sabato 9 marzo 2019

Il Compagno e la Cripta

Racconta il nostro rituale che l’Apprendista viene pagato alla Colonna Boaz e i Compagni alla Colonna Jakin.

Nella ritualità anglosassone invece l’Apprendista viene pagato in natura con vitto e alloggio e il Compagno nella Camera di Mezzo, alla quale si accede dall’atrio del Tempio salendo una scala curva controllata alla base dal 2° Sorvegliante e in cima dal 1°.

I Sorveglianti permettono il passaggio solo dando la Stretta di mano (il nostro Toccamento) e pronunciando la Parola di Passo (che appunto l’Apprendista, non dovendo riscuotere nessun salario, non possiede).

Il Compagno quindi per essere pagato deve salire e cambiare continuamente, nella salita, punto di vista.

I Compagni e i Maestri sono gli effettivi costruttori del Tempio di Salomone costruendo secondo il disegno del Maestro Architetto Hiram.

La costruzione parte dal basso, dalle fondamenta. Ma mentre si scavano le fondamenta si scava pure un altro elemento della cattedrale: la cripta.

Il simbolo della cripta del Tempio è molto suggestivo.

Anche se non è presente nel Tempio di Salomone diventa elemento architettonico comune dal medioevo in poi: dalla piccola stanza sotterranea sotto l’altare si passò ad ambienti sempre più ampia. Vi si pregava o seppellivano le spoglie di santi.

Una forte indicazione sulla cripta ci viene dalla leggenda dei gradi criptici:

l’ingresso della cripta è nelle stanze private di Re Salomone;

il nuovo entrato può essere accettato solo con la condanna ed esecuzione della sentinella che mal sorvegliato perché il numero dei componenti di un Concilio è fisso e non può essere aumentato;

sotto l’altare verrà sepolta la Parola in caso di impossibilità a trasmetterla ai nuovi adepti;

nella cripta vengono depositati i tesori identitari (libro della Legge, un vaso di manna e il bastone di Aronne).

Nella cripta del Tempio vengono quindi conservati gli oggetti preziosi; viene conservata anche la Parola di Maestro, sotterrata proprio sotto l’altare: la cosa più preziosa per un Libero Muratore.

Ma c'è altro.

C'è altro?  Cosa c’è nella mia cripta?

Ci sono tante cose.

Innanzi tutto le mie aspirazioni: quello che vorrei essere e non sono. Ma anche quello che non vorrei essere ma ancora sono.

E poi quello che ho scartato e rifiutato e quello che cerco di tenere a bada, sotto controllo.

Una specie di ripostiglio strano, la mia cripta, dove puoi trovar di tutto.

Una specie di “luogo magico” come certo è la cripta della cattedrale. Fulcanelli annota (Mistero delle Cattedrali, p. 61):

In questo luogo basso e umido e freddo il visitatore avverte una singolare sensazione che impone il silenzio: quello della potenza unita alle tenebre. Qui siamo nell’asilo dei morti…

 Ma qui ci troviamo di fronte alla Madonna Nera. Chi muore nasce da qualche altra parte, allegoria di un cambiamento di vita (appunto: nuova vita)

Spesso mi immagino il mio interno come un mare.

Immagino un paesaggio marino, un mare calmo con piccole onde sulla battigia, ma l’atmosfera è giallo-livida, non idillica. Pesciolini guizzanti e uccelli in un cielo senza nuvole. 

Non avverto il senso di pace, quanto una calma che potrebbe terminare da un momento all’altro. Ho la sensazione che gli uccellini che svolazzano e i pesciolini guizzanti siano solo l’aspetto di facciata, che dietro nasconde altro.

Grandi uccelli e grandi pesci, sì, ma anche predatori. E giù nelle profondità del mare, mostri terribili, che non voglio stuzzicare: non saprei come difendermi.

Perché ci sono nelle nostre limacciose profondità esseri che non vorremmo mai fossero lì? Non so.

Credo sia una caratteristica dell’uomo. Forse sono gli eredi dei primi uomini che ci siamo lasciati alle spalle, l’Australopiteco, l’uomo di Neanderthal, il Cro Magnon.

Chissà? Forse sono l’eredità di antenati che vissero in ambienti ostili e difficili, dove un nulla faceva la differenza tra la vita e la morte.

Non abbiamo l’inventario di ciò che c’è nella cripta, ma possiamo cercare di capirne qualcosa ripercorrendo a ritroso la via succlla quale ci incamminammo nel passato.

Un bardo dei nostri giorni, Giorgio Gaber, è riuscito a parlare dei Mostri che abbiamo dentro.

I mostri che abbiamo dentro
che vivono in ogni uomo
nascosti nell’inconscio
sono un atavico richiamo.

I mostri che abbiamo dentro
che vagano in ogni mente
sono i nostri oscuri istinti
e inevitabilmente
dobbiamo farci i conti.
............
I mostri che abbiamo dentro
ci spingono alla violenza
che quasi per simbiosi
si è incollata
alla nostra esistenza. 
……...
I mostri che abbiamo dentro
ci ispirano il grande sogno
di un Dio severo e giusto
col mitico bisogno
di Allah e di Gesù Cristo.

I mostri che abbiamo dentro
ci inculcano idee contorte
e il gusto sadico e morboso
di fronte a immagini di morte.

La nostra vita cosciente
la nostra fede nel giusto e nel bello
è un equilibrio apparente
che è minacciato
dai mostri che abbiamo nel nostro cervello.
.....
I mostri che abbiamo dentro
che vivono in ogni mente
che nascono in ogni terra
inevitabilmente
ci portano alla guerra.

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