Quando penso alla Forza mi vien in mente la mia bisnonna, la nonna
Minghina.
Analfabeta, non parlava l’italiano ma solo il dialetto.
Quando il figlio, lo zio Rico, fuoriuscito a Parigi nel 1925, ebbe
bisogno di un aiuto per la figlia neonata, lei partì.
In treno, da
sola, per più di mille chilometri.
Le avevano scritto in un
biglietto le varie stazioni da raggiungere e dove avrebbe dovuto
cambiare il treno. Non sapendo leggere rimediava facendolo leggere alla gente e riusciva a a
comprendere a gesti dove andare.
Era il 1930 o ‘31: una vera
avventura per una donna sola e analfabeta.
E ce la fece.
Ecco cosa vuol dire Forza.
Quando ascolto il Maestro Venerabile battere il maglietto e ripetere: I lavori riprendono forza e vigore penso sempre a lei.
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