Ora è un toponimo nell'alta collina forlivese, segnato dai ruderi di una chiesetta e di alcune abitazioni.
Mentre vi camminavo pensieri mi ruotavano in mente. Chi abitava lì? Era una vita difficile? Erano abbrutiti dalla fatica e dagli stenti? Il contatto con la natura li rendeva più armonici (come mi sentivo io) oppure erano indifferenti?
Certo che il rapporto che ebbero con la natura è inimmaginabile per noi.
A pochi metri dalla chiesa, il piccolo cimitero, il luogo destinato alla sepoltura dei morti: restano le fondamenta della recinzione, la piccola cappella sopra l'ossario, alcuni frammenti di lapidi.
Pace e serenità. Ma guardando alcuni frammenti di lapidi (ma ne avevo il diritto? mi sembrava quasi di sbirciare dal buco della serratura) leggevi parole smozzicate che si riferivano a uomini e donne, a persone che proprio lì erano vissute, avevano amato, gioito, avevano sofferto e patito, lì erano morte e lì erano state sepolte.
Un frammento si riferiva ad una ragazza morta nel 1920 a 22 anni (morta di malattia? di parto?), altri riportavano solo date (di nascita? di morte?).
Sentivi proprio il senso del tempo che passa, di persone che sono state e non sono più. Sola, resta la natura, oggi nel suo splendore autunnale, che si prepara al suo viaggio nella terra.
La chiesa e le case vicine furono bruciate nel 1944 da truppe tedesche che lì cercarono di contrastare i lanci alleati di armi. Restano la facciata, ruderi di muri, e il campanile.
Mi ha fortemente colpito il campanile. ancora in piedi, solido, svettante, anche se ormai poco visibile tra alcuni alberi d'alto fusto cresciuti sulle rovine, come un pudico velo della natura che da tempo si sta riappropriando di ciò che era suo e che innalza senza interruzione alcuna le sue cattedrali vegetali alla Gloria del Grande Architetto.
Il campanile è ancora lì, solido e bello, anche se le macerie sgretolate alla base prima o poi ne mineranno la stabilità e lo porteranno al crollo.
E' un forte simbolo di chi costruisce con fede e con grazia, con Forza e Bellezza.
Un tempo uomini faticarono per trasportare le pietre e costruirono una chiesa e un campanile. E sul campanile misero campane ormai scomparse. Ma me le immagino, quelle campane. Mi immagino il loro suono spandersi attorno nei monti, richiamo argentino agli uomini a rivolgere un pensiero all'alto.
Sì, faticate come bestie, lavorate dall'alba al tramonto - me lo immagino il messaggio delle campane - ma dovete vivere in armonia, aiutarvi gli uni agli altri, perché solo così si è uomini, solo così possiamo andare avanti, solo così potremo gettarci alle spalle la nostra zavorra.
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