lunedì 9 novembre 2015

Massoneria sterilizzata

Noi siamo abituati ad una Massoneria sterilizzata, che ha perso ogni contatto con il lavoro degli antichi muratori delle origini; una Massoneria che non si sporca più le mani, non in senso metaforico ma proprio in senso materiale, del muratore cioè che – svolgendo il mestiere – si sporca.

La nostra, quella dei Massoni di oggi, è la mentalità dell’Arcadia che vede la gente di campagna formata da pastorelle o pastorelli che pascolano le pecorelle, siedono all’ombra di un alberello a cantare o suonare pifferi e tarantelle.

Non sanno, gli uomini dell'Arcadia, cosa era effettivamente la vita dei campi: fatica, sudore, puzzo, escrementi, malattie, parassiti, e... fame, fame, fame atavica. E malattie: scorbuto, pellagra,... E onnipresente, la morte...

Le pecorelle così ben ricamate o dipinte sono animali sporchi, che puzzano, pieni di parassiti e che tieni cari perché anche loro ti permettono di sopravvivere.

E non sanno, i Massoni di oggi, cosa era la Massoneria delle origini, quella che costruiva, che tirava su muri, che ci ha lasciato quel po’ po’ di roba.

Lavoro duro, faticoso, dall'alba al tramonto...
Quegli Apprendisti, poco più che bambini, che sgobbavano, trasportavano carichi e pesi. Ma potevi mangiare, e non era poco in quei tempi. E potevi imparare.

Eri dentro una corporazione, che da te pretendeva ma che contemporaneamente ti dava e ti apriva il futuro.

No, la Massoneria non è quella delle nostre visioni, di massoni tutti vestiti con l’abito rigorosamente scuro, tutti incravattati, tutti rivestiti di grembiuli e sciarpe e collari variopinti.

Massoneria significa fatica e sudore. Un tempo fatica fisica, oggi fatica mentale. Ma proprio quella che deve portarci a scardinare i nostri pregiudizi e a cambiare il nostro punto di vista.

Ed è un lavoro che devi compiere sempre, continuamente, indipendentemente da come ti vesti e da dove ti trovi!

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