sabato 28 novembre 2015

Il topo che mangiava i gatti

Una delle Favole al Telefono di Gianni Rodari.

Un vecchio topo di biblioteca andò a trovare i suoi cugini, che abitavano in solaio e conoscevano poco il mondo.
- Voi conoscete poco il mondo, - egli diceva ai suoi ti­midi parenti, — e probabilmente non sapete nemmeno leggere.
- Eh, tu la sai lunga, - sospiravano quelli.
- Per esempio, avete mai mangiato un gatto?
- Eh, tu la sai lunga. Ma da noi sono i gatti che man­giano i topi.
- Perché siete ignoranti. Io ne ho mangiato più d'uno e vi assicuro che non hanno detto neanche: Ahi!
- E di che sapevano?
- Di carta e d'inchiostro, a mio parere. Ma questo è niente. Avete mai mangiato un cane?
- Per carità.
- Io ne ho mangiato uno proprio ieri. Un cane lupo. Aveva certe zanne... Bene, si è lasciato mangiare quieto quieto e non ha detto neanche: Ahi!
- E di che sapeva?
- Di carta, di carta. E un rinoceronte l'avete mai man­giato?
- Eh, tu la sai lunga. Ma noi un rinoceronte non l'abbia­mo visto mai. Somiglia al parmigiano o al gorgonzola?
- Somiglia a un rinoceronte, naturalmente. E avete mai mangiato un elefante, un frate, una principessa, un albero di Natale?
In quel momento il gatto, che era stato ad ascoltare die­tro un baule, balzò fuori con un miagolio minaccioso. Era un gatto vero, di carne e d'ossa, con baffi e artigli. I to­polini volarono a rintanarsi, tranne il topo di biblioteca, che per la sorpresa era rimasto immobile sulle sue zampe come un monumentino. Il gatto lo agguantò e cominciò a giocare con lui.
- Tu saresti il topo che mangia i gatti?
- Io, Eccellenza... Lei deve comprendere... Stando sempre in libreria...
- Capisco, capisco. Li mangi in figura, stampati nei libri.
- Qualche volta, ma solo per ragioni di studio.
- Certo. Anch'io apprezzo la letteratura. Ma non ti pare che avresti dovuto studiare un pochino anche dal vero? Avresti imparato che non tutti i gatti sono fatti di carta, e non tutti i rinoceronti si lasciano rosicchiare dai topi.
Per fortuna del povero prigioniero il gatto ebbe un atti­mo di distrazione, perché aveva visto passare un ragno sul pavimento. Il topo di biblioteca, con due salti, tornò tra i suoi libri, e il gatto dovette accontentarsi di mangiare il ragno.

Lasciamo stare l’ultimo periodo, evidentemente aggiunto per non mostrare subito ai bambini la ferocia della vita (Esopo o de la Fontaine avrebbero fatto terminare la favola col gatto che mangiava allegramente il topo).

Il resto è invece una grande metafora dell’insipiente che fa scuola.

Persone così le troviamo a tutti gli angoli delle strade: sono gli esperti da bar che sanno loro come va la vita e cosa bisognerebbe fare per risolvere i problemi del mondo.

Quanti ce ne sono anche in Massoneria! Loro sì che sanno cosa vuol dire essere Massoni, loro sì che ti spiegano la Massoneria, e come si usa la squadra e il filo a piombo, e a non impugnare così male la cazzuola e a puntar bene le punte del compasso... 

E mentre tu ti affanni a camminare per un percorso tortuoso, senza mai sapere se la direzione presa è corretta, camminando al lume della tua intuizione con l’aiuto della tua ragione, incontri qua e là questi fratelli Bravini che hanno letto libri, “rosicchiandoli” come il topo della favola, ma non ne hanno capito più di tanto, che non sono stati capaci di collegare quanto letto al loro vissuto personale e interiore, ma che parlano, parlano, parlano, dispensando il loro “rosicchiato” a tutti.

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