mercoledì 14 maggio 2014

Parla il nuovo Apprendista



E' tarda sera. Un uomo ritorna a casa. E' a piedi e cammina lentamente, con fare assorto: sembra avere passato un'esperienza e pare pensare a ciò che ha appena vissuto.
All'improvviso gli va incontro un altro; i due sembrano conoscersi, perché si fermano a parlottare. Improvvisamente si capisce: sono due Fratelli massoni, uno dei quali è reduce da una tornata, mentre l'altro a quella tornata non ha potuto partecipare. Se ne scusa e chiede come è andata.
Il primo risponde: nella tornata appena conclusa è stato iniziato Apprendista.
Noi tendiamo l'orecchio per ascoltare il dialogo tra il neo Maestro e un suo Fratello di Loggia.
Nulla vieta di supporre che il neo Maestro, ritornando a casa dopo la tornata di Elevazione, non incontri nessun altro che se stesso che lo faccia riflettere su quanto è successo.

Domanda: Dove siete stato preparato per diventare Apprendista Libero Muratore?
Risposta: Il Fratello che mi aveva presentato mi accompagnò alla sede della Loggia.
D: Come foste accolto?
R: Fu molto strano.
D: Perché strano?
R: Il mio accompagnatore mi fece andare avanti ed entrai in un locale in penombra.
D: Non pare una situazione strana.
R: In quel locale (seppi poi che era la Sala dei Passi Perduti) mi aspettava un uomo che indossava una veste nera. Non potevo vederne il viso nascosto da un impenetrabile cappuccio.
D: Rimaneste colpito?
R: Certo. Mi sembrava di essere capitato in pieno Medioevo.
D: Cosa vi disse quell'uomo?
R: Mi disse di consegnargli i miei metalli.
D: Che voleva dire?
R: Non ne avevo idea. Vide la mia faccia perplessa (probabilmente se l'aspettava) e mi spiegò che dovevo posare sul vassoio che aveva in mano tutti gli oggetti metallici in mio possesso, compreso il portafoglio.
D: E voi?
R: Obbedii; che altro potevo fare?
D: Poi cosa doveste fare? 
R: Il mio mentore mascherato mi invitò ad accomodarmi in un piccolo locale, tutto nero e senza finestre, invitandomi a redigere il mio testamento.
D: Testamento?
R: Si, disse proprio così: Accomodatevi e scrivete il vostro Testamento.
D: Cosa faceste?
R: Niente, obbedii. In altre situazioni mi sarei ribellato, ma mi sentivo molto docile ed entrai in un ambiente angusto, molto più strano della stanza in cui mi trovavo.
D: Che successe?
R: Quell'uomo mascherato mi fece sedere ad un tavolino e chiuse la porta lasciandomi solo, dopo avermi ordinato di attendere il suo ritorno.
D: Perché parlate di stanza strana?
R: Era tutto nero, fiocamente illuminato da una sola candela.
D: Ambiente un po' inquietante.
R: Molto inquietante. Sul tavolo vicino alla candela c'erano un foglio e una penna. Immaginai fosse il foglio del testamento.
D: Ma perché scrivere il proprio testamento?
R: E' quello che mi domandai anch'io. Mi sentii quasi come un condannato prima dell'esecuzione e lì per lì mi venne quasi voglia di andarmene da quell'ambiente bizzarro e strambo.
D: Però rimaneste.
R: Sì, rimasi.
D: Perché rimaneste?
R: Ad essere sinceri, non lo so.
D: Non lo sapete?
R: No, non so rispondere. Non lo so. Certo per curiosità, ma anche un po' per il timore di una brutta figura agli occhi dei miei misteriosi anfitrioni, che io ancora non conoscevo ma che al contrario potevano conoscermi.
D: Quindi scriveste il vostro testamento?
R: Sì, lo scrissi.
D: Non vi pare macabro?
R: Molto macabro.
D: Come faceste testamento?
R: Dovetti rispondere a tre domande.
D: Ricordate le domande?
R: Certo. Riguardavano i doveri dell'uomo.
D: Volete ripetere le domande?
R: La prima: Quali sono i doveri dell'uomo verso l'Essere Supremo?
La seconda: Quali sono i doveri dell'uomo verso se stesso?
La terza: Quali sono i doveri dell'uomo verso l'Umanità?
D: Dopo aver risposto alle domande cosa successe?
R: Nulla. Fui lasciato lì in attesa, da solo e in silenzio.
D: Voi cosa faceste?
R: Mi guardai attorno e osservai quella stanza con un po' di curiosità: non ne avevo mai viste di simili.
(continua)




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