che staccò gli occhi da terra e li alzò al cielo diventò uomo, si trasformò nel nostro Adamo e prese coscienza di qualcosa.

Ma non tutti gli uomini riescono a lavorare sulla propria religiosità: molti hanno necessità che il lavoro venga per così dire incanalato e organizzato. Ecco quindi la nascita della religione (la religiosità organizzata a sistema), che permette a chi ancora non è in grado di individuare il proprio percorso di essere aiutato nel cammino.

Che poi il passo tra religione, religione organizzata e religione strumento di potere sia breve, è ben noto. Ma non stravolge la ricerca del cavaliere, che deve affrontare proprio la religione, non come un qualcosa di opprimente, bensì come attività umana. Anche la religione può essere considerata un grande apparato simbolico e dobbiamo comprenderne i princìpi universali basilari, che sono in ultima analisi i princìpi basilari dell’uomo.

Il primo quesito che si pone il cavaliere è sul senso stesso della sua esperienza: è necessaria una esperienza cavalleresca nell’iter muratorio? E’ un momento essenziale oppure sovrastruttura tutto sommato avulsa dal corpus massonico innestatavi per inserire una tradizione cristiana particolare sull'universalità del Craft?

Il problema non è di facile soluzione. Parlando di cavalleria massonica viene immediato pensare, se non altro per la dimensione numerica, al templarismo americano (per intenderci il templarismo federato nel Rito di York); ma non possiamo tacere, anche se in posizione marginale, della cavalleria del Gran Priorato di Scozia, che per qualche anno nel recente passato operò anche in Italia, corrispettivo anglofono del templarismo americano [il sistema cavalleresco del Rito di York è formato da tre camere o gradi: Cavaliere della Croce Rossa (che ammette Maestri dell'Arco Reale), Cavaliere di Malta e Cavaliere Templare; il sistema cavalleresco del Gran Priorato di Scozia è formato da: Cavaliere Templare (che ammette Maestri dell'Arco Reale di Gerusalemme) e Cavaliere di Malta]. Ricordiamo anche - limitandoci alle camere cavalleresche praticate nell'abito del Grande Oriente d'Italia - i gradi cavallereschi del Rito Scozzese (praticati: il XVIII Principe Rosa-Croce e il XXX Cavaliere Kadosch) e il Cavalierato della Croce Rossa di Costantino.

Può essere un rientro dalla finestra della tradizione non tanto religiosa, quanto della religione (cristiana) che le costituzioni avevano escluso dall'Ordine? Oppure l'esperienza religiosa assume un ruolo importante nell'iter iniziatico?
[Non condivido quanto scrive Introvigne (Massimo Introvigne, La tragedia del Tempio: il suicidio di una Rivoluzione in www.alleanzacattolica.org). La massoneria (...) insegna soprattutto un metodo, la cui essenza è il relativismo. Inteso in modo non superficiale, il relativismo — togliendo la possibilità di appoggiare il cammino quotidiano della vita sulla certezza di verità assolute — fonda una condizione che, da un punto di vista esistenziale e psicologico, non è facile da vivere. Per imparare a convivere quotidianamente con il relativismo e le sue difficoltà, un momento monastico — in cui l’iniziato si trova idealmente solo con sé stesso e con i suoi problemi — è pressoché necessario in un itinerario che dai primi suggerimenti relativistici salga fino a una piena comprensione del metodo massonico. Questo momento monastico nell’itinerario massonico è appunto costituito dai gradi templari, con tanto di riferimento a un vero ordine monastico del passato, le cui forme vengono rievocate a consolazione dell’iniziato mentre i contenuti sono modificati e stravolti. (...) ...Dopo aver imparato — come autentico monaco del relativismo — a convivere con una condizione che non potrà mai più appoggiarsi sulla certezza delle verità assolute, l’iniziato va oltre e torna "in società", applicando il metodo massonico — ormai libero, o almeno così l’itinerario promette, dalle relative difficoltà psicologiche — a ogni sorta di problematiche culturali e sociali. La mia esperienza mi porta a sostenere che nelle camere cavalleresche si lavora sul ritorno ad un concetto di religione che riaccoglie proprio il concetto di assoluto, anche se non rivestito delle vesti di una singola confessione cristiana, ma del cristianesimo tutto. E' del tutto improprio chiamare “monaco del relativismo”il Cavaliere (di Malta, Templare o di Costantino), che invece si riappropria (quanto coerentemente con il lavoro svolto nell'Ordine è tutto da dimostrare) di concetti religiosi che invece possono mettere a rischio l'universalità dell'Istituzione massonica].

Sono domande “importanti” alle quali ogni massone cerca di dare le risposte che sente adeguate.

Per parte mia, vedo l’esperienza cavalleresca massonica divisa in due alvei: da una parte il “consolidamento” dei valori cristiani [il rituale di Cavaliere di Malta del Rito di York specifica chiaramente: è indispensabile che il commendatore con appropriate parole prepari i candidati circa il carattere cristiano della ritualità e della simbologia degli ulteriori Gradi Cavallereschi], dall'altra invece il superamento dei valori della singola religione nella “sacralità” (termine che preferisco a "religiosità" perché - a mio parere - più indicativo del superamento di istanze legate alle singole fedi religiose) universale.

lunedì 4 gennaio 2010

8.5 Post Scriptum

Questo capitolo è composto da appunti di un intervento di Michele Moramarco durante la tornata del 10 maggio 1992 del capitolo Immanuel del Rito Noachita.

Michele Moramarco ripercorre brevemente la storia del rituale noachita che è stato da lui rielaborato dal rituale del Rito Swedenborghiano consegnatogli a Londra nel dicembre 1982 da Desmond Bourke in possesso della filiazione di Yorker, personaggio comunque dubbio, ma depositario di diverse tradizioni.

In Inghilterra la tradizione di Swedenborg era dormiente.

Il rituale noachita proviene in buona parte dal Rituale Swedenborghiano; il rimanente è stato ricostruito su basi bibliche, previa autorizzazione del Fratello depositario.

Pulii quel rituale – osserva Moramarco – dalle parti tipicamente yorkeriane, troppo indulgenti alle sensazionalità. Vennero anche eliminate le interferenze con la leggenda dell'Ordine: inizialmente era infatti Noè stesso ad intraprendere la ricerca del corpo di Hiram, trasformato in marinaio. La leggenda ierostoricamente avrebbe potuto essere accettata (pur rimanendo poco convincente), ma avrebbe comportato una palese sovrapposizione con l'Ordine. Quel Rituale si chiamava Swedenborghiano in quanto alcune interpretazioni simboliche provenivano da Swedenborg; l'origine del termine era però di provenienza yorkeriana, per ricordare, in un'epoca in cui molteplici erano gli interessi verso lo spiritismo, lo Swedenborg visionario dell'al di là.

Moramarco spiega che le modifiche maggiori si sono avute con la sottolineatura dell'aspetto escatologico, verso il futuro oltre che verso il passato. Il diluvio viene visto come la situazione permanente dell'uomo. E' stato modificato maggiormente il secondo grado (Massone Sublime) e nel terzo (Massone Perfetto o Real Noachita) è stata rielaborata la leggenda di Noè. Il primo grado (Massone Illuminato), eliminata la leggenda di Hiram, è in grandissima parte originale.

L'Arca è la Terra Prima, intesa in senso biblico: è la Natura prima della caduta. La Tradizione Noachita insegna che la Natura è pura, esente da colpe, impressa come ricordo nell'uomo, una Natura dove si può cadere, ma ci si rialza. L'Arca rappresenta quindi la Natura precedente il Diluvio e la colpa-frammentazione di Adamo. Noè salva l'unità. Tutti gli animali entrano in armonia nell'Arca, il leone insieme all'agnello: l'armonia diventa così la meta finale del viaggio. L'Arca è il simbolo della Natura pienamente armonica, non solo in senso geometrico, ma in senso esistenziale.

Esotericamente il Cantore dell'Arca rappresenta l'iniziato che ascolta l'armonia delle sfere, come l'ascoltava Pitagora attraverso i rapporti numerici.

Noè è la vera universalità: da lui discendono tutti i popoli. Nel Rituale si identificano Ebrei, Egiziani, Greci (Semiti, Camiti, Jafetiti). L'Egizio indaga, l'Ebreo redige il Libro Sacro, il Greco rapporta il divino all'umano. Zeus rappresenta sia pure in nuce l'idea dell'incarnazione (il sacrificio di sé, l'amore) forse sottolineandone più l'aspetto estetico. Noè è il paradigma di tutto.

Il richiamo (presente nel rituale) all'angolo di Nord-Est rappresenta il collegamento ad un punto di riferimento: dall'angolo di Nord-Est cominciava la costruzione della cattedrale [nell'angolo di Nord-Est della Loggia - aggiungo io - viene posto, secondo la ritualità anglosassone, il neo iniziato].

Il Candidato viaggia in verso opposto al percorso del sole. All'arrivo ad Oriente trova la grande sintesi: in essa c'è luce, tenebre, chiarore, tramonti,..., tutto. A una prima indagine percepiamo il “viaggio solare” (traccia Swedenborghiana del Sole spirituale simbolo del divino), la “parte divina”, quindi il “viaggio umano” dell'uomo che ritorna alla Natura universale, priva di separazioni e fratture.

Il fiume della vita è molto profondo (elemento di sovrapposizione tra l'acqua del fiume che non viene attraversato e l'acqua della tempesta). L'uomo, non essendo pronto, pur avendone l'occasione, non riesce a guadare il fiume, per cui invece di giungere alla perfezione cade nel tumulto del diluvio.

I Massoni Noachiti però sanno che la Verità discende sull'uomo. La Verità entra attraverso la coscienza, quindi scende attraverso le anche (sensazioni) alle caviglie (il movimento, la “fondazione”). La Verità si fa carne. La coscienza l'assorbe dal divino oceano.

Moramarco conclude ricordando che le promesse riportate nel Rituale Noachita sono diverse da quelle originali, più simili ai giuramenti prestati nei tre gradi dell'Ordine. Nel Rito Noachita è presente una maggiore “carica ambientalista” verso la natura.

Il nome divino fiammeggiante (Y-H-W-E) rappresenta la congiunzione del Padre maschio con la Madre femmina (jod: principio maschile – he: principio femminile – vau: congiunzione). L'ultima he rappresenta la matrice materiale (Terra) fecondata. Nella tradizione cabalistica si dice che il Re e la Regina si congiungeranno alla fine dei tempi, mentre oggi sono spaiati.. L'unione dei due sarà perfetta e Dio si specchierà nella Creazione e riempirà tutto l'Universo con la sua perfezione.

8.4 Legno e Pietra – Appunti sparsi

I seguenti appunti sparsi suggeriscono analogie e differenze tra i due materiali. Ovviamente sono del tutto personali e non pretendono in nessun modo di avere caratteristiche di definitività.


1
Per la coscienza religiosa dei primordi, la crescita dell’albero, la sua forma, il suo aspetto, la sua funzione sono una ierofania.
Anche la durezza, la ruvidità e la permanenza della pietra-materia sono una ierofania.

2
Il legno per sua natura si decompone. Può prolungare la sua durata se opportunamente trattato e conservato. E’ quindi sottoposto alle leggi della vita…
La pietra per la sua fissità sembra sfuggire alla morte: ha anche il compito di "proteggere" dalla morte come custode delle tombe? Oppure di ricordo imperituro (A egregie cose il forte animo accendon l’urne de’ morti…)?

3
Fin dalle più antiche tradizioni l’albero (origine del legno) indica una relazione tra terra e cielo.
L’albero è considerato di per sé sacro: collega la terra al cielo e a volte, per la grandezza e maestosità dell’albero stesso, non appare in senso figurato.
Albero sacro = asse del mondo?
Pensiamo allo stupore di vedere l’albero come un collegamento tra la terra e il cielo, tra le radici affondate nelle viscere della terra e la sommità che svetta nel cielo (albero di Natale).

4
L'altare deve (o almeno doveva) essere costruito non con pietra lavorata, ma con pietra grezza.
Fin dalle più antiche tradizioni la pietra grezza indica una relazione tra terra e cielo.
La pietra è considerata di per sé sacra: essa viene dal cielo e non soltanto in senso figurato. Meteoriti e aeroliti furono oggetto di culto fin dai tempi più remoti. Sono conosciuti dagli storici delle religioni con il nome di Betilo (dall'ebraico Beth-El, casa di Dio). Cfr. la pietra nera della dea Cibele, la Magna Mater frigia, la Ka'aba della Mecca.
Tutto ciò che cade dalle regioni superiori partecipa della sacralità uranica, per cui le meteoriti segnavano il punto in cui la divinità era discesa [Cecilia Gatto Trocchi, La torre, in Abstracta, Roma, set. 87, p. 12].
Pensiamo allo stupore di quel primo uomo che raccolse un meteorite e fece il collegamento tra la pietra caduta dal cielo e la pietra scavata dalla terra, dalle viscere della terra.

5
Della Massoneria operativa fa parte anche la Massoneria del legno (e pure la Massoneria del ferro).
Massoneria operativa significa insieme di tecniche professionali e per trasposizione di ierofania della pietra.
Massoneria operativa significa insieme di tecniche professionali e per trasposizione di ierofania del legno.

6
Il legno-albero sta nella luce (nel caldo al grado giusto per quel tipo e nell’umido al grado giusto per quel tipo). Va trattato contro parassiti e va preservato.
Radici: elemento terra (stanno al buio, all’umido al grado giusto).
Certi alberi temono il freddo, altri il caldo. Alberi temono l’umido, altri il secco.
La pietra sta nell'umido e nel buio, non teme parassiti. Ma può sgretolarsi alle intemperie.
Dall’acqua può nascere la pietra (alcuni tipi di pietra): vedi stalattiti e stalagmiti.

7
Il lavoro sul legno deve essere molto delicato. Il legno è elastico più della pietra.
Il legno non emette suoni nel vibrare, se non sotto certe condizioni (spessore, frequenza, ecc.). Sotto opportune condizioni può amplificare le vibrazioni (cassa armonica).
Però: il rumore del vento tra gli alberi? Anche lo stormire delle foglie nel bosco è collegato al legno?
Il legno può assorbire più della pietra.
Il lavoro sulla pietra deve avere una certa delicatezza, di tipo diverso da quella necessaria per lavorare il legno.
Anche la pietra ha una sua elasticità Può vibrare emettendo suoni.
Certe pietre assorbono. Altre respingono i liquidi. Certe pietre si attraggono (magnetite) o attraggono i (alcuni) metalli. Ma le stesse pietre, posizionate in modo opposto) si respingono.

8
Pinocchio: burattino di legno. Il burattino diventa bambino (Pinocchio è un camminatore).
Le statue: figure di pietra. Anche le statue possono prendere vita.

9
Lavoro sul legno.
Abbattere l’albero. Uso dell’ascia, simbolo della Massoneria del legno e della sega. Stagionatura. Fabbricazione della trave. Dalla trave alle assi. Piegare e squadrare. Piallare. Segare e inchiodare. Incastrare. Intagliare.
Lavoro sulla pietra.
Estrazione della pietra. Sgrossatura. Squadratura. Politura e levigatura.
L’ascia è anche collegata [cfr. René Guénon, Simboli della scienza sacra, Milano, 1992, cap. Simbolismo costruttivo] alla “pietra del fulmine”, la pietra nera, “lapis niger”, pietra caduta dal cielo (pietra considerata dimora divina).
La pietra può essere utilizzata senza stagionatura
Sgrossatura della pietra. Squadratura della pietra.
Analogo all’asse del mondo il menhir e il dolmen: pietre universali come l’asse del mondo?

10
Nella costruzione dell’edificio interviene il legno: impalcatura, travi, pali di appoggio e di sostegno. Come scheletro, sostegno della costruzione?
Il legno è utilizzato nella copertura delle volte: travi dei tetti.

11
In greco: hile = legno, = principio sostanziale.
Il legno ha minor grado di fissazione della pietra.
La pietra ha maggior grado di fissazione del legno.

12
La sacralità del mondo vegetale è legata agli antichi culti della vegetazione. Meglio: gli antichi culti della vegetazione hanno sottolineato la sacralità della vita vegetale.
La sacralità della pietra (ossa della grande Madre) è legata ad antichi culti ierofanici. Meglio: gli antichi culti ierofanici hanno sottolineato la sacralità della pietra.

13
Il legno è una cosa “viva” e come tale va trattata.
La pietra è morta? Oppure: la sua stabilità è in qualche modo legata all’eterno? Il mondo minerale è senza vita: i princìpi formativi che hanno configurato la pietra si sono ritirati dopo avere compiuto la loro opera. Oppure noi non siamo in grado di percepire la “vita” (l'energia) nella pietra?

14
Chiodo: in latino clavis, collegato quindi a clavis = chiave (chiave: duplice potere, aprire e chiudere, solve et coagula). Reminiscenze scolastiche: Io son colui che tenni ambo le chiavi del cor di Federigo... (Inferno, canto XIII). Reminiscenze muratorie: la chiave spezzata del Maestro Segreto, quarto grado del Rito Scozzese.

15
Il legno è presente nel simbolismo muratorio: l’acacia segna il luogo della sepoltura di Hiram.
La pietra è la base del simbolismo muratorio.
Inizialmente le costruzioni furono fabbricate con mattoni di fango e in legno. Storicamente risulta fosse Imhotep, architetto vissuto durante il regno di Djoser, faraone della III dinastia (ca. 2700 a.C.) a stabilire la pietra per la costruzione di edifici.

16
Si dice che le prime società fossero matriarcali, sostituite in seguito dalle patriarcali. E’ possibile un parallelo legno/femminile e pietra/maschile? Ma anche, considerando il legno come sostanza dell'albero: legno/maschile (albero) - pietra/femminile (ossa della gran madre)?

17
Il mestiere del carpentiere e quello del muratore costituiscono due linguaggi diversi e due approcci diversi alla stessa verità. Diversi ma complementari. Richiedono metodologie di lavoro diverse e quindi evidenziano aspetti diversi dell’opera. Il mestiere del muratore e del carpentiere procedono dallo stesso principio. Ma per Shakespeare è il becchino che costruisce le abitazioni più solide perché le sue case durano fino al giorno del giudizio [Cfr. Amleto, atto V, sc. I].

18
Alla operatività del legno è legato Gesù, figlio del falegname, che muore sul legno e simbolicamente può lasciare la sua eredità a Pietro-pietra su cui basa la sua chiesa.
Alla operatività della pietra è legato Hiram, figlio della vedova, il cui sepolcro è individuato dal legno di acacia.

19
Il legno va lavorato con più grazia. Prima si abbatte l’albero, poi si pulisce il tronco, lo si stagiona in ambiente né troppo secco né troppo umido, lentamente, senza affrettare i tempi, altrimenti il manufatto successivo può non essere solido e stabile. Poi si usano le travi o si tagliano le assi.
La pietra viene estratta dalla cava. La pietra va prima scalpellata e sgrossate. Le scabrosità delle varie pietre servono di sostegno al muro. E’ un lavoro duro e faticoso, difficile ma allo stesso tempo delicato.

20
Segando il legno si produce segatura: minuscole particelle che possono avere ulteriori utilizzi, anche moderni (la segatura assorbe, serve per asciugare e pulire).
“Segando” la pietra si ottengono piccoli frammenti di pietra, la “segatura” della pietra.
Polvere. Anche i cementi sono particolari “polveri”, trattate con procedimenti determinati, che le attribuiscono proprietà diverse (bagnate cambiano composizione e asciugando “induriscono”).

21
Pietra: Si scalpella e si squadra. Si polisce la faccia che resterà all'esterno e si sgrossano più grossolanamente quelle interne.
Legno: Si lavora con il calore (fuoco, ma non troppo caldo, altrimenti brucia), si piega. Il legno è più leggero della pietra, è più elastico.
Si scalpella (martello e scalpello diversi dagli strumenti dei muratori).
Eppure per la costruzione dell’edificio sono necessari pietra e legno. Anzi, sono necessari: pietra, legno e ferro.

22
Il Tempio degli Ebrei.
Il primo tempio era di legno e fu distrutto dal fuoco.
Il secondo tempio era di pietra e fu raso al suolo.
Il terzo tempio? Va costruito nella nostra interiorità.

23
Il Vangelo di Tommaso recita (log. 81): Gesù disse: “Io sono la luce, quella che sta sopra tutti. Io sono il Tutto, e il Tutto è uscito da me e Tutto è ritornato in me. Fendi il legno: io sono là; solleva la pietra e là mi troverai!”.

24
Con due alberi - legno! - è cominciata l'Umanità: l'Albero della Vita e l'Albero della Conoscenza del Bene e del Male.

25
Noè: costruttore dell’arca. Sovrintende alla costruzione con legno.
Hiram: architetto del tempio. Sovrintende alla costruzione con pietra.
Tubalcain: artigiano del ferro. Sovrintende alla costruzione con ferro.
Tubalcain è discendente di Caino. I costruttori, i trasformatori sono discendenti di Caino (Abele non ha generato). Allora il cosiddetto marchio di Caino, che i devoti benpensanti hanno identificato nella colpa primigenia che ogni uomo possiede per sua natura, non è tanto indice di male quanto di trasformazione.
Noè, Hiram e Tubalcain sono dei costruttori e dei trasformatori, ognuno nel proprio ambito. Così Noè ha costruito l’arca, ma prima l’ha progettata. Hiram dirige la costruzione del Tempio che ha prima progettato. Tubalcain trasforma i metalli (il ferro) ed è il primo fabbro.

domenica 3 gennaio 2010

8.3.2.3 Il corvo, la colomba e l'arcobaleno

Il corvo è uccello dalle piume nere, dal canto sgraziato; viene spontaneo associarlo al buio, (anche se è un uccello diurno). Fu considerato presso i popoli primitivi per il volo resistente un messaggero e nel simbolismo cristiano frequentemente indica il senso della solitudine, spesso sterile. Altri lo vedono indicare invece l'isolamento di chi vive su un piano superiore [Juan-Eduardo Cirlot, Dizionario dei simboli, Milano, 1985, p.176]. Per gli alchimisti indicava la nigredo, la prima operazione.

La colomba per i greci era uccello sacro a Venere e nella iconografia cristiano-cattolica indica la terza persona della Trinità. Nella leggenda noachita può indicare la spiritualità e capacità di sublimazione nel volo oltre l'orizzonte.

La coppia (perché di coppia si tratta, non di due animali distinti e non collegati) indica il punto focale del Real Noachita e riprende il racconto di Genesi 8: 6-12:
Dopo quaranta giorni, Noè aprì la finestra che aveva fatta nell'arca e mandò fuori il corvo, il quale uscì, andando e tornando, finché le acque furono prosciugate sulla terra. Poi mandò fuori la colomba per vedere se le acque fossero diminuite sulla superficie della terra. La colomba non trovò dove posare la pianta del suo piede e tornò a lui nell'arca, perché c'erano le acque sulla superficie di tutta la terra; ed egli stese la mano, la prese e la portò con sé dentro l'arca. Aspettò altri sette giorni, poi mandò di nuovo la colomba fuori dell'arca. E la colomba tornò da lui verso sera; ed ecco, aveva nel becco una foglia fresca d'ulivo. Così Noè capì che le acque erano diminuite sopra la terra. Aspettò altri sette giorni, poi mandò fuori la colomba; ma essa non tornò più da lui..
Se si intendono le acque del diluvio non tanto il mezzo di una improbabile punizione di un dio vendicativo, ma l'informità della Natura che possiede tutte le possibilità (avendo disgregato e liquefatto la “precedente” Natura) e l'Arca come la matrice della nuova vita che “naviga” sull'oceano primordiale, il corvo e la colomba assumono due indicazioni a mio parere preziose: sono le modalità del dualismo che permetteranno la successiva differenziazione dell'indifferenziazione delle acque del “brodo” primordiale.

Contiguo alla coppia corvo - colomba è l'arcobaleno.

Iride, per i greci, figlia di Taumante e di Elettra, messaggera degli dei; ponte Bifrost, per i popoli nordici, mediante il quale l'Asgard (il dominio di Odino) comunica con la terra; l'arcobaleno nell'immaginario dei popoli ha sempre indicato una strada di comunicazione tra la terra e il cielo, tra il qui ora e l'altrove.

Nella leggenda biblica di Noè invece non appare evidenziato il carattere di ponte, quanto piuttosto la funzione di sigillo o marchio che investe l'antenato comune Noè e tramite lui il Massone Perfetto di un carattere sacrale. Può essere il compimento finale di un ciclo e l'inizio di uno nuovo con la presenza, contigua ma disgiunta, degli opposti (corvo e colomba) sui quali il camminatore “lavora” dal primo ingresso nel Tempio tra le due colonne.

8.3.2.2 Noè e la tradizione

Il collegamento stretto tra Adamo e Noè è sottolineato dalla contemporaneità della fine dell’uno e inizio dell’altro, quasi siano entrambi progenitori (a livello diverso) dell’umanità.

Inoltre dei primi due figli di Adamo, il secondo è ucciso dal primogenito Caino, che dà origine a parte della discendenza umana (Enoc, Tubalcain), mentre Abele rimane sterile.

Noè ha tre figli, progenitori della razza umana e della sua discendenza e divisioni.

Pur inserito in un contesto ebraico-cristiano il simbolo di Hiram riesce ad assumere una valenza universalistica che va al di là del contesto in cui appare. Il simbolo di Noè è invece talmente inserito nella epopea ebraico-cristiana da perdere di significato se inserito in altro contesto: anche se la figura di chi superando il diluvio permette la continuazione dell’umanità è presente in altre tradizioni mediorientali non è possibile porre una identificazione stretta tra Noè, l’accadico Utnapishtim, il babilonese Ziusudra, i greci Deucalione e Pirra.

Il massone noachita riconquista l’universalità del mito liberandosi dalle strettoie di una singola tradizione e riappropriandosi della tradizione costruttivistica del legno (anche se nel corpo rituale la problematica della costruzione col legno non appare sviluppata, al contrario di quanto accade per la massoneria della pietra per la quale nella ritualità (specie anglosassone) viene dedicato spazio, sia pure - a mio parere - troppo ristretto, alla simbolica degli attrezzi: squadra, compasso, Regolo da 24 pollici, livella, ecc.).

Infatti ritengo che proprio nelle leggi e tecniche costruttive (qui del legno) il libero muratore riacquisti nell’applicazione di regole valide per il legno (e non per altri materiali) l’universalità del metodo e riesca a comprendere come la sostanza su cui si applica (la pietra o il legno oppure ferro o metalli) è solo l’accidente causale che permette l’esplicazione sia pure con metodologie diverse del metodo.