Il collegamento stretto tra Adamo e Noè è sottolineato dalla contemporaneità della fine dell’uno e inizio dell’altro, quasi siano entrambi progenitori (a livello diverso) dell’umanità.
Inoltre dei primi due figli di Adamo, il secondo è ucciso dal primogenito Caino, che dà origine a parte della discendenza umana (Enoc, Tubalcain), mentre Abele rimane sterile.
Noè ha tre figli, progenitori della razza umana e della sua discendenza e divisioni.
Pur inserito in un contesto ebraico-cristiano il simbolo di Hiram riesce ad assumere una valenza universalistica che va al di là del contesto in cui appare. Il simbolo di Noè è invece talmente inserito nella epopea ebraico-cristiana da perdere di significato se inserito in altro contesto: anche se la figura di chi superando il diluvio permette la continuazione dell’umanità è presente in altre tradizioni mediorientali non è possibile porre una identificazione stretta tra Noè, l’accadico Utnapishtim, il babilonese Ziusudra, i greci Deucalione e Pirra.
Il massone noachita riconquista l’universalità del mito liberandosi dalle strettoie di una singola tradizione e riappropriandosi della tradizione costruttivistica del legno (anche se nel corpo rituale la problematica della costruzione col legno non appare sviluppata, al contrario di quanto accade per la massoneria della pietra per la quale nella ritualità (specie anglosassone) viene dedicato spazio, sia pure - a mio parere - troppo ristretto, alla simbolica degli attrezzi: squadra, compasso, Regolo da 24 pollici, livella, ecc.).
Infatti ritengo che proprio nelle leggi e tecniche costruttive (qui del legno) il libero muratore riacquisti nell’applicazione di regole valide per il legno (e non per altri materiali) l’universalità del metodo e riesca a comprendere come la sostanza su cui si applica (la pietra o il legno oppure ferro o metalli) è solo l’accidente causale che permette l’esplicazione sia pure con metodologie diverse del metodo.
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