Il
resoconto di una tornata va ben oltre il verbale di un’assemblea ed
è lontanissimo dai resoconti di qualche consiglio di amministrazione
di società.
Intanto
non è “verbale” ma “tavola” (precisamente: “tavola
architettonica della tornata”).
Non è solo distinzione formale:
il
verbale è resoconto il più minuzioso possibile di quanto detto
nella riunione, segnalando eventuali posizioni discordi e il
risultato di votazioni;
la tavola è composizione armonica di quanto
detto e non detto. Sì, anche quanto “non detto”, perché il
lavoro di Loggia non è semplicemente ciò che viene pronunciato, ma
anche il gesto, la postura, l’attenzione, lo sbadiglio, la sintonia
e la disarmonia, il profumo e il suono.
Mi
viene spesso alla mente la figura di vecchio e caro Fratello, da qualche anno all'Oriente Eterno, Fratello di
grandissimo cuore,
ma con alcune ben radicate convinzioni sul verbale che – sosteneva
– doveva riportare gli interventi di tutti i Fratelli.
Gli
rispondeva chi sosteneva invece il verbale dover
segnare solo i nomi di presenti, giustificati, intervenuti e il
titolo della Tavola.
Credo
che questi siano i due paletti entro i quali si possano redigere i
verbali di Loggia, a seconda delle disposizioni dei segretari, delle
loro concezioni e del tempo che possono dedicare a questo compito.
Insomma, dipende – credo - dalla storia personale massonica del
Segretario.
Ognuno
di noi infatti si pone in Loggia in base alla sua storia massonica
personale.
Per
carità, sono atteggiamenti permessi, forse un po’ pesanti per gli
altri partecipanti, ma leciti, anche se, a mio parere, estranei ad un
lavoro in una Loggia massonica.
Il
lavoro di Loggia infatti deve essere corale: tutti sullo stesso
piano.
Anche il Maestro Venerabile è sullo stesso piano degli altri
Maestri, ma appunto per il ruolo che la Loggia tutta gli ha affidato
ha il compito di “drizzare” le orecchie per captare tutto ciò
che può essere captato e comportarsi di conseguenza.
Per questo,
limitandoci ai lavori di Loggia, è lui che dà la parola ai
partecipanti, li segue negli interventi, eventualmente li commenta,
li può limitare in durata, può non concedere un secondo intervento;
infine è lui, il Venerabile, che completa i lavori della Tornata
(completa, non conclude, poiché solo all’Oratore spettano le
conclusioni).
Il
Segretario registra, ma non i personalismi e protagonismi. Deve usare quindi
un metodo molto semplice, tra l’altro a mio parere conseguente
della particolarità dei lavori della Loggia: evitare il collegamento
tra chi parla e ciò che dice. In questo modo si considerano gli
interventi come deposito di materiale per il cantiere.
Successivamente deve “smontare”
gli interventi in piccole molecole, rimescolandole le une alle altre.
In
questo modo il resoconto della Tornata diventa una
raccolta-classificazione di singoli ciottoli, semplicemente accostati
gli uni agli altri, come appunto in un magazzino.
Insomma:
ogni Fratello, ascoltando la tavola della tornata, deve sentir l’eco
del suo contributo, ma non deve ritrovarlo. Starà a lui, in sede di
rielaborazione della Tornata, raccogliere le pietre che ritiene
opportuno e con quelle lavorare al suo Tempio interiore.
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