Forza e Bellezza.
Non dobbiamo diventare le loro “prede” e men
che mai “prede” di una sola delle due. Svanirebbe l’armonia e
ci si troverebbe menomati nel mondo.
L’uomo ha in sé la potenzialità dell’armonia.
Ho riletto ieri la fiaba di Barbablù.
Quando Barbablù
ritorna al castello e si accorge dalla chiave insanguinata che la
moglie gli ha disobbedito l'avverte che dovrà morire. La poverina manda la
sorella maggiore sulla torre ad avvertirla dell’arrivo dei
fratelli.
Il finale è noto: i fratelli giungono e salvano la sorella
minore uccidendo Barbablù.
Che ci ricordano la sorella maggiore e i fratelli
salvatori se non l’intreccio armonico di Bellezza e Forza”, di
pensiero e azione, di anima e animus?
Anche l'agape
massonica è fondamentalmente armonia. E' una “riunione” che
rinsalda il rapporto tra i partecipanti.
Quindi i
partecipanti devono stare attenti a non turbare l'armonia che
vogliono instaurare ed evitare azioni o atteggiamenti che qualcuno
potrebbe recepire come “fastidiosi”.
Ho sempre fatto l’esempio del fratello
vegetariano che si trova costretto a consumare come cibo agnello,
mentre risibile mi apparve la proposta della Commissione Rituali di
due anni fa: durante l’agape rituale il vegetariano dovrebbe
consumare pane al posto della carne.
Mi parrebbe poco armonico che uno solo si
discostasse dagli altri.
Come sarebbe poco armonico che il solo
astemio brindasse con acqua. Se uno per motivi suoi si comporta in un
certo modo allora che tutti si comportino in quel modo.
Certo che
nel consumo di carne è implicito l’atto violento che uccide
l’animale e l’accettazione della violenza alla base della nostra
vita quotidiana.
Ma non
facciamo falsi moralismi.
L’uomo
consuma le cosiddette proteine nobili solo mangiando carne, cioè
uccidendo, macellando, cucinando e mangiando.
Solo le
proteine hanno permesso che l’uomo giungesse allo stadio di homo
sapiens, e quindi consumando anche carne. Questa è la nostra
storia evolutiva.
Ciò che
invece non va bene è l’aver nascosto la morte dalla nostra
società. Acquistiamo un petto di pollo al supermarket e non vogliamo
sapere da dove proviene, come è stato preparato e impacchettato
Nella
famiglia patriarcale si moriva in casa, vicino a figli e nipoti, oggi
invece si muore in ospedale dietro un paravento.
Si muore
senza il minimo rispetto per la vita, senza sapere e quindi non
insegnare che vita e morte sono facce diverse della stessa medaglia.
La nostra
società è attraversata da un senso di giovanilismo estremizzato. Si
valorizza il giovane, bello e sano.
Si
valorizzano cibi sani e naturali, quelli che “fanno bene” e
consentono di vivere sani. Si enfatizzano la salute, lo star bene
fisicamente, l’essere – come si diceva al tempo del servizio
militare – “ginnici e sportivi”.
E quindi si
crede che in un modo o nell’altro tutti i problemi prima o poi
verranno risolti; e se non accade è certo responsabilità dei
“poteri forti” (volta a volta le multinazionali del cibo, le
multinazionali del farmaco, le multinazionali di altro ancora).
Quella
imperante una visione autistica della vita in cui manca il necessario
equilibrio vita – morte.
Mi son
piaciute le considerazioni di Adah nell’Albero velenoso della
fede (p. 460) sui medici.
Chi ero,
per giurare con serenità, in mezzo a tutti quei giovani
incravattati, di strappare la vita dalle fauci della natura tutte le
sacrosante volte che ne avremmo avuto la minima possibilità,
ricevendo assegno? Quel giuramento non mi è mai andato giù, (…)
nemmeno per un istante. Non potevo accettare il contratto:
che ogni bambino nato umano su questa terra venga al mondo stringendo
nel pugnetto un’assicurazione di salute perfetta e di vecchiaia.
Adah
critica la tipica mentalità occidentale semplificatrice di causa –
effetto che non accetta i casi della vita. E così non si accetta la
morte, si spingono le cure oltre ogni limite umano (il cosiddetto
“accanimento terapeutico”).
E’ un povero uomo, l’occidentale,
che avendo nascosto la morte non accetta che la vita finisca, con un
ego ipertrofico che ha come unico punto di riferimento il proprio
egoismo.
Un poveretto che ha perso il senso della storia della vita…
che ha perso il senso della Bellezza e non comprende la misura della
Forza.
Soprattutto
l’uomo di oggi non comprende che la vita è morte e che la morte è
vita, in un groviglio armonioso che mostra non tanto che morte e vita
sono due facce della stessa medaglia ma che sono l’armonia
universale.
Da studentessa,
leggendo i libri sui parassiti africani ero esterrefatta dalla
miriade di creature equipaggiate per radicarsi in un corpo umano. Ne
sono ancora stupita, ma con un apprezzamento più sottile per la
simbiosi. Allora ero un po’ sconvolta dal fatto che Dio avesse
messo i suoi due bambolotti a piedi nudi in un paradiso dove,
probabilmente, aveva appena liberato elefantiasi e microbi che
mangiano la cornea. Ora capisco; Dio non sta solo dalla parte delle
bambole. Noi e i nostri parassiti siamo sbocciati insieme dallo
stesso suolo umido nella grande valle del Rift e finora nessuno
dei due sta vincendo sul serio. Cinque milioni di anni sono un lungo
sodalizio. Se per un attimo riuscissimo a uscire dalla nostra
amata pelle e apprezzare formiche, uomini e virus come creature dalle
identiche risorse, potremmo ammirare l’accordo che esse hanno
raggiunto in Africa.
Ritornati nella
nostra pelle, ovviamente, corriamo a cercare una cura. Ma
ricordate: viaggi aerei, strade, città, prostituzione, aggregazione
umana per il commercio: ecco i doni della fortuna ai virus. Doni dei
magi stranieri, portati da lontano. In nome della salvezza per i
bambini africani e dello sfruttamento dei suoi minerali,
l’Occidente si è costruito una strada fino alla propria soglia e
l’ha aperta al contagio.
Un insetto può
morire di luce! La Morte è il diritto comune a Insetti e Uomini.
Allora perché vantarsi? I colleghi mi accusano di cinismo,
ma io sono soltanto una vittima della poesia. Ho affidato alla
memoria i diritti comuni di insetti e uomini. Non potrei vantarmi
neanche se volessi. Non ho le gambe per farlo.
La nostra
civiltà occidentale ha sempre considerato regole di vita quelle
della Bibbia, “aggiornandole” (diciamo così) a seconda dei
tempi.
“Siate
fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra, soggiogatela e abbiate
potere sui pesci del mare, sui volatili del cielo e su ogni animale
che striscia sulla terra”
(Genesi 1 – 28) è stato variamente inteso.
L’uomo ha
sempre interpretato il versetto come autorizzazione alla sua
posizione predominante, che agli occhi dello scienziato deriva dalla
storia evolutiva che ha portato l’homo sapiens sapiens in
cima alla scala. E qui assistiamo ad un intreccio armonioso di Forza
e Bellezza: la Forza della Natura, la Bellezza della Natura.
Se però
continui a salire e scendere sulla scala curva, ti vengono idee
strane. Va bene evitare (o limitare al massimo) carne nel cibo per
evitare sofferenze, ma… E il pesce? Anche il pesce è un essere
vivente e ucciderlo produce sofferenza. Non ti devi quindi nutrire a
spese di esseri viventi. E le piante?… Anche la pianta è un essere
vivente e mangiandola sopprimi un essere vivente.
Non ti
consola (almeno non dovrebbe) sapere che un pesce è un essere
vivente diverso da un mammifero e che la pianta è ancora più
diversa e che comunque non sente dolore perché priva di un sistema
nervoso.
Infatti non sai se il dolore si deve necessariamente
incanalare in un sistema nervoso oppure può essere sentito anche in
altro modo: è solo la nostra ignoranza che lo afferma.
Se non vuoi
provocare dolore devi astenerti da qualunque alimento animale o
vegetale. Ma non è possibile perché per vivere devi mangiare e devi
quindi alimentarti di esseri viventi.
Dobbiamo
quindi mangiare altri esseri viventi ma con moderazione: mangiamo per
vivere e non viviamo per mangiare.
Mangiamo senza sprechi. E
soprattutto mangiamo con umiltà.
Rispettiamo il cibo, evitiamo lo
spreco.
Dobbiamo
accettare ciò che siamo nella scala evolutiva della vita, senza
ritenersi il punto di arrivo ultimo, ma solo l’ultimo, al momento,
stadio; non il definitivo, perché la scala non termina.
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