Un aspetto che può notarsi nel lavoro rituale di alcune camere cavalleresche (specialmente Malta e Templari) è l’insistenza sul concetto di salvezza che attenderebbe il buon cavaliere cristiano. Salvezza nella visione cristiana è strettamente collegato a speranza: speranza di salvezza e di vita eterna.
Rituale di Malta (York): …possiede un’anima immortale, che (…) raggiungerà la vita eterna.
Rituale di Malta (Scozia): Gioite e siate felicissimi. Grande sarà la vostra ricompensa nei cieli…
Rituale del Tempio (York): E quando il periodo accordatogli sulla terra sarà finito, accoglilo o Signore, in quelle dimore celesti preparate per i Tuoi fedeli…
Il concetto di salvezza mi è estraneo, come ritengo debba essere estraneo a qualunque libero muratore, che non ha intrapreso – per definizione – un percorso fideistico. La meta del percorso non è la cristiana vita eterna, come iniziazione non è ricerca di poteri non comuni o sovrumani. Salvezza infatti è fine meramente religioso, che implica necessariamente la sopravvivenza post-mortem della propria individualità. Nel cattolicesimo è strettamente collegato al tema della provvidenza divina, che a mio parere non è altro che la proiezione all’infinito del bisogno di sicurezza dell’uomo, rendendo coerenti con un unico disegno di salvezza tutti gli eventi che succedono al fedele. La sicurezza che dava nell’infanzia la figura paterna viene trasformata nella sicurezza che all’adulto proviene dalla figura del dio (o del santo protettore.
Mi pare che nel contesto la cosiddetta via cavalleresca, precipuamente eroica e attiva, assuma un carattere devozionale che si allontana quasi dalle peculiarità originarie per giungere ad un’azione di sostentamento della religione. Essendo comunque all’interno di una via muratoria non è possibile assumere la difesa della religione cattolica o luterana o calvinista, ecc. e ci si limita ad una vaga difesa della religione cristiana. Il cavalierato ridotto a difesa di qualcosa che il massone non può far suo snatura l’esperienza cavalleresca. Insomma tra il cavaliere alla ricerca del Graal e il cavaliere templare che difende la religione cristiana corre una differenza non solo non trascurabile, ma oserei dire sostanziale: il primo cerca il proprio centro, nella più pura tradizione cavalleresca che assumendo veste di una religione, in realtà le trascende tutte ricercandone il nucleo essenziale; il cavaliere che difende una religione contro gli infedeli assume invece un aspetto che lega sempre più il cavalierato ad una religione e instrada gli afflati di ricerca.
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