giovedì 24 gennaio 2019

Bellezza del mito

Ciò che noi chiamiamo mitologia classica era in realtà storia sacra della religione dominante. Nel passaggio al cristianesimo le storie sacre si son trasformate in racconti e leggende e gli dei quasi in paradigmi dell’arte. “O sante Muse”,o buono Apollo può cantare il cristianissimo Dante all’inizio di Purgatorio e Paradiso senza sentirsi meno cristiano nell’ “invocare” divinità pagane.

Anche il cristianesimo ha i suoi “miti”, che vanno chiamati “storie sacre” e ci vengono insegnati fin da piccoli.

E’ limitativo considerarli solo storielle edificanti adatte agli animi più semplici. Se ne perde di vista la ricchezza non solo simbolica.

Molti li considerano aneddoti edificanti sulla spinta di una società sempre meno attenta alle problematiche del sacro, che oggi vien polverizzato in una miriade di azioni dispersive rivolte non alla sfera del sacro ma molto più terra terra. Dio è stato trasportato dal cielo alla terra (ma potrebbe non essere un male) e “spezzettato” come in una prelibata pietanza (lo spezzatino) che prelibato non è più. E questo non è un bene.

Non c’è più quel senso, forse anche esagerato, che un tempo metteva in moto le moltitudini.

Oggi nessuno si sognerebbe, come nei primi secoli dell’era cristiana, di partecipare a sommosse di piazza pro o contro il “filioque” (= “e dal figlio”. Succintamente: espressione della dottrina cattolica secondo la quale lo Spirito Santo proviene dal Padre e dal Figlio in contrapposizione con la chiesa ortodossa che lo intende procedere dal solo Padre; all’origine dello scisma cristiano ci fu anche il filioque).

Ma il brutto (appunto: mancanza di bellezza!) non dipende dal superamento delle controversie per una generale tolleranza più diffusa che ai tempi delle controversie religiose quanto dal generale disinteresse a problematiche sentite estranee al “concreto mondo quotidiano”.

Nel mito il Paradiso terrestre è un luogo di letizia eterna dal quale fummo cacciati e che Dante pone in cima al monte del Purgatorio, spirituale ingresso verso la dimora dei salvati. Oggi è diventata una situazione di benessere materiale nel quale l’uomo, cacciatone via Dio, vive in felicità edonistica con i propri simili e con indifferenza verso i “dissimili”.

Nel suo Paradiso terrestre terrestre, che più terrestre non si può, l’uomo di oggi vive nel suo eterno presente e nella sua eterna adolescenza giovanile. Spesso mette al posto di canoni religiosi altri canoni costruiti su se stesso e che fanno riferimento solo a se stesso.

Dante poneva i trentacinque anni nel mezzo del cammin di nostra vita; ora invece molti trentacinquenni stanno ancora a chiedersi cosa faranno da grandi.

Nel nostro mondo del relativo non c’è posto per una realtà assoluta. Molti vivono nell’eterna giovinezza. Ma la giovinezza passa.

La nostra società nasconde la morte, ma la morte arriva.

Nessun commento: