Spesso il mito è considerato
come storia più o meno edificante, storia non più sacra di una
religione superata da altre. In realtà il mito è racconto che
continua a trasmettere certi valori: Antigone che disobbedisce agli
ordini del re e seppellisce i cadaveri dei suoi fratelli che erano
andati contro lo stato ribadisce il primato della legge divina e
della coscienza contro le leggi dello stato. Il dilemma, presente fin
dagli albori dell’umanità, è attuale in qualunque stato e in
qualunque religione.
Il
patriarca Noè parla ad ebrei e non ebrei perché rappresenta l’uomo
che stabilisce un patto con il Signore, patto tanto solido da essere
scritto in cielo con l’arcobaleno. Noè è il contraente prima che
l’uomo si suddivida in popoli, religioni e costumi differenti: è
lo zigote dell’umanità prima della suddivisione.
Il mito
trasmette contenuti descritti con la veste di una certa tradizione.
Quando si
fa rivivere al nuovo Maestro la leggenda di Hiram, da una parte
trasmettiamo una poesia sull’uomo fedele ai propri principi;
dall’altra continuiamo il grande sogno del massone che deve vedere
in Hiram il punto di unione dell’intero popolo muratorio.
I massoni
costruiscono il tempio non un tempio.
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