Il Segretario di Loggia è un po' il pignolo raccoglitore dei sassolini
delle tornate, prende appunti su ciò che si dicono i presenti, perché
tutti possano ricordare...
Mi ha colpito nel film Ogni cosa è illuminata il
personaggio di Jonhatan, nipote di uno dei due protagonisti occulti, i due nonni sopravissuti alle stragi razziali della guerra.
Jonhatan ha il vezzo di raccogliere cose e oggettini per conservarli
accuratamente e quasi catalogarli.
Alex, nipote dell’altro protagonista, gli domanda:
Perché fai tutto questo? E Jonhatan risponde: Forse perché
ho paura di dimenticare.
Ecco, la paura di dimenticare qualcosa di noi permane
viva anche se spesso non visibile. Gli adolescenti frequentemente
scrivono diari che conservano gelosamente. Noi, quasi “adolescenti
dello spirito” registriamo qualche sassolino per conservare un po’
di memoria.
Memoria di noi, di ciò che ci è accaduto, del nostro
“dentro” e anche del “fuori” (non è possibile separare con
un taglio netto l’esterno dall’interno; non siamo un Uovo di
Pasqua da scartare e rompere per giungere alla “sorpresa”).
Ma la nostra non vuole essere la memoria di coloro che
ricordano per l’eternità qualunque presunto “torto” subito,
ovviamente “ingiustamente”. Quella è solo memoria della vanità
e dell’orgoglio, dell’egotismo e della vanagloria. La nostra
invece è memoria della fatica di fare o non fare certe cose.
Ricordiamo perché questa fatica fa parte delle cose belle della vita
e ci piace ricordare le cose belle.
Il Segretario di Loggia raccoglie le tracce “fisiche” dei nostri
lavori.
Ma... Ma... Ma... contemporaneamente, silenziosamente e
segretamente l’ombra cela e svela altri verbali interiori, le
minute di quel miscuglio di sensazioni, aspirazioni, considerazioni
che ci hanno permesso di scendere nella nostra miniera e seguirvi i
filoni nascosti, le vene preziose.
Nella miniera c’è la risposta alla domanda: Vengo in Loggia, perché?... Oppure all’altra domanda, simmetrica e
opposta: Non vado in Loggia, perché?...
E’ anche, questo ricordo, memoria della labilità
delle Tornate di Loggia. La Tornata è un attimo della nostra vita,
ma è attimo vissuto (non un flatus vocis)
e in quanto vissuto fa parte del nostro bagaglio nel nostro zaino sulle spalle che dovremo mostrare alla Nera Signora quando sarà giunto il nostro turno.
Nessun commento:
Posta un commento