Da una parte il silenzio è assenza di suono o rumore, mentre il suono è assenza di silenzio.
Ma è una distinzione troppo grossolana.
Un'analisi più approfondita deve usare una modalità diversa da quella suggerita dal binario nel quale siamo immersi. Distinguiamo1 così vari gradi di silenzio e vari gradi di suoni (si tenga però presente che i termini analisi e distinguere non sono corretti in quanto presuppongono una indagine solo razionale di qualcosa che esula il campo della razionalità: qui li uso solo per convenzione e per farmi comprendere).
Come infatti ci sono suoni acuti e gravi, e suoni che non hanno nulla dell'armonia ma sono semplicemente rumore, così c'è il silenzio come assenza di qualunque tipo di suono o vibrazione (ma non è di questo mondo) oppure considerato come suono di fondo. Si pensi al rumore della natura: il fruscio del vento, lo sgocciolamento della pioggia, il battito delle ali di un uccello. Non li percepiamo come rumori, ma nemmeno li percepiamo come suoni: semplicemente, per noi sono equiparabili al silenzio oppure - il che forse è lo stesso – alla voce della natura (metto il termine voce in corsivo perché anche il silenzio ha una voce e parla: silenzio e parola sono aspetti diversi di una stessa realtà).
Ecco, in un certo senso il silenzio è una forma di suono, probabilmente poco intenso (in termini scientifici, di pochi decibel) che però percepiamo come armonia di fondo, forse quello che gli antichi chiamavano il respiro della madre terra.
Non deve stupire l'accettazione del "rumore di fondo" e la sua percezione come silenzio, perché credo sia scolpito nella nostra memoria del periodo fetale, nel quale risuonava rassicurante il rimbombo del cuore materno, archetipo della nostra percezione di periodicità.
Il silenzio – al di là dell’aspetto fisico – è certo una modalità che permette la nostra introspezione, e per questo può avere collegamenti con simboli e modalità non prettamente muratori (penso alla maschera e mantello dei martinisti, oppure al mutismo dei frati trappisti), ma sicuramente significativi.
Il silenzio, come particolare forma di suono, può allora essere collegato non solo al suono ma anche alla luce: Ed Elohim disse: "Sia la luce" e la luce fu stabilisce l’incipit del Libro sacro alla base della nostra società. Dal suono che possiamo immaginare scaturente dal silenzio (questo sì silenzio senza nessuna vibrazione) scaturì un “suono” qualitativamente diverso, la luce. Ecco allora l'insegnamento: silenzio, suono e luce non sono che aspetti diversi di una stessa realtà: quella che la religione chiama dio, la tradizione cosa-una, e il camminatore non chiama ma ricerca.
Tra luce e suono risultano differenze quantitative (diverse lunghezze d'onda), non qualitative. Se vogliamo è una ulteriore indicazione che nell'universo esiste una stessa sostanza o cosa o altro che dir si voglia e che le differenze sono non sulla qualità della sostanza, ma sulle diverse quantità della stessa sostanza. Si capisce allora ciò che sostenne un maestro passato: Materia e Spirito non sono che aspetti diversi di un'unica sostanza, stabilendo una sostanziale unità di base per ciò che i nostri sensi percepiscono come essenze separate.
La quarta operazione (rapporto) [1:3 = 1,333…] ci dice che il giudizio (rapporto di due concetti) che deriva dal raffronto della Materia allo Spirito ci porta dapprima ad un monisrno (unità) e successivamente ed indefinitamente ad una successione decrescente di valori del terziario.[Marco Egidio Allegri, Introduzione al segreto massonico, Venezia, pp. 60-61].
Tradotta in termini filosofici questa successione, essa si può sintetizzare così: La materia non è che lo Spirito che cade sotto i nostri sensi. O per dir meglio, mediante la preposizione conversa: quello che noi chiamiamo spirito non è se non materia che non cade per ora sotto i nostri sensi. In ordine assoluto non esiste né Spirito né Materia. - Non il soffio (ruach) o la manifestazione (nefesch), ma solo il principio trascendente (neshamah). L’universo è spirito divino materializzato ed è dato all’uomo perché con esso abbia contatto (Abelson).
Ma attenzione, la scienza moderna ci offre un ulteriore spunto di meditazione. Se non è più vero che onde e particelle sono fenomeni diversi, ma risultano aspetti diversi di una stessa realtà, è pur vero che la realtà unica si manifesta o come onda o come particella. Il camminatore vuole, superando il binario, giungere alla visione contemporanea della onda-particella, terzo elemento unificante i due antinomici. Sappiamo che un dado ha sei facce. L’uomo ne vede al massimo tre alla volta. Dobbiamo porci l’obiettivo di vederne almeno quattro contemporaneamente, poi cinque, e così via. In termini muratori significherebbe usare contemporaneamente squadra e compasso e considerarli un nuovo strumento unico nel quale i due non si distinguono più.
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