Ricordo che alla scuola elementare guardando la carta geografica
d’Italia appesa alla parete mi domandavo spesso perché il Mare
Adriatico fosse stato chiamato “mare” e non “golfo” pur
avendone tutte le caratteristiche.
E mi dicevo: Perché è troppo
grande rispetto ad un golfo? E allora il golfo Persico o il golfo del
Messico? E perché il Mar Morto è detto mare pur essendo un lago?
La risposta credo sia molto semplice: il mare
Adriatico non fu riconosciuto come golfo, mentre per esempio il
golfo Persico sì.
Sulla riva della costa marchigiana non ti rendi
conto che sei sul lato di un golfo ma vedi semplicemente il mare
illimitato.
In molti casi i termini tecnici vengono attribuiti
senza tener conto dei significati.
E’ come se la Bellezza non
riconoscesse di essere bella e si scambiasse con la Forza.
Invece Forza e Bellezza debbono restare in
equilibrio, se si vorrà giungere alla Sapienza: dovranno cioè
riconoscersi l’un l’altra nelle debite proporzioni (che non è
detto siano quantitative).
Riflettere su Forza e Bellezza ci deve portare
appunto alla comprensione dei due paradigmi e dell’equilibrio tra i
due paradigmi.
Riflettere su Forza e Bellezza significa seguire
gli innumerevoli rivoli ai quali il loro intreccio dà origine,
dissonanti o consonanti, contrapposti o concordi.
Riflettere su Forza e Bellezza significa
individuare anche il troppo dell’una o il troppo dell’altra in
una dissonanza che può essere perfino disastrosa.
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