L'argomento è quello che è; un argomento che nel nostro mondo viene tenuto nascosto e coperto, come nascoste e coperte sono le funzioni fisiologiche essenziali, non quelle in "ingresso", al contrario ben evidenziate, ma quelle in "uscita", relegate a luoghi separati, quelli che noi chiamiamo "gabinetti".
Leggo in www.etimo.it una definizione certo corretta (comunque un po' datata) e, oggi, un po' "spassosa":
Gabinetto e piu antic. cabinetto sp. gabinete: dal fr. cabinet dimin. di cabine, cabina, cameretta.
Piccola stanza; Salotto; indi Stanza appartata, intima e particolarm. di palagio, corte, reggia, pubblico ufficio, accademia; e usasi comunemente a denotare il Luogo dove i sovrani o i ministri trattano e deliberano delle cose dello Stato: e fig. Consiglio de' ministri, il Governo.
Fortunato vocabolo, che da umile origine è salito ai piu alti onori, che possano desiderarsi sotto il sole!
Così la definizione. Mentre oggi l'uso comune indica proprio quel luogo (spesso pudicamente chiamato bagno, toilette, wc) appartato ed intimo dove si effettuano le necessarie funzioni fisiologiche.
Cancellate le funzioni fisiologiche, abbiamo anche cancellato la fisiologica fine della vita materiale, di modo che assume a simbolo significativo la morte di Giuseppe Mazzini che muore nascosto, in esilio nella propria patria.
Insomma il morto è da nascondere e la morte è da celare.
E così la nostra vita diventa quasi una vita a metà.
Qualcuno potrebbe osservare: Ma che bell'argomento!
Bello non so (ma dovremmo giungere a dir di sì!). Fondamentale ed essenziale invece sicuramente sì, perché la morte fa parte della vita, è l'altra faccia della medaglia-vita.
Ci sono morti naturali e morti innaturali. E' innaturale che un padre sopravviva al figlio e credo sia la cosa peggiore in assoluto che possa capitare a qualcuno. E' invece naturale che il figlio sopravviva ai genitori, anche se i figli faticano ad accettarne la morte, specie se avviene troppo presto.
E' naturale, ed è una bella legge della vita, se i figli riescono (perché hanno compreso) ad accompagnare il padre al termine della sua vita, quasi prendendolo per mano, silenziosi compagni in questo percorso misterioso. E magari cercando di aiutarlo nell'abbandonare le sue zavorre nella speranza che poi qualcuno ci aiuterà ad abbandonare le nostre.
Credo che proprio questo sia il senso più vero, più intimo, più profondo dell'essere Compagno di Mestiere: Compagno del padre e stargli vicino, essere lì. Proprio in quei certi momenti. Un vincolo ancora più "strano" e "forte" se il legame padre - figlio è rafforzato dall'essere da quarant'anni Fratelli di Loggia.
E' legge di vita: tutti noi ci troveremo davanti alla porta chiusa, che ad un certo momento si aprirà, prima per chi abbiamo accompagnato, e poi al momento giusto, anche per noi.
La mia Loggia ha dedicato l'ultima Tornata al senso del lavoro dei massoni, ma credo che solo allora, quando si aprirà la porta, qualcuno (l'Oratore?, il Maestro Venerabile?) potrà scandire con sincerità e con determinazione il Marchio del Maestro: Tutto è giusto e perfetto.
Nessun commento:
Posta un commento