venerdì 14 dicembre 2018

Buona reputazione e buoni costumi

Le persone ammesse come membri di una Loggia devono essere uomini buoni e sinceri, nati liberi e di età matura e discreta, non schiavi, non donne, non uomini immorali o scandalosi, ma di buona riputazione.

Il Terzo degli Antichi Doveri di Anderson è molto chiaro.
 
Buona riputazione nell'edizione del 1974 è traduzione di Giordano Gamberini di good repute del testo inglese.

La buona reputazione dunque è indice di comportamento integro; anche di accettazione sociale (almeno per quella parte della società alla quale appartenne anche il pastore Anderson).

Oggi, forse più smaliziati dell’inglese del Settecento, siamo portati a dare alla “buona reputazione” un “peso” diverso, abituati come siamo alle ipocrisie di tanti personaggi in vista.

Nell'ultimo dopoguerra un leader politico veniva criticato per una convivenza non regolarizzata dal matrimonio e nello stesso periodo un vescovo di una regione “rossa” condannava dal pulpito la convivenza “more uxorio” (termine pruriginoso del latino curiale) al di fuori del matrimonio.

Oggi la convivenza al di fuori del matrimonio è socialmente accettata e non scandalosa. Domando: qualche decennio fa avrebbe potuto essere di ostacolo all’ingresso in Loggia per la mancanza di  “buoni costumi”?

Il candidato manifestamente adultero o evasore fiscale verrebbe comunue accettato?

Alcuni anni fa su un forum di Massoneria si segnalava il caso di un fratello massone titolare di un sexy-shop. Alcuni si  domandavano se tale attività poteva essere in contrasto con i “buoni costumi” richiesti.

I “buoni costumi” sono conseguenza di “accettazione sociale” oppure è il contrario, cioè l’“accettazione sociale” deriva dal comportamento corretto e integro del singolo?

Ma: e l’anticonformista, che direi quasi per definizione, non si occupa né si pre-occupa della considerazione sociale e per questo può non avere una buona reputazione?

Per rimanere nel pratico mi riferisco per esempio a Bertrand Russell al quale nel 1940 venne revocata dalla Corte Suprema di New York la nomina del City College della stessa New York ad insegnare logica e fondamenti della matematica: la sua nomina – recita la sentenza – non solo minerebbe la morale degli studenti, ma tenderebbe anche a mettere loro, e in certi casi genitori e tutori, in conflitto con il codice penale.

Un Russell bussante sarebbe stato accolto oppure respinto per la sua “pessima” reputazione?

Eppure oggi esistono logge intitolate a lui, anche se non fu mai massone e mi pare sia stato ben distante dalla massoneria.

Osservazione più o meno ironica. Ogni volta che mi imbatto nella “buona reputazione” non posso fare a meno di immaginare una situazione ipocritamente tipica: vizi privati, ma pubbliche virtù.










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