[Ricordo che anche il Maestro Segreto del Rito Scozzese (IV grado) professa la verità. Fratelli miei - dice il Potentissimo Re Salomone - l'ideale dei Liberi Muratori è la verità. Ma saggiamente aggiunge: Ogni concezione dell'uomo è progressiva e di conseguenza relativa. La Libera Muratoria non ammette alcuna concezione come definitiva].
Si potrebbero cercare significati nascosti nella progressione delle “tre cose”. Il vino inebria: potrebbe indicare una specie di caos primigenio nell'uomo ebbro di vino. La potenza del Re richiama alla mente l'archetipo della Forza mentre l'influenza della Donna (che il rituale scrive maiuscolo: indicazione non tanto della donna quanto del concetto di femminilità) quello della Bellezza. Come completamento finale Zorobabele suggerisce la meravigliosa forza della Verità (scritta in maiuscolo, ad indicare forse la potenza semantica del termine).
Il riconoscimento della supremazia della Verità avviene in contemporanea con l’autorizzazione alla costruzione del secondo Tempio a Gerusalemme, che implicitamente viene così considerato il Tempio della Verità. Saggiamente il rituale non si dilunga sulla spiegazione di cosa sia la Verità (come potrebbe?) e lascia al singolo adepto la ricerca e la sua risposta (ma attenzione: il contesto religioso potrebbe essere fuorviante).
E’ significativo che la risoluzione della contesa sia preliminare agli ordini cavallereschi, dei quali nel sistema York è appunto il grado propedeutico. Nell’ottica nella quale mi pongo, non assoggettata a nessuna modalità di corpo rituale o di Comunione, il cavaliere della Croce Rossa di Babilonia è effettivamente propedeutico a qualunque attività cavalleresca in quanto riconosce uno degli obiettivi fondamentali di un tale lavoro: la supremazia della Verità, che in termini di muratoria cavalleresca potrebbe significare la ricerca non della divinità di una religione, ma della realizzazione di sé (simbolicamente indicata come ricerca del “proprio” Graal).
Al di là del senso che nel sistema americano pone il cavaliere della Croce Rossa di Babilonia propedeutico a qualunque esperienza di cavalierato, credo sia importante lo status con cui si cerca di vivere l’esperienza di Babilonia.
Sembra quasi un riaffermare i valori non solo propedeutici a qualunque esperienza religiosa, ma universali e preesistenti prima di qualunque fondamento di religione. Una preghiera zoroastriana insegna:
La Verità è buona,Sono parole che trovano spazio in tutte le tradizioni religiose, se mai le differenze nascono proprio in cosa si intende per “Verità”. Mentre altrove (per esempio il già citato quarto grado del Rito Scozzese) si specifica che ogni verità raggiunta non è che il preludio ad un'altra verità successiva, qui non viene specificato nulla. Le parole che ritualmente Zorobabele pronuncia per difendere la supremazia della Verità e la preghiera che in apertura dei lavori il Gran Sacerdote pronuncia possono però dare chiare (dal mio punto di vista limitative) indicazioni.
essa è il bene supremo,
è la felicità, felicità in se stessa
secondo l’Ordine supremo.
[Cit. in Moramarco, Nuova Enciclopedia Massonica, v. 2, p. 127].
Dice Zorobabele: Tutte le altre cose sono mortali e passeggere, la Verità, unica, è immortale ed eterna, i benefici che noi riceviamo da essa non sono soggetti a variazioni o vicissitudini di tempo o di fortuna. Nei suoi giudizi, essa non è ingiusta: essa è la forza, la saggezza, il potere, la grandezza di tutte le età. Sia benedetto il Dio della Verità.
Il rituale non prescrive una particolare preghiera, ma ne propone un esempio. Onnipotente ed Eterno Geova, unico Dio vivente e vero, il trono è il Cielo. Tu che guardi a principi e popoli che abitano sulla terra, noi desideriamo ringraziarTi per le benedizioni con cui Tu ricompensi la nostra vita. Ti ringraziamo per i rapporti, fraterni e sociali, con tutti i nostri Compagni. Ti siano rese grazie in tutti i momenti! Dacci il Tuo aiuto per guidare noi tutti verso la Verità. Incoraggia e sostieni noi tutti nel nostro viaggio nella vita e tieni lontano da noi le insidie del Maligno. Piega il Tuo cuore verso di noi per proteggerti nella Tua sovrana equità, in modo che noi non veniamo mai distolti dal gran lavoro di erigere un edificio spirituale che duri per l'eternità. Perdona tutti i nostri peccati, ed alla fine della nostra esistenza, ammettici alla Tua presenza, Re dei Re, come membri della Tua corte eterna. Amen.
E' una preghiera sostanzialmente cristiana, anche se formalmente potrebbe non sembrarlo. Mi domando se il tono della preghiera di apertura (ritualmente lasciata libera, ma praticamente - almeno per tutte le tornate alle quali ho partecipato - letta nel testo riportato) non condizioni anche il tono dei lavori, per cui l'inno alla verità, quale vorrebbe essere il grado, non si riduca alla verità cristiana.
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