venerdì 27 novembre 2015

La memoria fallace

Fallace agg. [dal lat. fallax -acis, der. di fallĕre «ingannare»
(così il vocabolario Treccani:  http://www.treccani.it/vocabolario).

C'è un aspetto della memoria che non ho mai considerato, forse perché lo sento estraneo (ma non sono fallace anch'io nel sentirlo estraneo?).

Qualche giorno fa ho letto un'osservazione di Claude Lévi-Strauss in "Tristi Tropici" (p. 47 dell'edizione Il Saggiatore del 1960).

Scrive Lévi-Strauss dell'incontro a Parigi con l'ambasciatore brasiliano poco prima della sua partenza per Sao Paulo (siamo nel 1935). Dell'ambasciatore osserva:
Ma, brasiliano d'esportazione, che dall'adolescenza aveva adottato la Francia come patria, aveva perduto perfino la coscienza dello stato reale del suo paese, sostituendovi nella memoria luoghi comuni ufficiale e molto dignitosi.
Nella memoria di questo personaggio pare sia avvenuta una sostituzione di ricordi di certi fatti (avvenuti) con ricordi di altri fatti (non avvenuti).
Credo sia un fenomeno frequente: si dimenticano fatti percepiti come spiacevolissimi per sostituirli (nella memoria) con fatti meno spiacevoli o che addirittura non sono accaduti.
E' un po' quello che raccontano i linguaggi cimiteriali: Qui giace Pinco Pallino, sposo esemplare, sposa affettuosa, cittadino integerrimo, madre amorevole, padre premuroso, e così via.
E gli sposi adulteri, i cittadini corrotti dove sono sepolti?
Sono sempre lì, ma la memoria in un certo senso li ha "ripuliti" nel ricordo dei sopravvissuti.

E allora, per tornare al nostro "piccolo" ambito della Loggia, il Segretario deve prestare molta attenzione, altrimenti rischia di riportare non quello che in Loggia è effettivamente lavorato, bensì quello che la testa del Segretario vorrebbe fosse stato lavorato.



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