Continua il dialogo del nuovo Apprendista con se stesso. Il Candidato parla ancora del Gabinetto di Riflessione.
D: Cosa vedeste?
R: Molte cose. Alcune note, altre sconosciute e addirittura
vidi segni indecifrabili. Sembrava quasi un guazzabuglio casuale di
oggetti e disegni. Ma, mi dissi, probabilmente c'era sotto una
logica, anche se non riuscivo a comprenderla.
D: Cosa avete
riconosciuto?
R: Un calamaio con penna d'oca, presenza logica perché
avevo dovuto scrivere il Testamento (ma usai una comune penna a
sfera). Pensai fossero stati messi lì come ornamento.
D: Poi cosa avete
riconosciuto?
R: C'erano tre ciotole, una con del sale, un'altra con una
sostanza strana che mi ricordò il mercurio che il mio insegnante di
chimica aveva mostrato ai tempi della scuola. La terza conteneva una
polverina gialla, che associai allo zolfo, che da piccolo vedevo
spargere nelle strade agli angoli delle case per evitare che i cani
vi lasciassero i propri escrementi. Seppi in seguito che erano
proprio mercurio e zolfo.
D: Poi cosa vedeste?
R: Del pane secco e una brocca d'acqua. Mi fecero risalire
alla mente ricordi della mia infanzia, quando mi sgridavano: se non
fai il bravo ti mandiamo in prigione a pane e acqua.
D: Poi cosa vedeste?
R: Una ciotola con chicchi di grano e un teschio, che
spinto da uno stimolo improvviso toccai subito.
D: Perché lo toccaste?
R: Non vi è mai capitato di provare l'impulso di toccare
un oggetto? Io credo che significhi aumentare le informazioni che si
ricevono attraverso i sensi aggiungendo anche quello che comunica il
tatto.
D: Così toccaste il
teschio?
R: Sì, e provai un sentimento ambivalente di
rassicurazione e delusione: rassicurazione perché era di plastica e
quindi non era vero e delusione perché appunto non era un vero
teschio.
D: Che pensieri strani!
R: Credete? Se ti aspetti di entrare in una associazione di
persone serie allora ti aspetti che tutto sia improntato alla massima
realtà. So benissimo che sarebbe impossibile avere un teschio vero,
ma stranamente un po' ne fui deluso, come se le persone che stavano
per accettarmi avessero perso un poco della loro serietà.
D: Sono pensieri forti!
R: Non solo forti, anche sbagliati. Ma lo so oggi,
cominciando ad abituarmi al linguaggio dei simboli.
D: Cos'altro vedeste?
R: Sulla parete davanti ai miei occhi vidi disegnate una
falce e una clessidra.
D: Sono oggetti che
conoscevate già.
R: Certo, e immediatamente mi portarono alla mente il tempo
e la sua fine, con le allegorie terrificanti della morte che falcia
le anime come il contadino indistintamente taglia tutti i fili
d'erba. Ma c'era anche uno sportellino che mi incuriosì.
D: Perché?
R: Vedi uno sportellino
chiuso e immediatamente, spinto dalla curiosità, cerchi di aprirlo.
D: Lo avete fatto?
R: Certo.
D: Cosa avete visto?
R: Me stesso, riflesso in uno specchio sul quale, però,
era tratteggiato un teschio. Come a dirmi: prima o poi anche tu sarai
così. Indubbiamente era un ambiente macabro.
D: Avete visto altro?
R: Sulla parete una scritta minacciosa: “Se tieni alle
distinzioni umane, vattene”. Come a dire che dove stavo per entrare
non c’erano distinzioni. Sarebbe stato vero?
D: C'era altro?
R: Sì, molti segni che non conoscevo, su tutte le pareti.
Triangoli con il vertice in alto oppure in basso, attraversati o no
da linee orizzontali. Non mi dicevano nulla e non provai nemmeno a
capirli. Capii invece altro.
D: Cosa?
R: Sulla parete alle mie spalle uno scheletro ( “Ancora
un altro!... macabri questi massoni” non mi trattenni dal pensare)
a sottolineare l’aria lugubre che si respirava lì dentro, a fianco
di una scritta altrettanto lugubre: “Se la tua anima ha provato
spavento non andare oltre”. Ma oltre cosa? Mi pareva una
sceneggiata truculenta. Anche i simboli che non conoscevo
contribuivano ad aumentare il mistero di quella stanza!
D: Siete proprio irriverente!
R: Ero ancora un profano e in fondo lo sono rimasto: il
processo è lungo e niente affatto facile.
D: Continuate la
descrizione!
R: C'era anche la scritta
VITRIOL, che mi fece immediatamente venire alla mente il vetriolo,
senza comprenderne il senso della sua presenza. Seppi dopo che
significava tutt'altro.
D: Cosa?
R: Un acronimo della
frase latina “Visita
Interiora Terrae Rectificandoque Invenies Occultum Lapidem”.
D: Cosa significa?
R: Visita l'interno della
terra e rettificando vi troverai la Pietra nascosta.
D: La Pietra nascosta
sotto terra?
R: Sì. Oggi so che in
realtà la Terra indica la mia interiorità. Ma non l'ho ancora
trovata.
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