venerdì 19 febbraio 2010

9.6.3 Il dolore

I rituali delle camere cavalleresche non accentuano la nozione di dolore, che viene affrontato quasi di sfuggita. E’ un’assenza che mi ha stupito soprattutto in relazione al fatto che nella visione cristiana il dolore appare essenzialmente come dolore fisico, sofferenza materiale dovuta simbolicamente alle guerre del cavaliere e materialmente agli stenti della vita, che la religione aiuta a sopportare. Alcuni sono poi passati dalla posizione consolatrice del dolore fisico al conforto della sofferenza esistenziale e metafisica, ma sempre con l’occhio puntato alle gioie del post mortem (la vita eterna) nell’incrociato gioco della punizione e ricompensa. Dunque, una posizione che ritengo tipicamente occidentale, e che nel mondo occidentale ha trionfato e che a sua volta ha riplasmato il mondo occidentale.

In oriente l’impostazione è diversa. Il dolore nel Buddha, per esempio, è essenzialmente la sofferenza del vivere in un mondo di impermanenza. La beatitudine del Buddha non è un appagamento che può principalmente attrarre chi nella vita materiale ha già superato livelli di dolore, ma è il risultato di chi ha ottenuto la vittoria su se stesso e mostra che la meta è raggiungibile da tutti gli uomini disposti a lavorare su se stessi.

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