mercoledì 13 gennaio 2010

9.3.1.1 Osservazioni

Inizio con l’ultimo termine sopra citato del rituale, appunto la parola devozione. Mi sembra questa la chiave di lettura di tutto il rituale.

Sia ben chiaro: non mi disturbano le singole citazioni evangeliche e nemmeno i gesti. Ogni passo, ogni gesto essendo fondamentalmente simbolico è passibile di innumerevoli chiavi interpretative. Ma quando avviciniamo diversi passi può capitare che alcune interpretazioni simboliche vengano privilegiate ed altre vanificate o escluse.

Qui capita lo stesso.

L’avvicendarsi di letture e simboli (proprio quelle letture e proprio quei simboli!) portano a mio parere ad una interpretazione ben precisa, che vedo riassunta nel termine devozione. Non sono infatti spunto di meditazione, ma in quel preciso contesto, proprio in quella particolare situazione, risultano necessariamente (per la logica delle cose, direbbe un marxista) come atti fondanti della religione cristiana (non cattolicesimo, anglicanesimo, luteranesimo o altro, ma cristianesimo). Le tre domande sono appunto estremamente precise: si ribadisce la difesa sempre e solamente della religione cristiana e la pratica delle virtù cristiane (non virtù e basta, ma proprio: virtù cristiane).

Come massone mi ribello. Io non sono (e sottolineo non) un devoto. Ammetto che la devozione possa essere una via percorribile (le religioni non avrebbero così tanti seguaci e fedeli), ma non è la mia strada e ritengo non debba nemmeno essere la strada di un cavaliere, pena lo svilimento del cavalierato, e men che mai di un massone.

Nulla nel rituale parla di libera ricerca. Vengono invece esaltate le caratteristiche della religione come rifugio e consolazione (Venite a me, voi tutti che siete stanchi ed affaticati, ed io vi ristorerò; una salda fede e una cieca fiducia, non solo saranno la tua consolazione , ma renderanno certa la gloria nel mondo futuro) caratteristiche passive e tranquillizzanti in una Camera che dovrebbe esaltare ben altro!

Nulla ci rammenta che si tratta pure di una camera di un rito massonico, se non le prime tre libagioni a Salomone, Hiram e Hiram Abif (ma il Salomone della leggenda di Hiram è sovrapponibile al Salomone biblico nella accezione cristiana?).

Nell’occasione però appaiono quasi citazioni appiccicate per pura convenienza, contestualizzate come sono dalle letture evangeliche (ultima cena, il tradimento di Giuda, la veglia e l’hecce homo di sapore decisamente antisemita), dal brindisi al crocifero Simone (perché proprio a lui una delle cinque libagioni? forse per farci nascere l’analogia che pure noi portiamo la croce non nel senso del quaternario ma nel senso cristiano?) e dall’ultimo sulla speranza dell’immortalità dell’anima (bada bene: non sopravvivenza, nuova vita, ma proprio la cristiana immortalità dell’anima).

Viene meno l’universalità del lavoro massonico e resta solo l’“universalità” del cristianesimo; non c’è l’obbligo di seguire questa o quella fede cristiana, purché cristianesimo sia. Non c’è il superamento della religione, ma l’adesione totale, senza riserve mentali, ai principi del cristianesimo.

E mi domando: non aveva allora ragione chi parlando del templarismo dello York in una loggia dell'Ordine [Un grande Dignitario del Rito di York in una tornata in terzo grado di una Loggia dell'Ordine sostenne la tesi (a mio parere di allora molto limitativa) che l'aderente ad una Camera Templare dovesse essere cristiano. Ma - aggiunse - i templari erano così tolleranti da non si chiedersi se fosse coerente con se stesso quel fratello non cristiano che volesse diventare templare!] sostenne che i templari sono cristiani? Non si illude invece chi pretende di lavorare nella Camera Templare con l'obiettivo di andare oltre (non contro) la religione?

Il rituale in uso in Italia è la traduzione del rituale americano e non v'è traccia - a leggerlo accuratamente attenti a ciò che dice, non a ciò che vorremmo dicesse - di superamento della religione cristiana: tutto spinge invece al suo rafforzamento!

Nessun commento: