Il buio è parte integrante della tavola!
Le luci sono spente oppure sono molto basse. Rimangono accese:
Menorah, i tre ceri, le luci ai tavoli.
Questa tavola mi
accompagna da tanti anni e sempre mi accompagnerà in futuro perché
mi accompagna da sempre (fin dalla nascita, direi) l'idea che questa
vita fisica, prima o poi, dovrà terminare. Nell'adolescenza
prevaleva il poi, così come nell'età adulta. Ora, nell'età che
Tiziano Terzani chiamava "della foresta" (la terza sulle
quattro della vita umana, precedente a quella che chiamava "della
pensione", cioè alla preparazione del commiato) il prima
comincia a prevalere sul poi.
Rachmaninov, Preludio in do diesis minore op.3 n.2
https://www.youtube.com/watch?v=PPb3hnj2vzY
Musica in sottofondo. Fino al termine del brano.
La Tavola vuole essere
un invito alla riflessione e alla meditazione, una breve immersione
in se stessi che non può lasciare spazio a quegli interventi che
spesso servono solo a soddisfare la nostra vanità e che il nostro
ego adora ascoltare.
La vanità va
abbandonata, come tutto ciò che ci rende piccini. Ricordiamo che
nudi venimmo al mondo e nudi lo lasceremo, senza quegli "aggeggini"
che oggi ci sembrano tanto importanti. Qui il "Roba mia,
vientene con me" non funziona. Alla partenza avremo invece
un grande bagaglio di esperienze, di amore e disamore, di ciò che
abbiamo fatto e di ciò che non abbiamo fatto. E quello sarà
importante.
All'appuntamento con la
Nera Signora saremo soli. Non ci sarà nemmeno la figura tanto
rassicurante della madre che invece era presente alla nascita. La
Nera Signora ha un appuntamento con me. Io non so quando, lei invece
lo sa. Io so solo che l'appuntamento ci sarà. E so che
l'appuntamento ci sarà per ogni uomo e donna, ogni animale, ogni
essere vivente, dalla grande balena al microscopico protozoo.
Qualcuno vi giungerà sereno, altri tranquilli, altri amareggiati o
indifferenti, altri arrabbiati e altri ancora impauriti o
terrorizzati. Ma tutti abbiamo quell'appuntamento nel nostro futuro.
Quando parlo della
morte, io intendo che quel corpo fisico con il quale fin dalla
nascita mi identifico (io parlo del mio dito, della mia
mano, del mio naso, e così via) finirà e, come tutte le cose
organiche, diventerà marcescente. Ma ognuno di voi dovrà intendere
la sua morte, che porterà alla marcescenza il suo
corpo.
La morte iniziatica è
un anacoluto muratorio, un antico nominativus pendens come un
gioco virtuale senza collegamenti con il mondo come l'anacoluto è
privo di coerenza grammaticale con il periodo nel quale è inserito.
Quando i Sorveglianti esclamano "E' tutto putrefatto", "La
carne si stacca dalle ossa" non parlano di una sterilizzata
morte intellettuale e simbolica, ma stanno toccando un cadavere,
sepolto per una quindicina di giorni. La cosiddetta morte iniziatica
acquista senso solo se la si collega a Hiram, alla vita del massone.
E' questa la morte che conta, è questa la Nera Signora, che il
Maestro Hiram a un certo punto volontariamente sceglie.
La morte è
dissolvimento del corpo, del mio/tuo corpo. La morte è non
essere più in questo mondo, ma essere altrove oppure non essere più.
Io non so: nessuno è mai tornato indietro a raccontare.
In sottofondo sentite
il Preludio in do diesis minore op. 3 n. 2 di Rachmaninov. Si dice
che sia stato scritto dopo aver sognato il proprio funerale. La
musica descrive il risveglio di una persona che comprende di essere
stata nel frattempo sepolta viva e ne scandisce il suo stato d'animo:
dall'angoscia alla rassegnazione e accettazione del suo stato. Anche
questo è un modo di affrontare la morte.
E ora ascoltiamo
un'antica leggenda russa.
Roberto Vecchioni, Samarcanda
https://www.youtube.com/watch?v=INvF-dG75Oc
Fino al termine del brano.
C'era una gran festa
nella capitale perché la guerra era finita. I soldati erano tornati
tutti a casa ed avevano gettato le divise.
Per la strada si ballava
e si beveva vino, i musicanti suonavano senza interruzione.
Era primavera e le
donne finalmente potevano, dopo tanti anni, riabbracciare i loro
uomini. All'alba furono spenti i falò e fu proprio allora che tra la
folla, per un momento, a un soldato parve di vedere una donna
vestita di nero che lo guardava con occhi cattivi.
Ridere,
ridere, ridere ancora,
Ora
la guerra paura non fa,
brucian
le divise dentro il fuoco la sera,
brucia
nella gola vino a sazietà,
musica
di tamburelli fino all'aurora,
il
soldato che tutta la notte ballò
vide
tra la folla quella nera signora,
vide
che cercava lui e si spaventò.
"Salvami,
salvami, grande sovrano,
fammi
fuggire, fuggire di qua,
alla
parata lei mi stava vicino,
e mi
guardava con malignità"
"Dategli,
dategli un animale,
figlio
del lampo, degno di un re,
presto,
più presto perché possa scappare,
dategli
la bestia più veloce che c'è.
"Corri
cavallo, corri ti prego
fino
a Samarcanda io ti guiderò,
non
ti fermare, vola ti prego
corri
come il vento che mi salverò.
Oh
oh cavallo, oh oh cavallo, oh oh cavallo, oh oh, cavallo, oh oh
Fiumi
poi campi, poi l'alba era viola,
bianche
le torri che infine toccò,
ma
c'era tra la folla quella nera signora,
stanco
di fuggire la sua testa chinò:
"Eri
fra la gente nella capitale,
so
che mi guardavi con malignità,
son
scappato in mezzo ai grilli e alle cicale,
son
scappato via ma ti ritrovo qua!"
"Sbagli,
t'inganni, ti sbagli soldato,
io
non ti guardavo con malignità,
era
solamente uno sguardo stupito,
cosa
ci facevi l'altro ieri là?
T'aspettavo
qui per oggi a Samarcanda,
eri
lontanissimo due giorni fa,
ho
temuto che per ascoltar la banda
non
facessi in tempo ad arrivare qua.
Non è
poi così lontana Samarcanda,
corri
cavallo, corri di là...
ho
cantato insieme a te tutta la notte
corri
come il vento che ci arriverà,
oh
oh cavallo, oh, oh cavallo, oh oh cavallo, oh oh cavallo oh oh
Alcuni istanti di
pausa in silenzio
Mozart, Marcia funebre massonica
https://www.youtube.com/watch?v=POQuvMZZZag
Musica in sottofondo, senza soverchiare la voce. Fino al termine del
brano.
Montando
all'incontrario questo cavallo di legno
sto
per galoppare attraverso il nulla.
Vorresti
tentar di seguire le mie tracce?
Cerca
allora di afferrare la tempesta con una rete.
Le
mie parole volano, i miei pensieri strisciano in basso.
Parole
senza pensieri non giungono al cielo.
La
civetta dice
"Vieni,
vieni"
alla
lucciola.
Chi è che costruisce più
solidamente del muratore, del carpentiere o del falegname?
Il becchino. Le sue
case durano fino al giorno del giudizio.
Muoio.
Cantan le allodole
Ferme
sull'ali nel profondo ciel,
E il
sol d'ottobre tepido
Albeggia
e rompe della nebbia il vel.
Caldo
di vita un alito
Sale
fumando dall'arato pian.
Muoio.
Cantan le allodole
E
le giovenche muggon da lontan.
La
vostra lieta porpora
Roselline
d'inverno, io non vedrò,
Le
carni mie si sfasciano...
Domani
al mio balcon non tornerò.
Tutti siamo
prigionieri, ma alcuni di noi stanno in celle con finestre, altri in
celle senza finestre.
Alice lanciò un ultimo
grido prima che la corrente elettrica a 2250 volt la raggiungesse
alla testa nel momento in cui il boia, senza pensare, ma
semplicemente agendo, spinse l'interruttore di quel letale
mezzo giro verso sinistra.
Il corpo rigido di
Alice si tese all'infuori, uno scatto violento in verticale, che le
partì dalle natiche e la attraversò tutto il corpo, dal basso in
alto, nell'aspro ronzio dell'elettricità, un rumore di pancetta che
frigge.
Un attimo
dopo_l'impatto con la piastra di contatto, il corpo della donna
ripiombò sul sedile della sedia elettrica.
Cinque secondi dopo la
Macchina della Morte iniziò il secondo degli otto cicli:
un'emissione di 25 secondi di corrente a voltaggio inferiore, da 2250
volt a 1000 volt, mentre l'amperometro saliva da 0 a 20.
Teoricamente Alice era
incosciente dal momento in cui aveva ricevuto la prima scarica da
2250 volt, ma questo non era mai stato provato. C'erano anzi quelli
che sostenevano che il condannato provava dolore, in vario grado, man
mano decrescente, fino alla totale estinzione di ogni funzione
vitale.
Mentre l'amperometro
saliva a 20, aveva inizio la fibrillazione ventricolare.
Il petto di Alice si
gonfiò e sgonfiò, spasmodicamente, mentre il passaggio del sangue
veniva sconvolto dall'amperaggio che agiva sui ventricoli. Le dita
ossute si contrassero in pugni privi di forza. Le nocchie
scricchiolarono, la gamba destra si contrasse e la sinistra tremò
ritmica orizzontalmente.
Il ciclo terminò.
L'indice davanti al boia registrò la salita a 2250 volt mentre
l'amperometro continuava a segnare circa 20.
Ormai la temperatura
corporea di Alice era salita a ottanta gradi. Le sue mani erano color
rosa acceso. A causa della corrente aveva perso il controllo della
vescica e l'orina gocciolava dalla sedia.
Dopo i primi trenta
secondi dell'esecuzione intervenne la paralisi respiratoria ai
polmoni, gli occhi di Alice cominciarono a sporgere all'infuori,
mentre le guance le si gonfiarono in un frenetico tentativo di
pompare ossigeno.
Alla fine del quinto
ciclo, da cinque secondi ad alto voltaggio, il centro cerebrale che
presiedeva alla respirazione era distrutto, e il corpo di Alice e il
suo cervello rimasero totalmente privati di ossigeno.
Gli ultimi 55 secondi
di emissione le fermarono cuore e pulsazioni con un gracchiante
brusio.
Quando l'emissione di
corrente si interruppe, allo scoccare dei due minuti, rimase silenzio
di morte...
Quando
tu dormirai dimenticata
Sotto
la terra grassa.
E la
croce di Dio sarà piantata
Ritta
sulla tua cassa,
Quando
ti coleran marcie le gote
Entro
i denti malfermi
E
nelle occhiaie tue fetenti e vuote
Brulicheranno
i vermi...
Prende il teschio.
...Povero Yorick.
Io lo conobbi... Un
uomo di un'arguzia infinita, di una fantasia senza pari.
Mille volte mi portò a
cavalcioni sulle spalle, e ora come lo aborre la mia immaginazione!
Lo stomaco mi si
rovescia. Qui pendevano le labbra che baciai non so quante volte.
Dove sono ora le tue canzoni, le facezie, le burle, gli scoppi di
allegria cui faceva eco tutta la tavolata?
Nessuno più da far
ridere con queste smorfie?
Affacciati allo
specchio della mia bella, e dille... che si ridipinga pur quanto
vuole, ma a questa apparenza dovrà venir anche lei.
"Lurido
porco!...Come ti permetti
paragonarti
a me ch'ebbi natali
illustri,
nobilissimi e perfetti,
da
fare invidia a Principi Reali?".
"Tu
qua' Natale... Pasca e Ppifania!!!
T''o
vvuo' mettere 'ncapo...'int'a cervella
che
staje malato ancora e' fantasia?...
'A
morte 'o ssaje ched'è?...è una livella.
'Nu
rre, 'nu maggistrato,'nu grand'ommo,
trasenno
stu canciello ha fatt'o punto
c'ha
perzo tutto, 'a vita e pure 'o nomme:
tu nu
t'hè fatto ancora chistu cunto?
Perciò,
stamme a ssenti...nun fa' 'o restivo,
suppuorteme
vicino che te 'mporta?
Sti
ppagliacciate 'e ffanno sulo 'e vive:
nuje
simmo serie ... appartenimmo à morte!"
Se
un giorno passi tra i bianchi avelli
e,
in un pensier d'amor m'appelli,
un
uccellin vedrai sul mio
cipresso.
Parla con lui: son io.
Dì solo "Egli non
c'è".
Tornerà
tra cinque milioni di
anni.
Niente di lui si dissolve
ma subisce una
metamorfosi marina
in qualche cosa di
ricco e di strano.
Laudato si’ mi’
Signore per sora nostra morte corporale,
da la quale nullu homo
vivente pò skappare:
guai a quelli ke morràno
ne le peccata mortali;
beati quelli ke trovarà
ne le tue santissime voluntati,
ka la morte secunda no
'l farrà male.
Schubert, Ave Maria, canta Luciano Pavarotti
https://www.youtube.com/watch?v=vsqmDjIFHoE
Musica fino a quando
il Maestro Venerabile disporrà diversamente....
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