Ho fatto un sogno.
Mi trovo al crepuscolo in una specie di
cantiere, quando sono bruscamente fermato da alcune persone armate.
Mi chiedono chi sia e che ci faccia in quel posto senza
autorizzazione. Di più, mi chiedono la parola ed io, senza nemmeno
sapere come e perché, pronuncio un nome.
Pare abbia detto bene perché, pur perplessi, cambiano atteggiamento nei miei confronti;
però mi obbligano a seguirli.
Mi trovo così portato ad una specie di
adunata, in un angolo remoto di quel posto quasi lunare, nell'oscurità che avanza. Ci sono molte persone in questo raduno: tre
sono sedute alla parete di fronte all'ingresso, uno dei tre in
posizione più elevata.
I miei accompagnatori gli si rivolgono con
rispetto e raccontano che mi hanno trovato nel cantiere vagare in
modo sospetto, ma - dicono - io conosco la parola. Quindi mi hanno
portato dal Maestro per avere istruzioni.
La persona seduta alla sua destra si
avvicina e mi guarda le mani: "Non può essere dei nostri -
conclude - ha le mani molli e delicate di chi non ha mai lavorato la pietra".
La persona seduta alla sinistra di
quello che appare il capo si avvicina e, con una smorfia,
assicura che non ho il buon odore di chi fatica tutto il giorno alla cava o
sulle mura.
Il Maestro appare perplesso.
Non capisce
come possa conoscere la parola e mi chiede chi me l'abbia rivelata.
Gli spiego che mi fu insegnata quando
fui fatto massone.
"Sei massone?" - mi domanda -
"Di quale Gilda?".
"Di nessuna Gilda" - rispondo
con orgoglio - "Sono un massone speculativo, erede degli antichi
costruttori di cattedrali!".
Una risata smisurata copre le mie
parole e il Maestro si fa interprete dell'ilarità generale: "Nostro
erede, dici? No, no, è impossibile: sei troppo fighetto!".
Mi sono svegliato, sudato e agitato.
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