martedì 4 dicembre 2018

Bellezza e fantasticare

Leggendo Storia del fantasticare di Elémire Zolla.

Non credo che la “parte sinistra” dell’uomo (quella femminile, bubbolante, civettuola) abbia per l’uomo maschio valenza solo negativa. Lì c’è anche la parte femminile, che non è solo negativa. Son d’accordo sulla differenza tra immaginazione e fantasticheria. L’immaginazione è la parte creativa dell’uomo (maschio e femmina) e deve essere rivalutata (con le debite differenze tra il maschio e la femmina). La fantasticheria è invece una specie di immaginazione sterile.

L’immaginazione è Newton che vedendo cadere la mela ha lo spunto per delineare la legge di gravitazione o del piccolo Einstein che dalla risposta dell’imbianchino caduto dal tetto (mi sembrava di non pesare) ha lo spunto per la sua teoria (e non importa che siano episodi apocrifi: qualcosa di simile accadde veramente).
La fantasticheria è l’irrealtà dell’uomo che pensa di volare semplicemente muovendo più velocemente le braccia. Ma non penso ai sogni di chi sa di sognare (per esempio certi romanzi o certi quadri: so di raccontare sogni o favole e tu lettore sai che sono sogni e favole), bensì solo chi pensa alle favole fini a se stesse, al massimo con l’utilità di una specie di “compensazione psicologica” (lo “sfigato” che si immagina come un “superman”) non spunti immaginativi.

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La storia di Peter Pan (il bambino che rifiuta di crescere) è una favola che sottolinea uno stato d’animo diffuso nell’adulto piuttosto che nel bimbo.

Stamane alla Libreria Feltrinelli di Bologna ho visto un libro che rielabora la favola di Peter Pan: per decreto governativo viene cancellata dal calendario la sua data di nascita. Mentre tutto il mondo va avanti nel tempo lui resta congelato: non cresce, non ha più compleanno, non riceve più regali, la sua crescita si ferma.
Ne ho accennato alla mia nipotina e l’ho vista inorridita: lei vuole crescere, guai a fermarsi. Peter è invece l’adulto che vorrebbe essere rimasto bambino.

Peter è immaginazione o fantasticheria? Temo sia solo una fantasticheria sterile piuttosto che immaginazione creativa. Insomma Peter Pan con la Bellezza ha poco in comune.

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Il confine tra immaginazione e fantasticheria è molto incerto e credo non sia possibile determinarlo con chiarezza.

Certo, si può parlare della fantasticheria come immaginazione non costruttiva, ma non è molto chiaro.

Cosa vuol dire immaginazione costruttiva? Don Chisciotte e Dante sì mentre Peter Pan no?

Non ho le idee molto chiare.

L’immaginazione può suscitare tutto. Le storie di streghe, di sabba con il diavolo così frequenti nel secoli XVI – XVIII non erano frutto di immaginazione autogenerantesi?

La fervida immaginazione è anche pronta a plasmarsi delle immaginazioni altrui. E c’è pure una specie di “immaginazione” pubblica e collettiva, complementare alla privata, conseguenza e fonte delle immaginazioni private in un morboso circolo che si fatica a rompere.

Zolla (a pag. 51 della sua Storia del fantasticare) cita Benjamin Disraeli: La causa [dei sommovimenti che l’Inghilterra conobbe dopo il 1646] fu non fisica. L’immaginazione dell’Inghilterra insorse contro il governo. Questo prova che quando tale facoltà viene sobillata in una nazione, essa sacrificherà persino il benessere fisico pur di seguire gli impulsi.

Più avanti. L’uomo è fatto per adorare e obbedire; ma se non lo volete comandare, se non gli offrite niente da adorare si foggerà la sua divinità, e si troverà un capo nutrito delle sue stesse passioni.
Disraeli scrive nel 1844 e nota con acume certe caratteristiche dell’uomo, specie di quello che nel secolo successivo verrà chiamato l’uomo massa.

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Ma forse il confine tra immaginazione e fantasticheria è forse più tenue di quel che appare.

L’ adulto è incline a ritenere ciò che passa per la mente di un bambino come fantasticheria, specie quando lo vede così intento a ciò che pensa da non ascoltar nemmeno chi gli sta parlando. Non considera però che magari stia navigando nell’immaginazione più fervida che pure gli serve per confrontarsi con se stesso e “fare i conti” con la realtà.

Vediamo il bambino correre qua e là a braccia aperte dicendo di volare come un uccello e subito l’adulto pensa che il bambino stia fantasticando. Ma nessun bimbo si butterebbe da una finestra per volare: infatti non fantastica di essere un uccello, ma immagina di esserlo. Immagina, appunto, “come sarebbe se” fosse un uccello.

Forse il bambino più dell’adulto coglie la linea tra fantasticheria e immaginazione.

L’adulto accanito giocatore al lotto che pensa alle varie combinazioni più probabili o punta sul numero la cui uscita “ritarda” da più tempo, immagina o si perde nel fantasticare basato su premesse statistiche sbagliate?

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