giovedì 15 maggio 2014

Gabinetto di Riflessione

Continua il dialogo del nuovo Apprendista con se stesso. Il Candidato parla ancora del Gabinetto di Riflessione.


D: Cosa vedeste?
R: Molte cose. Alcune note, altre sconosciute e addirittura vidi segni indecifrabili. Sembrava quasi un guazzabuglio casuale di oggetti e disegni. Ma, mi dissi, probabilmente c'era sotto una logica, anche se non riuscivo a comprenderla.
D: Cosa avete riconosciuto?
R: Un calamaio con penna d'oca, presenza logica perché avevo dovuto scrivere il Testamento (ma usai una comune penna a sfera). Pensai fossero stati messi lì come ornamento.
D: Poi cosa avete riconosciuto?
R: C'erano tre ciotole, una con del sale, un'altra con una sostanza strana che mi ricordò il mercurio che il mio insegnante di chimica aveva mostrato ai tempi della scuola. La terza conteneva una polverina gialla, che associai allo zolfo, che da piccolo vedevo spargere nelle strade agli angoli delle case per evitare che i cani vi lasciassero i propri escrementi. Seppi in seguito che erano proprio mercurio e zolfo.
D: Poi cosa vedeste?
R: Del pane secco e una brocca d'acqua. Mi fecero risalire alla mente ricordi della mia infanzia, quando mi sgridavano: se non fai il bravo ti mandiamo in prigione a pane e acqua.
D: Poi cosa vedeste?
R: Una ciotola con chicchi di grano e un teschio, che spinto da uno stimolo improvviso toccai subito.
D: Perché lo toccaste?
R: Non vi è mai capitato di provare l'impulso di toccare un oggetto? Io credo che significhi aumentare le informazioni che si ricevono attraverso i sensi aggiungendo anche quello che comunica il tatto.
D: Così toccaste il teschio?
R: Sì, e provai un sentimento ambivalente di rassicurazione e delusione: rassicurazione perché era di plastica e quindi non era vero e delusione perché appunto non era un vero teschio.
D: Che pensieri strani!
R: Credete? Se ti aspetti di entrare in una associazione di persone serie allora ti aspetti che tutto sia improntato alla massima realtà. So benissimo che sarebbe impossibile avere un teschio vero, ma stranamente un po' ne fui deluso, come se le persone che stavano per accettarmi avessero perso un poco della loro serietà.
D: Sono pensieri forti!
R: Non solo forti, anche sbagliati. Ma lo so oggi, cominciando ad abituarmi al linguaggio dei simboli.
D: Cos'altro vedeste?
R: Sulla parete davanti ai miei occhi vidi disegnate una falce e una clessidra.
D: Sono oggetti che conoscevate già.
R: Certo, e immediatamente mi portarono alla mente il tempo e la sua fine, con le allegorie terrificanti della morte che falcia le anime come il contadino indistintamente taglia tutti i fili d'erba. Ma c'era anche uno sportellino che mi incuriosì.
D: Perché?
R: Vedi uno sportellino chiuso e immediatamente, spinto dalla curiosità, cerchi di aprirlo.
D: Lo avete fatto?
R: Certo.
D: Cosa avete visto?
R: Me stesso, riflesso in uno specchio sul quale, però, era tratteggiato un teschio. Come a dirmi: prima o poi anche tu sarai così. Indubbiamente era un ambiente macabro.
D: Avete visto altro?
R: Sulla parete una scritta minacciosa: “Se tieni alle distinzioni umane, vattene”. Come a dire che dove stavo per entrare non c’erano distinzioni. Sarebbe stato vero?
D: C'era altro?
R: Sì, molti segni che non conoscevo, su tutte le pareti. Triangoli con il vertice in alto oppure in basso, attraversati o no da linee orizzontali. Non mi dicevano nulla e non provai nemmeno a capirli. Capii invece altro.
D: Cosa?
R: Sulla parete alle mie spalle uno scheletro ( “Ancora un altro!... macabri questi massoni” non mi trattenni dal pensare) a sottolineare l’aria lugubre che si respirava lì dentro, a fianco di una scritta altrettanto lugubre: “Se la tua anima ha provato spavento non andare oltre”. Ma oltre cosa? Mi pareva una sceneggiata truculenta. Anche i simboli che non conoscevo contribuivano ad aumentare il mistero di quella stanza!
D: Siete proprio irriverente!
R: Ero ancora un profano e in fondo lo sono rimasto: il processo è lungo e niente affatto facile.
D: Continuate la descrizione!
R: C'era anche la scritta VITRIOL, che mi fece immediatamente venire alla mente il vetriolo, senza comprenderne il senso della sua presenza. Seppi dopo che significava tutt'altro.
D: Cosa?
R: Un acronimo della frase latina “Visita Interiora Terrae Rectificandoque Invenies Occultum Lapidem”.
D: Cosa significa?
R: Visita l'interno della terra e rettificando vi troverai la Pietra nascosta.
D: La Pietra nascosta sotto terra?

R: Sì. Oggi so che in realtà la Terra indica la mia interiorità. Ma non l'ho ancora trovata.

Nessun commento: