giovedì 29 ottobre 2015

La Nera Signora

Il buio è parte integrante della tavola!
Le luci sono spente oppure sono molto basse. Rimangono accese: Menorah, i tre ceri, le luci ai tavoli.

Questa tavola mi accompagna da tanti anni e sempre mi accompagnerà in futuro perché mi accompagna da sempre (fin dalla nascita, direi) l'idea che questa vita fisica, prima o poi, dovrà terminare. Nell'adolescenza prevaleva il poi, così come nell'età adulta. Ora, nell'età che Tiziano Terzani chiamava "della foresta" (la terza sulle quattro della vita umana, precedente a quella che chiamava "della pensione", cioè alla preparazione del commiato) il prima comincia a prevalere sul poi.

Rachmaninov, Preludio in do diesis minore op.3 n.2
https://www.youtube.com/watch?v=PPb3hnj2vzY
Musica in sottofondo. Fino al termine del brano.
La Tavola vuole essere un invito alla riflessione e alla meditazione, una breve immersione in se stessi che non può lasciare spazio a quegli interventi che spesso servono solo a soddisfare la nostra vanità e che il nostro ego adora ascoltare.
La vanità va abbandonata, come tutto ciò che ci rende piccini. Ricordiamo che nudi venimmo al mondo e nudi lo lasceremo, senza quegli "aggeggini" che oggi ci sembrano tanto importanti. Qui il "Roba mia, vientene con me" non funziona. Alla partenza avremo invece un grande bagaglio di esperienze, di amore e disamore, di ciò che abbiamo fatto e di ciò che non abbiamo fatto. E quello sarà importante.
All'appuntamento con la Nera Signora saremo soli. Non ci sarà nemmeno la figura tanto rassicurante della madre che invece era presente alla nascita. La Nera Signora ha un appuntamento con me. Io non so quando, lei invece lo sa. Io so solo che l'appuntamento ci sarà. E so che l'appuntamento ci sarà per ogni uomo e donna, ogni animale, ogni essere vivente, dalla grande balena al microscopico protozoo. Qualcuno vi giungerà sereno, altri tranquilli, altri amareggiati o indifferenti, altri arrabbiati e altri ancora impauriti o terrorizzati. Ma tutti abbiamo quell'appuntamento nel nostro futuro.
Quando parlo della morte, io intendo che quel corpo fisico con il quale fin dalla nascita mi identifico (io parlo del mio dito, della mia mano, del mio naso, e così via) finirà e, come tutte le cose organiche, diventerà marcescente. Ma ognuno di voi dovrà intendere la sua morte, che porterà alla marcescenza il suo corpo.
La morte iniziatica è un anacoluto muratorio, un antico nominativus pendens come un gioco virtuale senza collegamenti con il mondo come l'anacoluto è privo di coerenza grammaticale con il periodo nel quale è inserito. Quando i Sorveglianti esclamano "E' tutto putrefatto", "La carne si stacca dalle ossa" non parlano di una sterilizzata morte intellettuale e simbolica, ma stanno toccando un cadavere, sepolto per una quindicina di giorni. La cosiddetta morte iniziatica acquista senso solo se la si collega a Hiram, alla vita del massone. E' questa la morte che conta, è questa la Nera Signora, che il Maestro Hiram a un certo punto volontariamente sceglie.
La morte è dissolvimento del corpo, del mio/tuo corpo. La morte è non essere più in questo mondo, ma essere altrove oppure non essere più. Io non so: nessuno è mai tornato indietro a raccontare.
In sottofondo sentite il Preludio in do diesis minore op. 3 n. 2 di Rachmaninov. Si dice che sia stato scritto dopo aver sognato il proprio funerale. La musica descrive il risveglio di una persona che comprende di essere stata nel frattempo sepolta viva e ne scandisce il suo stato d'animo: dall'angoscia alla rassegnazione e accettazione del suo stato. Anche questo è un modo di affrontare la morte.
E ora ascoltiamo un'antica leggenda russa.

Roberto Vecchioni, Samarcanda
https://www.youtube.com/watch?v=INvF-dG75Oc
Fino al termine del brano.

C'era una gran festa nella capitale perché la guerra era finita. I soldati erano tornati tutti a casa ed avevano gettato le divise.
Per la strada si ballava e si beveva vino, i musicanti suonavano senza interruzione.
Era primavera e le donne finalmente potevano, dopo tanti anni, riabbracciare i loro uomini. All'alba furono spenti i falò e fu proprio allora che tra la folla, per un momento, a un soldato parve di vedere una donna vestita di nero che lo guardava con occhi cattivi.
Ridere, ridere, ridere ancora,
Ora la guerra paura non fa,
brucian le divise dentro il fuoco la sera,
brucia nella gola vino a sazietà,
musica di tamburelli fino all'aurora,
il soldato che tutta la notte ballò
vide tra la folla quella nera signora,
vide che cercava lui e si spaventò.
"Salvami, salvami, grande sovrano,
fammi fuggire, fuggire di qua,
alla parata lei mi stava vicino,
e mi guardava con malignità"
"Dategli, dategli un animale,
figlio del lampo, degno di un re,
presto, più presto perché possa scappare,
dategli la bestia più veloce che c'è.
"Corri cavallo, corri ti prego
fino a Samarcanda io ti guiderò,
non ti fermare, vola ti prego
corri come il vento che mi salverò.
Oh oh cavallo, oh oh cavallo, oh oh cavallo, oh oh, cavallo, oh oh
Fiumi poi campi, poi l'alba era viola,
bianche le torri che infine toccò,
ma c'era tra la folla quella nera signora,
stanco di fuggire la sua testa chinò:
"Eri fra la gente nella capitale,
so che mi guardavi con malignità,
son scappato in mezzo ai grilli e alle cicale,
son scappato via ma ti ritrovo qua!"
"Sbagli, t'inganni, ti sbagli soldato,
io non ti guardavo con malignità,
era solamente uno sguardo stupito,
cosa ci facevi l'altro ieri là?
T'aspettavo qui per oggi a Samarcanda,
eri lontanissimo due giorni fa,
ho temuto che per ascoltar la banda
non facessi in tempo ad arrivare qua.
Non è poi così lontana Samarcanda,
corri cavallo, corri di là...
ho cantato insieme a te tutta la notte
corri come il vento che ci arriverà,
oh oh cavallo, oh, oh cavallo, oh oh cavallo, oh oh cavallo oh oh

Alcuni istanti di pausa in silenzio

Mozart, Marcia funebre massonica
https://www.youtube.com/watch?v=POQuvMZZZag
Musica in sottofondo, senza soverchiare la voce. Fino al termine del brano.

Montando all'incontrario questo cavallo di legno
sto per galoppare attraverso il nulla.
Vorresti tentar di seguire le mie tracce?
Cerca allora di afferrare la tempesta con una rete.

Le mie parole volano, i miei pensieri strisciano in basso.
Parole senza pensieri non giungono al cielo.

La civetta dice
"Vieni, vieni"
alla lucciola.

Chi è che costruisce più solidamente del muratore, del carpentiere o del falegname?
Il becchino. Le sue case durano fino al giorno del giudizio.

Muoio. Cantan le allodole
Ferme sull'ali nel profondo ciel,
E il sol d'ottobre tepido
Albeggia e rompe della nebbia il vel.
Caldo di vita un alito
Sale fumando dall'arato pian.
Muoio. Cantan le allodole
E le giovenche muggon da lontan.
La vostra lieta porpora
Roselline d'inverno, io non vedrò,
Le carni mie si sfasciano...
Domani al mio balcon non tornerò.

Tutti siamo prigionieri, ma alcuni di noi stanno in celle con finestre, altri in celle senza finestre.

Alice lanciò un ultimo grido prima che la corrente elettrica a 2250 volt la raggiungesse alla testa nel momento in cui il boia, senza pensare, ma semplicemente agendo, spinse l'interruttore di quel letale mezzo giro verso sinistra.
Il corpo rigido di Alice si tese all'infuori, uno scatto violento in verticale, che le partì dalle natiche e la attraversò tutto il corpo, dal basso in alto, nell'aspro ronzio dell'elettricità, un rumore di pancetta che frigge.
Un attimo dopo_l'impatto con la piastra di contatto, il corpo della donna ripiombò sul sedile della sedia elettrica.
Cinque secondi dopo la Macchina della Morte iniziò il secondo degli otto cicli: un'emissione di 25 secondi di corrente a voltaggio inferiore, da 2250 volt a 1000 volt, mentre l'amperometro saliva da 0 a 20.
Teoricamente Alice era incosciente dal momento in cui aveva ricevuto la prima scarica da 2250 volt, ma questo non era mai stato provato. C'erano anzi quelli che sostenevano che il condannato provava dolore, in vario grado, man mano decrescente, fino alla totale estinzione di ogni funzione vitale.
Mentre l'amperometro saliva a 20, aveva inizio la fibrillazione ventricolare.
Il petto di Alice si gonfiò e sgonfiò, spasmodicamente, mentre il passaggio del sangue veniva sconvolto dall'amperaggio che agiva sui ventricoli. Le dita ossute si contrassero in pugni privi di forza. Le nocchie scricchiolarono, la gamba destra si contrasse e la sinistra tremò ritmica orizzontalmente.
Il ciclo terminò. L'indice davanti al boia registrò la salita a 2250 volt mentre l'amperometro continuava a segnare circa 20.
Ormai la temperatura corporea di Alice era salita a ottanta gradi. Le sue mani erano color rosa acceso. A causa della corrente aveva perso il controllo della vescica e l'orina gocciolava dalla sedia.
Dopo i primi trenta secondi dell'esecuzione intervenne la paralisi respiratoria ai polmoni, gli occhi di Alice cominciarono a sporgere all'infuori, mentre le guance le si gonfiarono in un frenetico tentativo di pompare ossigeno.
Alla fine del quinto ciclo, da cinque secondi ad alto voltaggio, il centro cerebrale che presiedeva alla respirazione era distrutto, e il corpo di Alice e il suo cervello rimasero totalmente privati di ossigeno.
Gli ultimi 55 secondi di emissione le fermarono cuore e pulsazioni con un gracchiante brusio.
Quando l'emissione di corrente si interruppe, allo scoccare dei due minuti, rimase silenzio di morte...

Quando tu dormirai dimenticata
Sotto la terra grassa.
E la croce di Dio sarà piantata
Ritta sulla tua cassa,
Quando ti coleran marcie le gote
Entro i denti malfermi
E nelle occhiaie tue fetenti e vuote
Brulicheranno i vermi...

Prende il teschio.
...Povero Yorick.
Io lo conobbi... Un uomo di un'arguzia infinita, di una fantasia senza pari.
Mille volte mi portò a cavalcioni sulle spalle, e ora come lo aborre la mia immaginazione!
Lo stomaco mi si rovescia. Qui pendevano le labbra che baciai non so quante volte. Dove sono ora le tue canzoni, le facezie, le burle, gli scoppi di allegria cui faceva eco tutta la tavolata?
Nessuno più da far ridere con queste smorfie?
Affacciati allo specchio della mia bella, e dille... che si ridipinga pur quanto vuole, ma a questa apparenza dovrà venir anche lei.

"Lurido porco!...Come ti permetti
paragonarti a me ch'ebbi natali
illustri, nobilissimi e perfetti,
da fare invidia a Principi Reali?".

"Tu qua' Natale... Pasca e Ppifania!!!
T''o vvuo' mettere 'ncapo...'int'a cervella
che staje malato ancora e' fantasia?...
'A morte 'o ssaje ched'è?...è una livella.

'Nu rre, 'nu maggistrato,'nu grand'ommo,
trasenno stu canciello ha fatt'o punto
c'ha perzo tutto, 'a vita e pure 'o nomme:
tu nu t'hè fatto ancora chistu cunto?

Perciò, stamme a ssenti...nun fa' 'o restivo,
suppuorteme vicino che te 'mporta?
Sti ppagliacciate 'e ffanno sulo 'e vive:
nuje simmo serie ... appartenimmo à morte!"


Se un giorno passi tra i bianchi avelli
e, in un pensier d'amor m'appelli,
un uccellin vedrai sul mio
cipresso. Parla con lui: son io.


Dì solo "Egli non c'è".
Tornerà
tra cinque milioni di anni.

Niente di lui si dissolve
ma subisce una metamorfosi marina
in qualche cosa di ricco e di strano.

Laudato si’ mi’ Signore per sora nostra morte corporale,
da la quale nullu homo vivente pò skappare:
guai a quelli ke morràno ne le peccata mortali;
beati quelli ke trovarà ne le tue santissime voluntati,
ka la morte secunda no 'l farrà male.

Schubert, Ave Maria, canta Luciano Pavarotti
https://www.youtube.com/watch?v=vsqmDjIFHoE

Musica fino a quando il Maestro Venerabile disporrà diversamente....




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