Noi siamo abituati ad una Massoneria
sterilizzata, che ha perso ogni contatto con il lavoro degli antichi
muratori delle origini; una Massoneria che non si sporca più le
mani, non in senso metaforico ma proprio in senso materiale, del
muratore cioè che – svolgendo il mestiere – si sporca.
La nostra, quella dei Massoni di oggi,
è la mentalità dell’Arcadia che vede la gente di campagna formata
da pastorelle o pastorelli che pascolano le pecorelle, siedono
all’ombra di un alberello a cantare o suonare pifferi e tarantelle.
Non
sanno, gli uomini dell'Arcadia, cosa era effettivamente la vita dei campi:
fatica, sudore, puzzo, escrementi, malattie, parassiti, e... fame,
fame, fame atavica. E malattie: scorbuto, pellagra,... E onnipresente, la morte...
Le pecorelle
così ben ricamate o dipinte sono animali sporchi, che puzzano, pieni
di parassiti e che tieni cari perché anche loro ti permettono di
sopravvivere.
E non sanno, i Massoni di oggi, cosa era la Massoneria
delle origini, quella che costruiva, che tirava su muri, che ci ha
lasciato quel po’ po’ di roba.
Lavoro duro, faticoso, dall'alba al tramonto...
Quegli Apprendisti, poco più che bambini, che sgobbavano, trasportavano carichi e pesi. Ma potevi mangiare, e non era poco in quei tempi. E potevi imparare.
Eri dentro una corporazione, che da te pretendeva ma che contemporaneamente ti dava e ti apriva il futuro.
No, la Massoneria non è quella delle
nostre visioni, di massoni tutti vestiti con l’abito rigorosamente
scuro, tutti incravattati, tutti rivestiti di grembiuli e sciarpe e
collari variopinti.
Massoneria significa fatica e sudore. Un tempo fatica fisica, oggi fatica mentale. Ma proprio quella che deve portarci a scardinare i nostri
pregiudizi e a cambiare il nostro punto di vista.
Ed è un lavoro che
devi compiere sempre, continuamente, indipendentemente da come ti
vesti e da dove ti trovi!
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