sabato 26 settembre 2009

5.3 La controiniziazione

E’ un termine che personalmente uso molto poco; non appartiene quasi al mio lessico, non perché non sia corretto, ma per l’uso talmente frequente e in qualunque contesto – non sempre a proposito – da avere perso ormai per me molto della sua valenza semantica, per cui in un certo senso si trova a condividere lo stesso destino linguistico di altri vocaboli altrettanto genericizzati e impoveriti (iniziazione, esoterismo, realizzazione, autorealizzazione). Non ne contesto il significato, ma li uso raramente e cerco di esprimere altrimenti ciò che indicano.

Molti massoni sono orientati a identificare l’iniziazione con il bene e la controiniziazione con il male, ritrovandosi in uno schema che ripete, con nomi diversi, il modello cristiano di bene e male (con l’analogia Hiram = Gesù e controiniziazione = diavolo, irriverente per un cristiano e sterile per il lavoro muratorio).
«Bene e male sono i pregiudizi di Dio»,disse il serpente.
[Nietzsche, La gaia scienza, Milano, 1996, p. 159].
La citazione nietzschiana vuole essere un contributo ad una comprensione più completa delle modalità indicate convenzionalmente con bene e male.

Qualcuno sostiene che il pavimento del Tempio è sì a scacchi bianchi e neri, ma il numero dei quadrati bianchi supera quello dei neri, ad indicare che il bene avrà la prevalenza sul male.
E' quanto ascoltai in una tornata di loggia. Ma non mi adombro con il fratello che sostenne un’idea così bizzarra, bensì con il “maestro” che gliela insegnò.

Sono concezioni non appropriate al lavoro muratorio, anzi discostantesi sostanzialmente dalla metodologia muratoria stessa. Se uno dei simbolismi più incisivi del primo grado è il pavimento bianco e nero, sul quale l’apprendista cammina dopo essere passato nel gabinetto di riflessione e avere varcato le due colonne, allora l’insegnamento operativo non può che essere il superamento delle due contraddizioni: io cammino sul bianco e nero, non sul bianco oppure sul nero. Il camminatore ha superato la contraddizione bianco – nero, perché, essendo passato nel gabinetto di riflessione, vera e propria cesura con un metodo di lavoro profano, vuole superare le contraddizioni proprie del mondo del quotidiano e comprendere che quelli che appaiono come opposti sono in realtà complementari. Ponendosi in un’ottica totalmente diversa dalla mentalità quotidiana (simbolicamente individuata come profana) deve giungere a rifiutare ciò che per il mondo profano è valore, non per rigettare qualunque valore, ma per giungere a “valori” simbolicamente più significativi di quelli profani.

Il devoto religioso si propone la salvezza (non sarà mai sufficiente ribadire che il concetto di salvezza è estraneo al metodo muratorio) nel post-mortem cercando di modificare il proprio comportamento in base a parametri coerenti con il metodo religioso-devozionale: si propone quindi di essere più “buono”, di “fuggire il peccato”, di "compiere buone azioni", ecc.

Il concetto di peccato – che personalmente mi è estraneo – appare alla moltitudine come trasgressione della legge divina, concezione che si basa anche sui frammenti di reminiscenza della dottrina cattolica inculcata nella prima infanzia e ormai entrata pure nel lessico comune. Invece nell’ottica muratoria la concezione di peccato e trasgressione risulta essenzialmente non pertinente, per cui non è possibile sostenere che scavare oscure e profonde prigioni al vizio indichi eliminare il peccato e lavorare al bene e al progresso dell’umanità significhi far sì che tutti diventino migliori e più buoni (coprendo magari con un pietoso e penoso velo le carenze dei troppi massoni che individuano altrove l’obiettivo del lavoro).
[Progresso di cosa? E' un termine che io ormai non uso più perché mi pare generico e poco caratterizzante. Progresso spirituale? Progresso economico? O sociale? O tutto questo? O qualcosa d'altro? Cosa significa "progredire"? Sento molto spesso qualcuno affermare che da quando è diventato massone è progredito e migliorato. Ma che vuol dire? In che senso è migliorato? Ha aumentato la sua cultura? Sarebbe già molto. E’ diventato più buono? Per carità!].
Umberto Eco identifica la natura dell’Anticristo non nel nemico di Cristo che verrà o è già venuto a contrastarlo, ma in una caratterizzazione tale per cui il bene senza equilibrio può diventare male.
[In http://www.akkuaria.com si legge: Il vero volto di Gesù è quello di un personaggio puramente umano, dotato di eccezionali doti di intelligenza, di bontà, di conoscenza biblica, di eloquenza e soprattutto di una profonda convinzione (…) di essere stato scelto da Dio per realizzare il promesso e tanto atteso "regno di Dio" (…). Gesù non si è creduto affatto Dio ma semplicemente il “prescelto o unto" o "Cristo" di Dio: sono stati i suoi discepoli che lo hanno divinizzato identificandolo con la "sapienza" o col "logos" dopo strane suggestioni di apparizioni di cui nelle loro relazioni troviamo tracce di mitiche e contraddittorie testimonianze. La divinizzazione di Gesù, come "Verbo Incarnato" con la missione di salvare l'umanità, ha fatto demonizzare ogni avversario che si opponesse a tale benefico maestro. Se Gesù è Dio, chi gli si oppone è il Demonio o un emissario del Demonio. Secondo tale impostazione, già presente nella letteratura apostolica, l'Anticristo è identificato con l'attività di chiunque combatte il movimento cristiano secondo la voce udita da Saulo sulla via di Damasco ("Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?") (Atti 9 3), poi nell’apparato pubblico che promuove la persecuzione, come la società ebraica, poi l'impero Romano che continua la persecuzione, poi l'islamismo che intraprende una nuova furibonda lotta contro il Cristianesimo, poi le eresie che si discostano dall'ortodossia insegnata dall'Autorità della Chiesa, poi la Chiesa stessa quando traligna dallo spirito del Vangelo. E in tutte queste personificazioni collettive veniva riconosciuta l'azione dilatata dell'anticristo identificato in un personaggio che viene additato ora in uno ora in un altro individuo storico concreto che opera servendosi delle "collettivtà".]

Scrive dunque Eco:
In quel viso devastato dall’odio per la filosofia, ho visto per la prima volta il ritratto dell’Anticristo, che non viene dalla tribù di Giuda come vogliono i suoi annunciatori, né da un paese lontano. L’Anticristo può nascere dalla stessa pietà, dall’eccessivo amor di Dio o della verità, come l’eretico nasce dal santo e l’indemoniato dal veggente. Temi, Adso, i profeti e coloro disposti a morire per la verità, ché di solito fan morire moltissimi con loro, spesso prima di loro, talvolta al posto loro. Jorge ha compiuto un’opera diabolica perché amava in modo così lubrico la sua verità da osar tutto pur di distruggere la menzogna. Jorge temeva il secondo libro di Aristotele perché esso forse insegnava davvero a deformare il volto di ogni verità, affinché non diventassimo schiavi dei nostri fantasmi. Forse il compito di chi ama gli uomini è di far ridere della verità, fare ridere la verità, perché l’unica verità è imparare a liberarci dalla passione insana per la verità.
[Umberto Eco, Il nome della rosa, Milano, 1980, p. 494].

Infatti ampliando il punto di vista al religioso e considerando ad esempio le figure che in due religioni (cristianesimo e buddhismo) personificano l’altro, Satana-Diavolo cristiano e Mara buddhista, osservo che esse sono la personificazione della legge (figure-simbolo impersonali, quindi) che governa il mondo materiale, dell’impermanenza – per usare un termine buddhista. Mara e Satana sono nemici del bene nella misura in cui il bene è uscire dall’impermanenza (e quindi Mara-Satana è restarvi), anche se Satana (in ebraico l’avversario) è o era detto Lucifero, il portatore della luce.

Se vuoi uscire dalla materialità sei obbligato a scontrarti con forze contrastanti il tuo obiettivo (il simbolico guardiano della soglia) che scaturiscono dalla tua composizione materiale, psichica, vitale e animica. Tutto ciò in una parola è detto Mara. Infatti Mara, in ambito buddhista, e Satana, in ambito cristiano, sono personificazioni non del principio del male, ma della opposizione al lavoro su se stessi.

L’atmosfera cupa che circonda il diavolo cattolico, non deve trarre in inganno: come Mara, Satana non è tanto un alter ego di dio quanto la personificazione del mondo dell’impermanente. E’ – se si vuole - la personificazione dell’altro cammino o del non-cammino e – in quanto tale – raffigurazione di uno dei due aspetti del binario, e quindi in termini “profani” (appunto, profani) del male contrapposto al bene.

Bene e male sono invece due facce della stessa medaglia e il superamento del male risulta anche e contemporaneamente il superamento del bene.

Nell'ebraico-cristiana Genesi, dal terzo giorno della creazione Dio osserva che quanto fatto è buono e addirittura al compimento della creazione l'antico scrittore enfatizza: Dio vide tutto quello che aveva fatto, ed ecco, era molto buono (1 31) implicitamente riconoscendo anche l'"altro" aspetto, il non-buono, e sancendo che l'energia vitale si può esplicare soltanto nella diversità. Al di là del moralistico approccio al contrasto Caino e Abele, non possiamo dimenticare che noi apparteniamo alla stirpe di Caino, intesa non nel senso religioso di figli del male, ma nel vitalizzante significato di appartenenti alla stirpe dei trasformatori e dei costruttori di conto alla stirpe di Abele (da Habel o Hebel, etimologicamente , il respiro, il soffio vitale, il pensiero, ma anche la negazione, la deficienza, la vacuità).

Non è ancora il momento per il maestro massone di affrontare la religione, ma è l’occasione di capire, non solo intellettualmente, che il cammino deve portare al superamento di tutte le contraddizioni tipiche del mondo del manifestato e alla ricerca di una armonia sempre più profonda in primis con se stessi e quindi con la natura tutta, non solo la natura naturata ma anche la natura naturans.
[Il problema del rapporto tra libero muratore (non la massoneria) e religione (intendendo per tale una religione organizzata: cattolicesimo, luteranesimo, ebraismo, ecc.) viene nei primi gradi in un certo senso “accantonato” sotto il simbolo del Grande Architetto dell’Universo o equivalenti (Supremo Patriarca, Sommo Artefice, ecc.). E' mia opinione che uno dei punti più importanti per la stabilità dell'Istituzione sia il divieto di parlare di politica e religione. Divieto ricordato ad ogni tornata in primo grado e quindi posto alla base di qualunque lavoro muratorio. Politica e religione sono argomenti che dividono, specialmente se non affrontati con le debite prospettive. Mi riferisco non tanto alla politica, ma alla religione.
In una nazione – l’Inghilterra andersoniana del XVIII secolo - in cui lotte politiche si sono intrecciate e hanno avuto origine dalle differenti religioni (anglicani e papisti in primis) il divieto di parlare di politica e religione era la condizione indispensabile e necessaria semplicemente per lo stare assieme. Oggi è lo stesso, perché politica e religione, specie se impostate con i parametri della politica militante e della religione praticante, dividono.
Ecco dunque il simbolo del Grande Architetto, che non è, non può e non vuole essere una divinità teologicamente precisa (ammesso che sia possibile), ma un simbolo di qualcosa che va oltre l'uomo o della sua esigenza di andare oltre il quotidiano e il particolare.
Grande intuizione dei nostri padri fu proporre il simbolo di qualcosa oltre l'umano, denotato Grande Architetto o altro. E' un modo ben chiaro di indicare che la massoneria non è una religione, anche se il massone può avere una sua religione.]

Il camminatore però è ancora (non può essere altrimenti!) immerso nel mondo delle contraddizioni e delle antinomie. Volendole superare, non può abbracciare un aspetto contro l’altro: non può scegliere l’aspetto attivo invece del passivo, non può scegliere il maschile invece del femminile, non può scegliere il bianco invece del nero, e non può nemmeno scegliere il bene invece del male. Scegliere uno invece dell’altro significa limitare la propria evoluzione e deviare dal cammino; scegliere il bene invece del male significa modificare la sostanza del procedere e rettificare la metodologia di lavoro9. Bene e male, strettamente legati ai costumi e al momento storico, non possono risultare meta (il bene) del camminatore, che comunque nel procedere non può non tenerne conto, ma solo come parametri e strumenti del percorso, che invece volge verso il punto di equilibrio tra le due contraddizioni, in modo che una bilanci l’altra, e sceglierne una contro l’altra fa perdere di vista la ricerca del proprio equilibrio unica via per superare il binario.
[Bene e male sono concetti legati ai tempi storici, ai costumi e alle usanze. Secoli fa per esempio nei rapporti umani la donna era considerata inferiore all’uomo: addirittura padri della chiesa la ritenevano senza anima. Era quindi “male” considerarla uguale all’uomo quando non pochi santi e anacoreti, assolutizzando la propria ricerca di santità, la vedevano tentatrice e demoniaca: e “bene” era per loro considerarla così, visto che la si reputava discendente della prima donna, che condusse l’uomo a trasgredire agli ordini divini. Oggi tali considerazioni non solo sono fermamente rifiutate, ma ripugnano alla coscienza e “bene” è rifiutarle.]

In natura tutto è maschio o femmina. La devianza è errore perché impedisce la focalizzazione delle forze. In termini simbolici l'unione maschio-femmina è il due che dà origine al tre (numero paradigmatico composto che a sua volta può dare origine a un altro dualismo). La devianza verso uno dei due aspetti (maschio o femmina, attivo o passivo) impedisce l’unione e non fa raggiungere la sintesi superiore.
[Attenzione. Queste righe non significano condanna della omosessualità, come aspetto “deviato” dalla norma eterosessuale, fenomeno sul quale non mi sento in grado di avanzare nessun tipo di giudizio.
Per devianza sessuale io intendo il rifiuto dell’equilibrio, per cui considero deviato il fiero eterosessuale che imposta la sua vita quotidiana alla ricerca di incontri sessuali e non considero deviato l’omosessuale che sa attribuire al sesso la giusta importanza nei rapporti umani (sia pure con persone dello stesso sesso).
A coloro che obiettano essere l’omosessualità un rifiuto della distinzione tra l’attivo (maschile) e il passivo (femminile) obietto semplicemente – da ignorante – che forse anche tale distinzione proviene da chi ha implicitamente già espresso un giudizio sulla omosessualità. Domando e mi chiedo: Forse anche questo giudizio è da rivedere alla luce del cammino svolto?]

Noi siamo nel mondo del manifestato, del quaternario (per usare un termine tradizionale). Modalità del mondo è la manifestazione nelle due dimensioni (oppure nelle quattro: le tre spaziali e la quarta temporale) e quindi la contraddizione.

Tutto è contraddizione e di ogni aspetto possiamo individuare l’aspetto opposto. E’ immediato riconoscere a livello quotidiano le opposizioni più evidenti, dal maschile al femminile, dall’attivo al passivo, dal positivo al negativo, dall’apollineo al dionisiaco, dal razionale all’extra-razionale.

Meno immediate sono altre opposizioni e sono del parere che la metodologia muratoria di “lavorare per gradi” (quando nei gradi si lavori davvero!) sia non solo corretta, ma l’unica adeguata che permetta la maturazione del camminatore. Aumentando appunto i gradi, cioè lavorando su se stessi a diversi livelli, vengono individuate altre opposizioni da superare. Ne ho già indicato una nella contrapposizione bene e male, ma ve ne sono altre, se vogliamo ben più drammatiche, che si dovranno affrontare nel prosieguo del cammino. Tra queste cito solo la contrapposizione dio e diavolo, Cristo e Anticristo. Se la metodologia muratoria è corretta, il camminatore dovrà superare anche queste (attenzione: superare, non scegliere!), obiettivo indicato dalla posizione di squadra e compasso sovrapposte al Libro della Legge, che pertanto non appare né come verità rivelata né come indicatore devozionale.

Controiniziazione (o Anticristo per analoghe considerazioni in ambito religioso cristiano) per me significa utilizzare gli strumenti in modo improprio e incamminarsi sulla via sostitutiva, pericolo sempre presente in lavori che si svolgono con il sole allo zenith perché la direzione punto dei lavori / zenith e punto dei lavori / nadir è la stessa ancorché il verso sia opposto.

Attenzione. Non mi riferisco all’operaio che per propria imperfezione non è in grado di utilizzare al meglio gli strumenti, sbaglia e deve continuamente rivedere il proprio lavoro (noi siamo questo operaio!); mi riferisco invece a chi non ritiene di doversi impegnarsi in prima persona lungo il sentiero della ricerca e spinge, insegna, che il lavoro è cosa diversa (noi non dobbiamo essere questo falso maestro). Quando si parla di decadenza (per non dire altro) degli ordini iniziatici, si intende proprio che la controiniziazione ha avuto parte importante in organismi che avrebbero dovuto invece lavorare per altri fini.

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