Il primo impatto con la muratoria pone quindi l’accento sulla libertà e sul possesso di un minimo di qualificazioni (i buoni costumi) che non si riferiscono tanto o non solo al comportamento quotidiano del bussante quanto alle effettive capacità che gli permettano un lavoro muratorio efficace. Ricordo un fratello che mi confidò con una punta di amarezza che sarebbe stato contrario all’ingresso in massoneria del figlio, ottima persona e al quale era attaccatissimo, perché non gli riconosceva le qualifiche indispensabili per il lavoro muratorio.
Dunque l’integerrimo cittadino ed esemplare padre di famiglia potrebbe non possedere i "buoni costumi", mentre altri, meno irreprensibili, potrebbero dimostrare maggiore attitudine al lavoro.
Per quanto riguarda l’essere libero è opportuno puntualizzare, perché qui il simbolo (la libertà) si presta a diverse chiavi di lettura.
Innanzi tutto il massone è libero muratore, con riferimento immediato nel nome alla libertà. Poco importa che il libero sia traduzione “libera” del freemason (non free mason) con riferimento probabile alla freestone, la pietra arenaria o calcare di taglio liscio, particolarmente adatta ad essere modellata [Michele Moramarco, Nuova Enciclopedia Massonica, Reggio Emilia, 1989 vol. 1, p. 6]; la suggestione, anche se filologicamente non corretta, mette in relazione ogni massone con la libertà.
Ritualmente la libertà è condizione essenziale per l’ammissione: ecco quindi la garanzia che i fratelli presentatore, tegolatori, esperto offrono alla loggia tutta sul bussante: è un uomo libero e di buoni costumi.
Si potrebbe comunque osservare che il bussante all’inizio del suo cammino di ricerca non può ancora essere uomo libero, ma più modestamente uomo che vuole liberarsi, come Virgilio presenta Dante a Catone:
libertà va cercando, ch’è ‘sì cara,[Dante, Purgatorio, canto I, vv. 71-72]
come sa chi per lei vita rifiuta.
Le chiose al libero sono innumerevoli, molte pertinenti e altre fantasiose, diverse filosoficheggianti e altre mistiche e altre altro ancora.
Invece parlare in campo muratorio di uomo libero significa parlare di libertà senza aggettivi e senza qualificazioni. Quindi non libertà politica, libertà religiosa, libertà di associazione, libertà dal bisogno, ma semplicemente libertà, non perché solo questa sia importante e le altre trascurabili, ma perché quelle presuppongono questa e da questa quelle conseguono.
Se il bussante fosse davvero uomo libero non avrebbe bisogno di bussare: il bussante bussa alla porta del tempio appunto perché sa di non essere libero e vuole liberarsi.
ANNOTAZIONE
L’aspirante che desidera essere affiliato alla massoneria viene sottoposto ad un’indagine preventiva da tre maestri.
Diciamo che i tre maestri indagatori devono conoscerlo e riconoscergli le qualifiche per essere massone (appunto i buoni costumi). Lasciamo perdere le indagini superficiali o puramente teoriche, per cui un massone riempie i moduli (la cosiddetta tavola informativa) su dettatura del presentatore del profano senza conoscenze personali o incontri col bussante (comportamento deplorevole in quanto vanifica il senso, anche simbolico, della nuova immissione: il presentatore per così dire garantisce al bussante la qualità del lavoro muratorio mentre i maestri tegolatori ne garantiscono la validità e i buoni costumi ai fratelli e quindi alla comunione tutta); si dovrebbero porre invece alcune domande.
Più avanti dirò della necessità per il bussante di credere in un ente supremo; qui aggiungo alcune domande sul suo comportamento nella vita quotidiana.
Durante il rito il recipiendario viene ammonito.
La Virtù, che secondo l'etimologia significa Forza, è la capacità di adempiere, in ogni occasione, ai doveri del proprio stato, nei confronti della Società e della Famiglia. Essa si esercita con disinteresse e non si arresta né davanti ai sacrifici né davanti alla morte.
Al contrario, il vizio è concessione fatta all'interesse ed alla passione, a spese del Dovere. Il vizio, quindi, è il pericolo contro il quale bisogna armarsi con tutte le forze della Ragione e con tutta l'energia del carattere.
È per mettere un freno alle nostre passioni, per elevarci al di sopra dei vili interessi, per imparare a calmare l'ardore dei nostri desideri antisociali e antimorali che ci riuniamo nei nostri Templi.
Noi lavoriamo senza tregua al nostro miglioramento perché è solo regolando le nostre inclinazioni e i nostri costumi che perverremo a dare a noi stessi quel giusto equilibrio che costituisce la Saggezza, cioè la scienza della vita.
Ma tale Lavoro è penoso e impone molti sacrifici ai quali dovrete sottomettervi, se sarete ammesso fra noi. Occorre che, consapevole dei vostri difetti, siate disposto a lavorare senza tregua al vostro perfezionamento, se persisterete nel desiderio di essere accolto fra noi.
Profani che non adempiono ai loro doveri verso lo stato e la società possono essere accolti? Un evasore fiscale può essere accolto?
Profani che non adempiono ai loro doveri verso la famiglia possono essere accolti? Un adultero può essere accolto?
E’ ben vero che il bussante più che essere libero, vuole liberarsi, per cui le risposte alle domande possono essere doverosamente positive, Ma in tal modo la risposta non diventa definitiva, viene semplicemente spostata in avanti nel tempo. Il bussante adultero viene accolto perché vuole liberarsi. Il lavoro senza tregua al perfezionamento non implica anche l’abbandono dell’adulterio oppure la chiarezza comportamentale, per esempio abbandonando la vecchia famiglia per costruirne un'altra? Se il nuovo fratello invece persiste nel suo stato di marito adultero che si fa? All’atto pratico, nulla; ma non è anche questo nulla un venir meno, per gli altri fratelli, ai propri doveri di massoni?
E il fratello che continua a non pagar le tasse, venendo meno ai propri obblighi verso la società?
E il fratello “disinvolto” nel campo del lavoro?…
MIGLIORAMENTO?
Il rituale dei lavori - lo abbiamo appena visto - insiste sull'automiglioramento del massone. Noi lavoriamo senza tregua al nostro miglioramento perché è solo regolando le nostre inclinazioni e i nostri costumi che perverremo a dare a noi stessi quel giusto equilibrio che costituisce la Saggezza, cioè la scienza della vita.
Il termine va puntualizzato.
E' idea comune che esista una visione della storia che ne spieghi gli avvenimenti. Al di là delle singole posizioni ideologiche o politiche è diffusa l'idea che esista di per se stesso un preesistente progetto nel quale gli avvenimenti storici si inseriscono o come tentativo di avanzamento sul cammino o come tentativo di reazione al corso degli eventi.
Così il cristiano può intendere la storia come avvicinamento al momento in cui si realizzerà in questo mondo l'avvento della Gerusalemme celeste (Egli mi trasportò in spirito su una grande e alta montagna, e mi mostrò la santa città, Gerusalemme, che scendeva dal cielo da presso Dio, con la gloria di Dio. Il suo splendore era simile a quello di una pietra preziosissima, come una pietra di diaspro cristallino. Apocalisse 21 10-11). Il marxista intende la storia come una serie di avvenimenti che porteranno alla finale dittatura del proletariato. Altri porranno l'accento su una sopravveniente libertà finale o su una situazione "paradisiaca" nella quale sono definitivamente eliminate le cause di sofferenza spirituale e/o materiale e/o sociale.
Il camminatore nutre seri dubbi sulle concezioni di coloro che abitano un mondo dietro il mondo, richiamando una felice espressione nietzschiana (Un tempo anche Zarathustra gettò la sua illusione al di là dell'uomo, come tutti coloro che abitano un mondo dietro il mondo. E allora il mondo mi sembrò l'opera di un dio sofferente e torturato. E più avanti: Più onesto e puro parla il corpo sano, nella sua perfezione tetragona: ed esso parla il senso della terra. Nietzsche, Così parlò Zarathustra – Un libro per tutti e per nessuno, Milano, 2003, pp. 29, 32).
Credo che alla base delle loro differenze ci sia una diversa percezione del tempo: il tempo dell'abitante del mondo dietro il mondo è lineare, il tempo del camminatore è diverso.
Scrive Banana Yoshimoto:
La belva che immobile punta la preda da dietro un albero non è paziente per il piacere che riceverà dalla caccia, non mette da parte i suoi risparmi per garanzie future.[Banana Yoshimoto, L'ultima amante di Hachiko, Milano, Feltrinelli, 1999, p. 24].
Agisce così solo perché ha voglia di comportarsi così.
Pertanto è meglio evitare di mangiare quando non si ha fame o di dormire quando non si ha sonno. In questo mondo folle dove il tempo è una cosa assurda, in cui non è assolutamente detto che si venga premiati in misura proporzionale agli sforzi compiuti, è bene usare la testa e vivere pensando solo a ciò che si vuole conquistare. Vivere senza perdere di vista quella luce, mantenendo l’equilibrio, adeguandosi alle circostanze. Se si fa così, non c’è bisogno di mentire. E possiamo anche fare a meno di immolare il povero capro, necessario a pagare lo scotto delle falsità dette per vivere. In cambio, però, proprio come animali, dobbiamo individuare da soli cosa c’è al di là di molte cose, eh sì, di cose incredibilmente drammatiche e fastidiose... Dobbiamo scoprirlo per conto nostro.
La scrittrice osserva acutamente come una causa del malessere della vita possa proprio risiedere nella concezione cristianamente diffusa di premio (e quindi punizione) sottintesa alla linearità del tempo.
Tempo lineare è concepito pure dagli altri due monoteismi occidentali, pur non essendo presente il gioco esasperato del premio-punizione del post mortem.
In ogni caso questo tempo lineare, che ti guida come il flusso di un fiume verso la terminale ultima meta, per molti inquietante e angosciosa, condiziona l'uomo occidentale come lo condiziona la formazione cristiana della società stessa.
Anche in chi è non solo formalmente lontano da concezioni religiose compaiono più o meno inaspettatamente concetti, elaborazioni, rappresentazioni e immagini tipiche del pensiero religioso.
Così il senso stesso del "miglioramento" appare legato al discorso che emerge dalla religiosa idea del premio per i buoni e della punizione per i cattivi.
E' credenza tipicamente occidentale (cristiana) che il camminatore abbandona, come tipicamente occidentale risulta l'interpretazione (cristiana?) data alla legge del Dharma come legge di causa ed effetto.
E' invece interessante quanto osserva Alan Watts (Alan W. Watts, La via della liberazione. Saggi e discorsi sull'autotrasformazione, Roma, 1992.pp. 35-37):
La vera disciplina dello zen inizia solo nel momento in cui l'individuo ha del tutto cessato di tentare di migliorarsi [perché] la persona che cerca di migliorarsi, di diventare qualcosa di più di ciò che è, è incapace di azione creativa (…). Non si può progredire nella vita del Bodhisattva fintanto che c'è la minima ansia o il minimo sforzo di diventare più di ciò che si è. (…) Infatti, se [uno] si sforza di rendersi migliore, cade nel circolo vizioso dell'egocentrismo. Forse per la mente occidentale è difficile comprendere che l'uomo si sviluppa in base alla crescita piuttosto che per automiglioramento (…). Non è una questione di miglioramento, poiché un albero non è un seme migliorato, ed è perfino perfettamente in armonia con la natura e col Tao che molti semi non diventino mai alberi.
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