Cogli il bello anche nella
prosaica realtà quotidiana, magari proprio là dove il bello non
pensavi ci fosse.
Cammino in collina. La
strada è quella che percorro in auto quotidianamente, ma ora “vedo”
tante cose nuove sulle quali ho sempre gettato uno sguardo frettoloso
ma che non avevo mai veramente visto.
Là in certi momenti
dell’anno si vede il sole levarsi dal mare a una trentina di
chilometri in linea d’aria. Qui vidi un mattino un fagianotto
vicino al corpo di un altro fagianotto investito da un’auto
(fratello? Son validi anche per gli animali i nostri rapporti?) in
attesa forse che si rialzasse. Segno che certi sentimenti non sono
nostro monopolio umano?
E allora, uomini, sarà pur giunta l’ora di
rivederli i nostri totalizzanti parametri antropocentrici!
Qui, camminando senza
fretta, ho visto un piccolo cippo, seminascosto dalla vegetazione.
Avevo già notato, passando in auto, l’inizio di una scala in
mattoni sbrecciati, ma mentre guidi non hai tempo di soffermarti:
cogli con la vista e sei già oltre. A piedi invece ti fermi, guardi,
osservi...
Il cippo ricorda i soldati morti durante la prima guerra
mondiale, cent’anni fa. I luoghi in cui morirono sono purtroppo
noti; di altri leggiamo che morirono “in zona di guerra”, cioè
non si sa dove.
Mi colpisce la provenienza
di questi ragazzi ed è chiaramente scritto: ragazzi che abitavano qui morti
nella guerra.
Qui, in una piccola
località sulle prime colline. Una
quindicina di ragazzi morti in guerra. Oggi come allora una manciata
di case.
Ma noi oggi non riusciamo più a cogliere il contesto. Se in
una piccola località di collina (poche decine di abitanti) una
decina di suoi ragazzi cadde in guerra, e altrettanti in un’altra
piccola comunità a poche centinaia di metri in linea d’aria da qui, quale
fu l’impatto emotivo in gente attaccata alla propria terra per la quale
forse era estraneo il senso di “far la guerra” in terre sentite
lontane?
Camminando rifletto sulla
Bellezza del vivere in piccole comunità abbarbicate alla terra, che
dalla terra traevano non solo il (poco) sostentamento materiale ma il
senso della vita.
E rifletto sulla Bellezza di chi aveva (aveva? no,
se l’era costruito!) un orizzonte più vasto, che sentiva il senso
di idee per tanti in quei tempi astratte e artificiose: patria,
indipendenza, libertà. E fratellanza. E uguaglianza.
E rifletto (sì, la
Bellezza una volta che fa breccia nella mente diventa un mare
inarrestabile) sulla guerra, sulle idee, sulle persone, sugli uomini che
seguono le idee e sugli uomini dietro alle idee.
Al di là di
considerazioni su guerre giuste e guerre ingiuste (tendenzialmente
sarei per intenderle tutte ingiuste, ma... e la difesa?) ho sentito
forte il senso di quei moniti alla guerra e quei cippi ai caduti “di tutte
le guerre”, senza distinzioni. Ricordo come da adolescente mi
irritassero quelle scritte “ai caduti di tutte le guerre” come
indice di indifferentismo; oggi invece mi paiono segni di saggezza.
Mi colpisce chi lotta per
la libertà, ma mi commuove il ragazzo che viene sbattuto in paesi
lontani e muore vestendo la “divisa sbagliata”.
Tra le carte di mio padre
ho trovato sotto la data del 4 agosto 1962 due righe dedicate
all’amico Araldo, morto nel giugno 1942 nei battaglioni
delle camicie nere d’assalto. In quei giorni i suoi resti ritornavano per riposare nel cimitero di casa.
Quanti giovani sono morti allora, in
buona fede come te, credendo di servire la patria, mentre invece si
sacrificavano soltanto per gli interessi materiali del fascismo!
Ma io non voglio ora polemizzare coi
vivi. Voglio solo ricordare l'amico che, non ancora ventenne, cadde
in terra straniera e solo ora può riposare nella sua terra. Che
importa se indossavi la camicia nera! A coloro che sono caduti
combattendo in buona fede, a qualunque credo politico o religioso
appartenessero, qualunque fosse il colore della camicia o del
fazzoletto che portavano, a tutti costoro deve andare il nostro
rispetto, sia che ingenuamente abbiano offerto la loro vita al regime
che già imperava quando essi nacquero, sia che generosamente si
siano immolati per riconquistare la libertà all'Italia.
Ai Morti, a tutti i Morti, il nostro
rispetto ed il nostro rimpianto.
Riposa in pace, Araldo.
La Forza ci induce alle
distinzioni e alla valutazione dei motivi; la Bellezza ci spinge
semplicemente ad aprirci agli altri.
Oggi sono avvenimenti
lontani, lontani quelli dell’ultima guerra e lontanissimi quella
della precedente (è appena passato il centenario della fine). E quei
nomi scritti sul cippo, ragazzi nati nell’ultima decade
dell’Ottocento e morti nella seconda del Novecento (cent'anni fa), oggi non li ricorda più nessuno: sono appunto solo
nomi su un monumento e una foto sul vetro.
Il tempo scorre, secondo
la forza della vita. La legge naturale va accettata: è la bellezza
della vita.
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