lunedì 16 novembre 2015

Il Segretario di Loggia

Il resoconto di una tornata va ben oltre il verbale di un’assemblea ed è lontanissimo dai resoconti di qualche consiglio di amministrazione di società.

Intanto non è “verbale” ma “tavola” (precisamente: “tavola architettonica della tornata”).
Non è solo distinzione formale:

il verbale è resoconto il più minuzioso possibile di quanto detto nella riunione, segnalando eventuali posizioni discordi e il risultato di votazioni;

la tavola è composizione armonica di quanto detto e non detto. Sì, anche quanto “non detto”, perché il lavoro di Loggia non è semplicemente ciò che viene pronunciato, ma anche il gesto, la postura, l’attenzione, lo sbadiglio, la sintonia e la disarmonia, il profumo e il suono.

Mi viene spesso alla mente la figura di vecchio e caro Fratello, da qualche anno all'Oriente Eterno, Fratello di grandissimo cuore, ma con alcune ben radicate convinzioni sul verbale che – sosteneva – doveva riportare gli interventi di tutti i Fratelli.

Gli rispondeva chi sosteneva invece il verbale dover segnare solo i nomi di presenti, giustificati, intervenuti e il titolo della Tavola.

Credo che questi siano i due paletti entro i quali si possano redigere i verbali di Loggia, a seconda delle disposizioni dei segretari, delle loro concezioni e del tempo che possono dedicare a questo compito. Insomma, dipende – credo - dalla storia personale massonica del Segretario.

Ognuno di noi infatti si pone in Loggia in base alla sua storia massonica personale.

Da vecchio camminatore ho incontrato tanti massoni, di tutti i tipi e di tutti i generi, alcuni validi compagni di cammino pronti a sostenerti se inciampi e cadi, altri invece indifferenti al cammino, altri ancora in preda ad eroici furori, a protagonismi ed esibizionismi. Ho incontrato ricercatori seri, ma anche voglie di primeggiare.
 
Per carità, sono atteggiamenti permessi, forse un po’ pesanti per gli altri partecipanti, ma leciti, anche se, a mio parere, estranei ad un lavoro in una Loggia massonica.

Il lavoro di Loggia infatti deve essere corale: tutti sullo stesso piano.

Anche il Maestro Venerabile è sullo stesso piano degli altri Maestri, ma appunto per il ruolo che la Loggia tutta gli ha affidato ha il compito di “drizzare” le orecchie per captare tutto ciò che può essere captato e comportarsi di conseguenza.

Per questo, limitandoci ai lavori di Loggia, è lui che dà la parola ai partecipanti, li segue negli interventi, eventualmente li commenta, li può limitare in durata, può non concedere un secondo intervento; infine è lui, il Venerabile, che completa i lavori della Tornata (completa, non conclude, poiché solo all’Oratore spettano le conclusioni).

Il Segretario registra, ma non i personalismi e protagonismi. Deve usare quindi un metodo molto semplice, tra l’altro a mio parere conseguente della particolarità dei lavori della Loggia: evitare il collegamento tra chi parla e ciò che dice. In questo modo si considerano gli interventi come deposito di materiale per il cantiere.

Successivamente deve “smontare” gli interventi in piccole molecole, rimescolandole le une alle altre.

In questo modo il resoconto della Tornata diventa una raccolta-classificazione di singoli ciottoli, semplicemente accostati gli uni agli altri, come appunto in un magazzino.

Insomma: ogni Fratello, ascoltando la tavola della tornata, deve sentir l’eco del suo contributo, ma non deve ritrovarlo. Starà a lui, in sede di rielaborazione della Tornata, raccogliere le pietre che ritiene opportuno e con quelle lavorare al suo Tempio interiore.

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