Fratelli 1° Sorvegliante e 2° Sorvegliante, giacché in grazia dell'Ora e dell'Età è tempo di aprire i nostri Architettonici Lavori, avvertite i Fratelli delle vostre Colonne che, nel corso dei medesimi, non è più permesso ad alcuno di passare dall'una all'altra Colonna e di intrattenersi in questioni di politica e di religione.[Rituale di apertura dei lavori in grado di Apprendista. La citazione è tratta dai rituali del GOI attualmente in uso (2005), ma è presente nei rituali di moltissime Obbedienze].
La proibizione del Maestro Venerabile è esplicita e in senso lato indica la proibizione di trattare non solo "cose" profane ma specialmente argomenti forieri di divisioni.
Circa la proibizione di parlar di politica, sono del parere che il divieto riguardi non solo la cosiddetta politica "spicciola" (la propaganda verso o contro questo o quel partito o fazione politica), ma anche dei cosiddetti "grandi temi" della politica. E' pur vero che qualunque aspetto di libertà si può tradurre in azione politica, ma questa è e deve rimanere pertinenza del singolo, non dell'Istituzione tutta: insomma il partito massonico non solo non esiste, ma neanche deve esistere.
Più penetrante invece la proibizione di parlar di religione.
Il divieto di parlare di religioni è seguito, ma spesso il massone fatica a comprendere che la proibizione si estende non solo alle questioni di religioni, ma anche alle questioni di religione (il Maestro Venerabile è chiarissimo: è proibito parlare di politica e di religione).
Mi spiego. E' comunemente accolta la proibizione di parlar di religioni alla quale si uniforma la pressoché totalità delle logge. Nella nostra società è difficile non porre il legame religione - cattolicesimo e appare ben chiaro che il massone risulta estraneo ad accettazioni in tal senso: nel lavoro di loggia a volte compaiono "citazioni" religiose, ma sempre al di fuori di un contesto religioso.
Invece spesso in loggia si parla di religione, sia pure della religione naturale o "universale", fondo comune a tutte le religioni.
Talvolta fratelli pongono richiami espliciti al buddhismo, all'ebraismo o ad altre dottrine religiose, ma l'intervento nel lavoro di loggia può essere accolto solo se il contesto è avulso dal metodo religioso. Infatti la metodologia muratoria è estranea alla metodologia religiosa, qualunque sia la religione, sia pure la religione "naturale" o "universale".
Affronterò più avanti il problema del rapporto tra il massone e la religione cristiana, qui invece mi premuro di segnalare una sostanziale irriducibilità tra metodo muratorio e metodo religioso o della religiosità.
La via della religione rivelata è prettamente devozionale: tutte le indagini sono svolte (debbono essere svolte) entro ambiti ben definiti.
Ammettiamo con Einstein che
la più bella sensazione è il lato misterioso della vita. E il sentimento profondo che si trova sempre nella culla dell'arte e della scienza pura. Chi non è più in grado di provare né stupore né sorpresa è per così dire morto; i suoi occhi sono spenti. L'impressione del misterioso, sia pure misto a timore, ha suscitato, tra l'altro, la religione.[Dal sito www.riflessioni.it]
Ma non diamo alla meraviglia il giusto risalto. Giorello osserva:
Einstein ci ha insegnato che se da un lato aveva ragione Aristotele nel sostenere che la meraviglia è la scintilla della conoscenza, dall'altro la spiegazione scientifica non è che un'arte della fuga dallo stupore. Ricordiamo ancora Spinoza: stupor e stupidus hanno la medesima radice.[Giulio Giorello, Di nessuna chiesa - La libertà del laico, Milano, 2005, p. 25].
Il massone costruisce; la sua attività è operativa, non speculativa. Costruire significa sì continuità con il passato (le fondamenta dell'edificio), ma con l'acutezza di abbandonare quelle fondamenta se non sono in grado di sorreggere la costruzione. Continua Giorello:
…La questione non riguarda tanto l'abusata contrapposizione di fides e ratio, quanto quella tra fallibilismo e infallibilismo, tra una verità che non pretende di salvare neanche se stessa e una verità che promette salvezza a chiunque vi si sottometta, tra una ragione che misura la propria gratuità e finitezza senza aver nostalgia di un fondamento e una ragione che nell'imposizione del fondamento trova il proprio sostegno e la propria giustificazione.[Giorello, idem, pp. 34-35].
Se con il termine religione naturale o universale si intende qualcosa che va oltre le singole religioni, ma religione rimane, allora ritengo che valga la proibizione del Maestro Venerabile.
Se invece con religione naturale o universale si intende qualcosa che trascende le religioni (e quindi non il nucleo comune a tutte) allora a che scopo continuare a chiamarla religione? In tal caso siamo sul cammino e non abbiamo più problemi di religioni.
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