Una volta ogni cento anni Gesù di Nazareth incontra il Gesù dei Cristiani in un giardino tra le colline del Libano. E si parlano a lungo; e ogni volta Gesù di Nazareth si allontana dicendo all’altro Gesù: “Amico mio, temo che non andremo mai d’accordo noi, mai d’accordo”.
[Gibran, Sabbia e spuma in Gibran Kalil Gibran, Tutte le poesie e i racconti, Roma, 1993, p. 114]
[Gibran, Sabbia e spuma in Gibran Kalil Gibran, Tutte le poesie e i racconti, Roma, 1993, p. 114]
La religiosità è l’afflato che atavicamente spinge l’uomo verso l’alto. Credo sia scritta nel patrimonio genetico dell’uomo: il primo ominide che staccò gli occhi da terra e li alzò al cielo diventò uomo, si trasformò nel nostro Adamo e prese coscienza di qualcosa.
Ma non tutti gli uomini riescono a lavorare sulla propria religiosità: molti hanno necessità che il lavoro venga per così dire incanalato e organizzato. Ecco quindi la nascita della religione (la religiosità organizzata a sistema), che permette a chi ancora non è in grado di individuare il proprio percorso di essere aiutato nel cammino.
Che poi il passo tra religione, religione organizzata e religione strumento di potere sia breve, è ben noto. Ma non stravolge la ricerca del cavaliere, che deve affrontare proprio la religione, non come un qualcosa di opprimente, bensì come attività umana. Anche la religione può essere considerata un grande apparato simbolico e dobbiamo comprenderne i princìpi universali basilari, che sono in ultima analisi i princìpi basilari dell’uomo.
Il primo quesito che si pone il cavaliere è sul senso stesso della sua esperienza: è necessaria una esperienza cavalleresca nell’iter muratorio? E’ un momento essenziale oppure sovrastruttura tutto sommato avulsa dal corpus massonico innestatavi per inserire una tradizione cristiana particolare sull'universalità del Craft?
Il problema non è di facile soluzione. Parlando di cavalleria massonica viene immediato pensare, se non altro per la dimensione numerica, al templarismo americano (per intenderci il templarismo federato nel Rito di York); ma non possiamo tacere, anche se in posizione marginale, della cavalleria del Gran Priorato di Scozia, che per qualche anno nel recente passato operò anche in Italia, corrispettivo anglofono del templarismo americano [il sistema cavalleresco del Rito di York è formato da tre camere o gradi: Cavaliere della Croce Rossa (che ammette Maestri dell'Arco Reale), Cavaliere di Malta e Cavaliere Templare; il sistema cavalleresco del Gran Priorato di Scozia è formato da: Cavaliere Templare (che ammette Maestri dell'Arco Reale di Gerusalemme) e Cavaliere di Malta]. Ricordiamo anche - limitandoci alle camere cavalleresche praticate nell'abito del Grande Oriente d'Italia - i gradi cavallereschi del Rito Scozzese (praticati: il XVIII Principe Rosa-Croce e il XXX Cavaliere Kadosch) e il Cavalierato della Croce Rossa di Costantino.
Può essere un rientro dalla finestra della tradizione non tanto religiosa, quanto della religione (cristiana) che le costituzioni avevano escluso dall'Ordine? Oppure l'esperienza religiosa assume un ruolo importante nell'iter iniziatico?
[Non condivido quanto scrive Introvigne (Massimo Introvigne, La tragedia del Tempio: il suicidio di una Rivoluzione in www.alleanzacattolica.org). La massoneria (...) insegna soprattutto un metodo, la cui essenza è il relativismo. Inteso in modo non superficiale, il relativismo — togliendo la possibilità di appoggiare il cammino quotidiano della vita sulla certezza di verità assolute — fonda una condizione che, da un punto di vista esistenziale e psicologico, non è facile da vivere. Per imparare a convivere quotidianamente con il relativismo e le sue difficoltà, un momento monastico — in cui l’iniziato si trova idealmente solo con sé stesso e con i suoi problemi — è pressoché necessario in un itinerario che dai primi suggerimenti relativistici salga fino a una piena comprensione del metodo massonico. Questo momento monastico nell’itinerario massonico è appunto costituito dai gradi templari, con tanto di riferimento a un vero ordine monastico del passato, le cui forme vengono rievocate a consolazione dell’iniziato mentre i contenuti sono modificati e stravolti. (...) ...Dopo aver imparato — come autentico monaco del relativismo — a convivere con una condizione che non potrà mai più appoggiarsi sulla certezza delle verità assolute, l’iniziato va oltre e torna "in società", applicando il metodo massonico — ormai libero, o almeno così l’itinerario promette, dalle relative difficoltà psicologiche — a ogni sorta di problematiche culturali e sociali. La mia esperienza mi porta a sostenere che nelle camere cavalleresche si lavora sul ritorno ad un concetto di religione che riaccoglie proprio il concetto di assoluto, anche se non rivestito delle vesti di una singola confessione cristiana, ma del cristianesimo tutto. E' del tutto improprio chiamare “monaco del relativismo”il Cavaliere (di Malta, Templare o di Costantino), che invece si riappropria (quanto coerentemente con il lavoro svolto nell'Ordine è tutto da dimostrare) di concetti religiosi che invece possono mettere a rischio l'universalità dell'Istituzione massonica].
Sono domande “importanti” alle quali ogni massone cerca di dare le risposte che sente adeguate.
Per parte mia, vedo l’esperienza cavalleresca massonica divisa in due alvei: da una parte il “consolidamento” dei valori cristiani [il rituale di Cavaliere di Malta del Rito di York specifica chiaramente: è indispensabile che il commendatore con appropriate parole prepari i candidati circa il carattere cristiano della ritualità e della simbologia degli ulteriori Gradi Cavallereschi], dall'altra invece il superamento dei valori della singola religione nella “sacralità” (termine che preferisco a "religiosità" perché - a mio parere - più indicativo del superamento di istanze legate alle singole fedi religiose) universale.
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